120384.fb2 2061 Odissea tre - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 24

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20. RICHIAMO

«Hai visto Victor?» gli gridò allegramente Mihailovic, mentre Floyd correva dal capitano. «È un uomo distrutto.»

«Se la farà ricrescere durante il viaggio di ritorno» rispose un po’’ bruscamente Floyd, che in quel momento non aveva tempo per simili sciocchezze. «Sto cercando di sapere che cos’è successo.»

Il capitano Smith era ancora seduto inebetito nella sua cabina quando arrivò Floyd. Se si fosse trattato di un’emergenza relativa alla sua astronave, egli sarebbe stato un vero vulcano d’energia, gridando ordini a destra e a sinistra. Ma non c’era nulla che potesse fare in una simile situazione, se non attendere un nuovo messaggio dalla Terra.

Il capitano Laplace era un suo vecchio amico: come aveva potuto ficcarsi in un tale pasticcio? Nulla, né errore di manovra, né guasto meccanico, poteva spiegare la situazione in cui era andato a mettersi. Né Smith riusciva a immaginare in che modo la Universe avrebbe potuto aiutarlo a togliersi dai guai. Il Centro Operativo, impotente, non sapeva che fare. Era una di quelle emergenze, fin troppo comuni nello spazio, in cui tutto quello che si poteva fare era mandar condoglianze e ascoltare le ultime volontà. Parlando con Floyd evitò, però, accuratamente di dar voce ai dubbi e alle riserve che aveva.

«C’è stato un incidente» disse. «Abbiamo ordine di ritornare immediatamente sulla Terra, per un’eventuale missione di salvataggio.»

«Che tipo di incidente?»

«Si tratta della nostra astronave gemella, la Galaxy. Stava effettuando una ricognizione dei satelliti di Giove. È precipitata.» La faccia del dottor Floyd espresse una stupefatta incredulità. «Sì, so che è impossibile. Ma c’è di peggio. È precipitata… su Europa.»

«Europa?»

«Temo di sì. L’astronave è danneggiata, ma pare non vi siano state perdite di vite umane. Stiamo ancora aspettando di sapere i particolari.»

«Quando è successo?»

«Dodici ore fa. L’astronave non ha potuto comunicare subito con Ganimede.»

«Ma che cosa possiamo fare, noi? Siamo all’altra estremità del sistema solare. Per ritornare, metterci in orbita attorno alla Luna, rifornirci di propellente e dirigerci in tutta fretta verso Giove ci vorranno… oh, almeno un paio di mesi!» (E ai tempi della Leonov, aggiunse Floyd dentro di sé, ci sarebbero voluti un paio d’anni…)

«Lo so. Ma non esiste nessun’altra astronave in grado di fare qualcosa.»

«E le navette intersatellite di Ganimede?»

«Quelle sono progettate solo per operazioni orbitali.»

«Però sono scese su Callisto.»

«In missioni molto meno impegnative sul piano energetico. Forse potrebbero farcela a scendere su Europa, ma avrebbero poi una capacità di carico minima. Ci hanno pensato, naturalmente.»

Floyd sentì a malapena la risposta del capitano; ancora non era riuscito ad accettare quella straordinaria notizia. Per la prima volta in mezzo secolo — e solo per la seconda in tutta la storia dell’umanità! — un’astronave era scesa sulla luna proibita. E da questa considerazione nasceva un’idea preoccupante.

«Lei crede» disse «che ciò che vi è su Europa sia… sia un essere ragionevole?»

«Me lo sono già chiesto» rispose tetramente il capitano. «Va detto che sono anni che ficchiamo il naso in quei paraggi senza che sia successo niente.»

«E, soprattutto… che cosa potrebbe capitare a noi se tentassimo un salvataggio?»

«Mi sono già chiesto anche questo, e per prima cosa. Ma non possiamo far altro che congetture… bisognerà aspettare di avere altri dati di fatto. Nel frattempo, e per questo l’ho fatta chiamare, ho appena ricevuto i nominativi dell’equipaggio della Galaxy, e mi sono detto…»

Esitando gli porse l’elenco. Ma ancor prima di aver scorso la lista Floyd sapeva già quale nome vi avrebbe trovato.

«Mio nipote» disse amaramente.

È, aggiunse dentro di sé, l’unica persona in grado di portare il mio nome quando sarò morto.