120369.fb2 2010: Odissea due - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 21

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16. LINEA PRIVATA

«… Pronto, Dimitri. Qui è Woody, sto per passare sul Tasto Due tra quindici secondi… Pronto, Dimitri… moltiplica i Tasti 3 e 4, estrai la radice cubica, aggiungi pi al quadrato e serviti dell’integrale più approssimato come Tasto Cinque. A meno che i vostri computer siano un milione di volte più veloci dei nostri — e ho la certezza assoluta che non lo sono — nessuno riuscirà a decifrare questo codice, dalla tua parte o dalla mia. Potrà darsi però che tu debba dare qualche spiegazione; in ogni modo sei abile in queste cose.»

«A proposito, le mie fonti, di norma eccellenti, mi hanno informato dell’insuccesso dell’ultimo tentativo per persuadere il vecchio Andrei a rassegnare le dimissioni; ne desumo che la vostra delegazione non ha avuto più fortuna delle altre e che continuate a trovarvi sulla sella lui come Presidente. Mi sto facendo venire le convulsioni a furia di ridere; gli sta bene all’Accademia. So che ha più di novant’anni… e che sta diventando, be’, un po’’ cocciuto. Ma da me non otterrai alcun aiuto, anche se sono il massimo esperto del mondo — anzi del sistema solare — per quanto concerne l’eliminazione indolore degli scienziati anziani.

«Lo crederesti che continuo ad essere lievemente brillo? Abbiamo ritenuto di meritare un piccolo festeggiamento dopo essere riusciti con successo nell’appon… nell’appan… maledizione, nell’appuntamento con la Discovery. A proposito, abbiamo due nuovi membri dell’equipaggio cui dare il benvenuto a bordo. Chandra non crede nell’alcool — rende troppo umani — ma Walter Curnow può senz’altro fare anche la sua parte. Soltanto Tanya è rimasta assolutamente padrona di sé, proprio come ci si poteva aspettare.

«I miei colleghi americani mi sto esprimendo come un uomo politico, che Dio mi aiuti sono emersi dall’ibernazione senza alcuna difficoltà, ed entrambi non vedono l’ora di mettersi al lavoro. Dovremo tutti agire rapidamente; il tempo scorre veloce, non solo, ma la Discovery sembra trovarsi in un pessimo stato. Abbiamo stentato a credere ai nostri occhi quando abbiamo veduto il suo immacolato scafo bianco di un color giallo malaticcio.

«La causa di questo è Io, naturalmente. L’astronave è discesa a spirale fino a tremila chilometri di distanza dalla Luna e, ogni pochi giorni, uno dei vulcani scaraventa nello spazio alcuni megatoni di zolfo. Anche se tu hai veduto le riprese cinematografiche, non puoi realmente immaginare che cosa significhi restare sospesi sopra quell’inferno; sarò ben contento quando potremo allontanarci, anche se ci dirigeremo verso qualcosa di assai più misterioso… e forse di gran lunga più pericoloso.

«Ho sorvolato il Kilauea durante l’eruzione del 2006; si trattava di uno spettacolo formidabilmente spaventoso, ma era niente — niente — in confronto a questo. In questo momento ci troviamo sul lato immerso nella notte di Io, e ciò peggiora la situazione. Si vede appena quanto basta per immaginare molto di più. Trattasi di una scena vicina all’inferno quanto possa mai desiderare di accostarmi…

«Alcuni dei laghi di zolfo sono caldi abbastanza per essere luminosi, ma la maggior parte della luce proviene dalle scariche elettriche. Ogni pochi minuti l’intero paesaggio sembra esplodere, come se su di esso avesse avvampato un flash gigantesco. E questa, probabilmente, non è un’analogia sbagliata; vi sono milioni di ampères che scorrono nel fascio del flusso magnetico dal quale rimangono collegati Io e Giove, e ogni tanto si determina una scarica. Ne conseguono i più formidabili fulmini del sistema solare, e tutti i nostri interruttori di sicurezza scattano per simpatia.

«Vi è stata appena adesso un’eruzione proprio sul terminatore, e posso vedere una nube immensa espandersi verso di noi, salendo nella luce del sole. Dubito che possa arrivare all’altezza alla quale ci troviamo e, anche se la raggiungesse, diverrebbe innocua prima di estendersi sin qui. Comunque ha un aspetto minaccioso — un mostro spaziale che tenta di divorarci.

«Subito dopo il nostro arrivo, mi sono reso conto che Io mi ricordava qualcosa; ma ho impiegato un paio di giorni per capire di che si trattava, e poi ho dovuto controllare presso gli Archivi della Missione perché la biblioteca dell’astronave non mi era stata utile — vergogna. Rammenti che ti feci conoscere II Signore degli Anelli quando eravamo due ragazzetti, a quella conferenza a Oxford? Bene, Io è Mordor; vatti a rivedere la Parte Terza. Ve un brano che descrive «fiumi di roccia fusa serpeggianti sinuosi… finché non si raffreddano e giacciono simili a contorte forme di draghi vomitate dalla terra tormentata». È una descrizione perfetta; come poteva saperlo Tolkien, un quarto di secolo prima che chiunque avesse mai veduto una fotografia di Io? E poi dicono che la natura imita l’arte!

«Per lo meno non dovremo atterrare laggiù. Credo che anche i nostri defunti colleghi cinesi non ci avrebbero provato. Ma forse un giorno potrà essere possibile; vi sono zone che sembrano abbastanza stabili e non vengono continuamente inondate da alluvioni di zolfo.

«Chi mai avrebbe potuto credere che saremmo arrivati fino a Giove, il più grande dei pianeti — per poi ignorarlo? Eppure è proprio quello che stiamo facendo, quasi continuamente; e, quando non stiamo contemplando Io o la Discovery, pensiamo a… al monolito.

«Dista ancora diecimila chilometri, si trova laggiù, nel punto di librazione, ma quando lo osservo con il telescopio principale sembra tanto vicino da poter essere toccato. Essendo esso così completamente uniforme, non è possibile valutarne le dimensioni, lo sguardo non può rendersi conto in alcun modo che, in realtà, è lungo un paio di chilometri. Se è massiccio, deve pesare miliardi di tonnellate.

«Ma è solido e massiccio? Non rimanda quasi alcuna eco radar, anche quando si trova direttamente sotto di noi. Possiamo vederlo soltanto come una nera sagoma contro le nubi di Giove, trecentomila chilometri più in basso. A parte le dimensioni, sembra esattamente identico al monolito che estraemmo dal cratere lunare.

«Bene, domani saliremo a bordo della Discovery, e non so quando avrò il tempo o il modo di parlarti di nuovo. Ma c’è ancora una cosa, vecchio mio, prima che smetta.

«Si tratta di Caroline. Non ha mai realmente capito perché mi sia ritenuto in dovere di abbandonare la Terra e, in un certo senso, credo che non riuscirà mai a perdonarmi del tutto. Certe donne credono che l’amore sia tutto. E forse hanno ragione… Ma in ogni modo è senza dubbio troppo tardi per discuterne adesso.

«Cerca di confortarla quando ne avrai la possibilità. Dice che vuoi tornare nel continente. E temo che in tal caso…

«Se i tuoi tentativi non avranno esito con lei, cerca di rallegrare Chris. Mi manca più di quanto voglia dire.

«Egli crederà allo zio Dimitri… se gli dirai che suo padre continua a volergli bene e tornerà a casa al più presto possibile.»