120384.fb2 2061 Odissea tre - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 48

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41. MEMORIE DI UN CENTENARIO

II dottor Heywood Floyd preferiva non parlare della prima missione su Giove e della seconda su Lucifero dieci anni dopo. Era passato tanto tempo, e non c’era nulla che non avesse ripetuto un centinaio di volte davanti alle commissioni parlamentari, ai delegati del Consiglio Spaziale e ai giornalisti come Victor Willis.

Tuttavia, aveva nei confronti degli altri passeggeri un dovere cui non poteva sottrarsi. Essendo l’unico uomo vivente che avesse visto la nascita di un sole — e di un sistema solare — tutti si aspettavano che lui conoscesse più a fondo degli altri i mondi ai quali si stavano avvicinando così rapidamente. Era una convinzione priva di fondamento; lui ne sapeva, sui satelliti galileiani, molto meno degli scienziati e dei tecnici che li studiavano da più di una generazione. Quando qualcuno gli chiedeva «Ma com’è su Europa (o Ganimede, o Io, o Callisto…)?», il più delle volte Floyd rimandava il curioso, e anche un po’’ bruscamente, alle voluminose relazioni di cui la biblioteca dell’astronave era provvista.

Eppure in certe cose la sua esperienza era davvero unica. Trascorso ormai mezzo secolo, certe volte si chiedeva se era successo davvero o se se l’era sognata l’apparizione di David Bowman a bordo della Discovery. Era più facile credere che un’astronave fosse stregata…

Ma non stava sognando quando il pulviscolo sospeso nell’aria si era raccolto e condensato a formare l’immagine di un uomo morto da dieci o dodici anni. Senza l’avvertimento di quel fantasma (e ricordava con chiarezza che le labbra erano immobili, e che la voce usciva dall’altoparlante del quadro comandi), la Leonov sarebbe stata vaporizzata con tutto l’equipaggio da Giove che si trasformava in sole.

«Perché l’ha fatto?» disse una volta Floyd alla tavola del capitano. «Sono cinquant’anni che ci penso. Non so che cosa sia diventato dopo che uscì con la scialuppa della Discovery a investigare il monolito; però deve aver conservato qualche legame con la specie umana, non deve essere diventato del tutto alieno. Sappiamo che ha fatto ritorno sulla Terra, per breve tempo, per via di quell’incidente con la bomba orbitale. E ci sono prove secondo cui ha fatto visita a sua madre e alla sua fidanzata di un tempo; queste non sono le azioni di… di un’entità che non conosca le emozioni umane.»

«Ma che cosa crede che sia adesso?» chiese Victor Willis. «E poi: dov’è?»

«Forse quest’ultima domanda è priva di significato… anche per gli esseri umani. Lei sa dov’è la sua coscienza?»

«Lasciamo perdere la metafisica. Da qualche parte nel mio cervello, comunque.»

«Quando ero più giovane,» intervenne Mihailovic, che era bravissimo a gettare nel ridicolo la discussione più seria «la mia coscienza si trovava a circa un metro più in basso.»

«Supponiamo che sia su Europa; sappiamo che c’è un monolito su Europa, e Bowman è in un modo o nell’altro associato al monolito… Pensate come ha fatto ad avvertire Floyd.»

«Che sia stato lui anche ad ammonirci di stare alla larga da Europa?»

«Ammonimento che noi stiamo per ignorare…»

«… per una buona causa…»

Il capitano Smith, che di solito se ne stava in silenzio, fece uno dei suoi rari interventi.

«Dottor Floyd,» disse meditabondo «lei si trova in una posizione eccezionale, e forse ciò tornerà anche a nostro vantaggio. Bowman è già intervenuto una volta per aiutarla. Può essere che sia disposto a farlo una seconda. Mi preoccupa molto la proibizione di scendere su Europa. Se Bowman potesse darci assicurazione che la proibizione è… temporaneamente sospesa, per così dire, io mi sentirei molto più tranquillo.»

«Senti senti…» sussurrò più d’uno prima che Floyd rispondesse.

«Sì, ci ho pensato anch’io. Ho già detto alla Galaxy di stare attenti a ogni eventuale… manifestazione, nel caso in cui lui cerchi di mettersi in contatto.»

«Naturalmente potrebbe anche essere morto a quest’ora» disse Yva Merlin. «Se i fantasmi possono morire, cioè.»

Nemmeno Mihailovic seppe che cosa rispondere, e Yva capì che il suo intervento non era apparso particolarmente interessante.

Tuttavia volle insistere.

«Ma caro Woody,» continuò «perché non lo chiami semplicemente con la radio? A questo serve la radio, non è vero»?

Floyd in realtà ci aveva già pensato, ma l’idea gli era sembrata troppo sciocca e non l’aveva presa sul serio.

«Lo farò» disse. «Non può far danno, comunque.»