120384.fb2 2061 Odissea tre - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 35

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30. LA GALAXY SCENDE

Nel quadrato, l’improvvisa pressione dell’accelerazione a piena potenza fu come una condanna a morte improvvisamente rimandata. Gli ufficiali avevano visto con orrore il ghiaccio rompersi, e sapevano che c’era un’unica via d’uscita. Ora che Chang l’aveva presa, potevano concedersi ancora una volta il lusso di respirare.

Ma quanto a lungo avrebbero potuto godere di quell’esperienza, nessuno poteva immaginarlo. Solo Chang sapeva se all’astronave restava propellente a sufficienza per inserirsi in un’orbita stabile; e anche in questo caso, pensò cupamente il capitano Laplace, quella pazza con la pistola l’avrebbe magari costretto a tentare un altro atterraggio. Pazza, si era detto; ma il capitano sapeva che la donna non era affatto pazza e che era pienamente consapevole di quello che faceva.

A un tratto l’accelerazione diminuì.

«Si è spento il motore numero quattro» annunciò l’ufficiale di macchina. «Non mi sorprende… probabilmente si è surriscaldato. Queste macchine non sono state progettate per funzionare così a lungo a pieno regime.»

L’astronave non aveva cambiato rotta — la spinta, ora ridotta, era ancora orientata lungo il suo asse — ma gli schermi mostravano una vista completamente mutata. La Galaxy continuava a salire, ma non più in verticale. Era diventata un missile balistico diretto verso chissà quale bersaglio su Europa.

L’accelerazione diminuì bruscamente ancora; e sugli schermi l’orizzonte si raddrizzò.

«Ha spento il motore diametralmente opposto… È l’unico modo per non farci fare le capriole, ma riuscirà a mantenere l’altitudine? Ecco, bravo, così!»

Gli scienziati lì presenti non riuscivano a comprendere il motivo di tanto compiacimento; sugli schermi non si vedeva più niente, solo una nebbia bianca impenetrabile.

«Ha scaricato il propellente in eccesso per alleggerire l’astronave.»

L’accelerazione diminuì fino a zero; l’astronave era in caduta libera. In pochi secondi aveva attraversato la grande nube di cristalli di ghiaccio formatasi quando il propellente scaricato si era espanso nello spazio. E proprio sotto l’astronave si avvicinava, con la comoda accelerazione di un ottavo di g, il mare centrale di Europa. Ora Chang non avrebbe più dovuto scegliere un punto d’atterraggio; da quel momento in poi sarebbe stata una manovra standard, familiare sui videogame a milioni di persone che non erano mai state nello spazio e che mai vi sarebbero andate.

Non bisognava fare altro che regolare la spinta dei propulsori in modo esattamente contrario alla forza di gravità così che l’astronave raggiungesse velocità zero ad altitudine zero. La manovra presentava un certo margine d’errore, ma non grande, anche negli splashdown dei primi astronauti americani che ora Chang era suo malgrado costretto a imitare. Tuttavia, se Chang avesse commesso un errore — e non lo si sarebbe potuto biasimare, dato il modo in cui aveva trascorso le ultime ore — nessun computer da gioco avrebbe scritto sullo schermo: «Spiacente… sei precipitato. Vuoi giocare ancora? (SÌNO)…».

* * *

Al secondo ufficiale Yu e ai due uomini che, armatisi in qualche modo, erano con lui in attesa davanti al portello del ponte di comando, era sicuramente toccato il compito più difficile. Essi infatti non disponevano di uno schermo su cui seguire quanto stava succedendo, e dovevano accontentarsi delle poche notizie che arrivavano dal quadrato. Anche dal microfono fissato al portello non veniva alcun suono. Ciò non sorprendeva, visto che Chang e la McMahon dovevano avere ben poco tempo e voglia per fare conversazione.

L’atterraggio fu splendido, praticamente senza un sussulto. La Galaxy sprofondò ancora di qualche metro e quindi risalì a galla. Grazie al peso dei motori a poppa rimase in posizione verticale.

Fu allora che gli uomini di guardia udirono i primi suoni intelligibili provenire dal microfono applicato al portello.

«Tu sei pazza, Rosie» disse la voce di Chang più con rassegnata stanchezza che con rabbia. «Sarai contenta, adesso. Ci hai condannati a morte tutti quanti.»

Seguì una detonazione, e poi un lungo silenzio.

Yu e i due uomini continuarono ad aspettare con pazienza, sapendo che prima o poi qualcosa sarebbe dovuto succedere. Poco dopo infatti sentirono scattare le leve di chiusura, e strinsero più forte le spranghe di ferro e le chiavi inglesi di cui si erano frettolosamente armati. Rosie avrebbe potuto sparare a uno, ma non a tutti.

Il portello si aprì lentamente.

«Scusate…» disse il secondo ufficiale Chang. «Devo aver perso i sensi per qualche minuto.»

Dopo di che, come avrebbe fatto qualsiasi uomo ragionevole, svenne di nuovo.