120369.fb2 2010: Odissea due - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 66

2010: Odissea due - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 66

EPILOGO

… E poiché, in tutta la galassia, non erano riusciti a trovare nulla di più prezioso della Mente, ne avevano incoraggiato il sorgere ovunque. Erano divenuti coltivatori nei campi delle stelle; avevano seminato e talora mietuto. E a volte, spassionatamente, dovevano estirpare.

Soltanto durante le ultimissime generazioni si sono, gli Europani, avventurati nel Lato Remoto, al di là della luce e del tepore del loro sole che non tramonta mai, nelle selvagge solitudini ove ancora si trovano i ghiacci che un tempo rivestivano tutto il mondo. Ma ancor meno numerosi sono stati coloro trattenutisi laggiù ad affrontare la breve e paurosa notte che scende quando il vivido, ma debole, Sole Freddo, scompare al di là dell’orizzonte.

Eppure già quei pochi e audaci esploratori hanno scoperto come l’universo intorno ad essi sia ancor più strano di quanto avessero mai immaginato. Gli occhi sensibili sviluppatisi nei bui oceani continuano a servirli bene; gli esploratori possono vedere le stelle e gli altri corpi celesti in movimento nel cielo. Hanno cominciato a gettare le basi dell’astronomia, e alcuni audaci pensatori hanno persino supposto che il grande mondo di Europa non costituisca tutto il creato.

Molto presto dopo essere emersi dall’oceano, durante l’evoluzione esplosivamente rapida imposta loro dallo scioglimento dei ghiacci, si erano resi conto che gli oggetti esistenti nel cielo potevano essere ripartiti in tre distinte classi. Il più importante d’ogni altro, naturalmente, era il Sole. Stando ad alcune leggende — sebbene pochi le prendessero sul serio — l’astro non si era sempre trovato lì, ma era apparso all’improvviso, preannunciando un’epoca breve e cataclismica di trasformazioni, durante la quale gran parte della brulicante vita su Europa aveva finito con l’essere distrutta. Se ciò rispondeva alla verità, si era trattato di un modesto scotto da pagare in cambio dei vantaggi che si riversavano dalla minuscola e inesauribile fonte di energia che rimaneva sospesa immobile nel cielo.

Forse il Sole Freddo era il suo lontano fratello, scacciato per qualche delitto, e condannato a marciare in eterno intorno alla volta del cielo. Non rivestiva alcuna importanza, tranne che per quegli strambi Europani.

Eppure bisognava ammettere che quei pazzoidi avevano fatto alcune scoperte interessanti durante le loro esplorazioni nelle tenebre del Lato Remoto. Asserivano — sebbene riuscisse difficile crederlo — che l’intero cielo era costellato da innumerevoli miriadi di piccole luci, ancor più minuscole e più deboli del Sole Freddo. Variavano di molto in fatto di luminosità; e, sebbene sorgessero e tramontassero, non si spostavano mai dalla loro immutabile posizione.

Contro questo sfondo si trovavano tre oggetti che si muovevano, ubbidendo, a quanto pareva, a leggi complicate che nessuno era ancora riuscito a capire. E, diversamente da tutti gli altri oggetti nel cielo, erano molto grandi — sebbene sia la loro forma, sia le loro dimensioni, variassero continuamente. Talora erano dischi, talora semicerchi, talora esili falci. Si trovavano ovviamente più vicini di tutti gli altri corpi dell’universo, poiché le loro superfici rivelavano una immensa abbondanza di particolari complessi e sempre mutevoli.

La teoria secondo cui si trattava in realtà di altri mondi era stata infine accettata, sebbene nessuno, tranne pochi fanatici, credesse che potessero essere grandi, o importanti, quanto Europa. Uno di quei corpi celesti si trovava verso il Sole ed era in uno stato incessante di tumulto. Sul suo lato immerso nella notte si poteva intravvedere il bagliore di grandi incendi — un fenomeno ancora incomprensibile per gli Europani, poiché la loro atmosfera, per il momento, non conteneva ossigeno. E, a volte, enormi esplosioni scaraventavano in alto, dalla superficie, nuvole di frammenti; se il globo vicino al Sole era davvero un mondo, doveva trattarsi di un luogo molto sgradevole in cui vivere. Forse ancor peggiore del lato notturno di Europa.

* * *

Le due sfere esterne, e più lontane, sembrano essere luoghi di gran lunga meno violenti; eppure, sotto certi aspetti, sono ancor più misteriosi. Quando l’oscurità discende sulle loro superfici, anche su di esse si scorgono chiazze luminose, ma queste ultime sono molto diverse dai fuochi rapidamente mutevoli del mondo più interno. Ardono con una luminosità quasi costante e sono concentrate in poche e piccole regioni — sebbene, nel corso delle generazioni, queste zone si siano ampliate e moltiplicate.

Ma più strane di ogni altra cosa sono le luci, intense come minuscoli soli, che spesso possono essere osservate in movimento nelle tenebre tra quegli altri mondi. Un tempo, ricordando la bioluminescenza dei loro mari, alcuni abitatori di Europa avevano supposto che potesse trattarsi di creature viventi; ma la loro intensità fa sì che la supposizione sia quasi incredibile. Ciò nonostante, un numero sempre più grande di pensatori crede che queste luci — le chiazze fisse e i soli in movimento — debbano essere una strana manifestazione di vita.

A ciò si può contrapporre, tuttavia, un ragionamento formidabile. Se trattasi di esseri viventi, perché non vengono mai su Europa?

Ciò nonostante, esistono leggende. Si narra che migliaia di generazioni fa, subito dopo la conquista della terraferma, alcune di quelle luci si avvicinarono moltissimo — ma invariabilmente esplosero con vampate nel cielo di gran lunga più luminoso del Sole. E strani, duri metalli piovvero sul terreno; alcuni di essi vengono adorati ancor oggi.

Nessuno è sacro, tuttavia, quanto l’enorme monolito nero ritto sulla frontiera del giorno eterno, con un lato voltato per sempre verso l’immobile Sole e l’altro di fronte alla Terra della notte. Dieci volte più alto del più alto figlio di Europa — anche con i tentacoli estesi al massimo — esso è il simbolo stesso del mistero e dell’inconseguibile. Infatti non è mai stato toccato; può soltanto essere adorato da lontano. Intorno al monolito trovasi il Circolo del Potere, che respinge chiunque tenti di avvicinarsi.

Trattasi di quello stesso potere — ritengono molti — che tiene a bada le luci in movimento nel cielo. Se mai dovesse venir meno, esse caleranno sui continenti vergini e sui sempre più ridotti mari di Europa e il loro scopo sarà infine rivelato.

Gli esseri di Europa si stupirebbero se sapessero con quale intensità e con quale deluso stupore il monolito nero viene inoltre studiato dalle menti celate dietro le luci in movimento. Per secoli, ormai, le loro sonde automatiche hanno tentato una cauta discesa dall’orbita — sempre con lo stesso disastroso risultato. Poiché, fino a quando il momento non sarà maturo, il monolito non consentirà alcun contatto.

Quando il momento verrà, quando, forse, gli Europani avranno inventato la radio e scoperto i messaggi che li bombardano continuamente così da vicino, il monolito potrà modificare la sua strategia. Potrà — o forse no — decidere di liberare le entità immerse nel sonno al suo interno, affinché gettino un ponte sull’abisso tra gli Europani e la razza alla quale un tempo furono devote.

Ma può darsi che nessun ponte del genere sia possibile e che due forme di consapevolezza così aliene non possano mai coesistere. Se così sarà, allora una soltanto di esse potrà ereditare il sistema solare. A quale toccherà delle due, nemmeno gli dèi lo sanno… ancora.