120384.fb2 2061 Odissea tre - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 56

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48. LUCY

«Ehi, Ganimede Centrale. Abbiamo fatto un atterraggio perfetto… cioè, Chris ha fatto un atterraggio perfetto, su una superficie piana. È roccia metamorfica, si direbbe, probabilmente quello stesso pseudogranito che abbiamo chiamato havenite. La base della montagna è solo a un paio di chilometri di distanza, ma già posso dire che non c’è bisogno di avvicinarci di più…

«Ci stiamo infilando le tute e cominceremo a scaricare tra pochi minuti. Lasceremo i rilevatori in funzione, naturalmente, e chiameremo tra un quarto d’ora. Qui van der Berg. Chiudo.»

«Perché ha detto che non c’è bisogno di avvicinarci di più?» chiese Floyd.

Van der Berg se ne uscì con un sogghigno. Negli ultimi minuti pareva ringiovanito di quarant’anni.

«Circumspice» disse allegramente. «È latino, e vuoi dire «guardati intorno». Sbarchiamo per prima cosa la telecamera grande. Ehi!»

La Bill Tee ebbe un sussulto, e per qualche secondo beccheggiò sugli ammortizzatori con una violenza tale che, se il movimento non fosse cessato subito, avrebbe fatto venire a chiunque il mal di mare.

«Ganimede aveva ragione a proposito dell’attività sismica» disse Floyd quando si furono ripresi. «C’è pericolo, secondo lei?»

«Credo di no. Mancano ancora trenta ore alla congiunzione, e noi siamo scesi su un solido lastrone di roccia. Ma non perdiamo altro tempo… È a posto la mia maschera a ossigeno? Mi sembra di no.»

«Aspetti che le stringo le cinghie. Così va meglio. Inspiri forte… Sì, ora va bene. Scendo io per primo.»

Van der Berg avrebbe voluto essere lui a compiere il famoso piccolo passo, ma il comandante era Floyd ed era suo dovere accertarsi che la Bill Tee fosse in ordine e pronta a un immediato decollo.

Floyd fece un giro attorno alla navetta esaminando il carrello d’atterraggio, quindi fece un segno a van der Berg, che si affrettò a discendere dalla scaletta. Sebbene avesse già indossato la tuta e la maschera ad Haven, van der Berg si sentiva un poco impacciato, e appena messo piede a terra si fermò per sistemare meglio l’equipaggiamento. Poi rialzò gli occhi — e vide quello che Floyd stava facendo.

«Non lo tocchi!» gridò. «È pericoloso!»

Con un salto di un metro buono Floyd si allontanò dalle schegge vetrose che stava esaminando. Ai suoi occhi non addestrati, parevano fatte di vetro di pessima qualità.

«Mica sono radioattive, eh?» chiese preoccupato.

«No. Ma stia lontano fin quando non le ho esaminate.»

Floyd si accorse con sorpresa che van der Berg si era messo un paio di guanti. Floyd, ufficiale spaziale, ci aveva impiegato parecchio ad abituarsi all’idea che su Europa si potesse esporre la pelle all’atmosfera senza protezione alcuna. Su nessun altro pianeta del sistema solare — neppure su Marte — ciò era possibile.

Con grande cautela van der Berg si chinò e raccolse una lunga scheggia di quel materiale vetroso. Anche con quella luce indiretta brillava stranamente, e Floyd vide che aveva un bordo tagliente dall’aspetto poco rassicurante.

«Il coltello più affilato di tutto l’universo conosciuto» disse van der Berg allegramente.

«Siamo venuti fin qui per trovare un coltello!.»

Van der Berg si mise a ridere, ma smise subito perché non è facile ridere dentro una maschera a ossigeno.

«Ancora non ha capito?»

«Comincio ad avere l’impressione di essere l’unico a non aver capito niente.»

Van der Berg prese il suo compagno per la spalla e lo fece girare fin quando ebbe di fronte la massa incombente del Monte Zeus. Vista così da vicino, la montagna riempiva metà del cielo — era non solo la montagna più grande, ma l’unica montagna di quel mondo.

«Ammiri il panorama per un momento. Nel frattempo io ho da fare una chiamata importante.»

Premette alcuni tasti del computer individuale, attese che si accendesse la scritta lampeggiante PRONTO e disse:

«Ganimede Centrale, qui van der Berg. Mi sentite?».

Dopo una brevissima attesa, una voce chiaramente elettronica rispose:

«Salve, van der Berg. Qui Ganimede Centrale. Pronti a ricevere».

Van der Berg attese un attimo, assaporando il momento che avrebbe ricordato per tutta la vita.

«Contatto Terra Isola Zio/ Sette Tre Sette. Trasmettete il seguente messaggio: LUCY È QUI. LUCY È QUI. Fine messaggio. Prego ripetere.»

Forse avrei dovuto impedirgli di comunicare, disse Floyd dentro di sé, mentre Ganimede ripeteva il messaggio. Ma ormai è troppo tardi. Arriverà sulla Terra nel giro di un’ora.

«Mi spiace, Chris…» disse van der Berg con un sogghigno. «Volevo che le priorità fossero chiare… tra le altre cose.»

«Se non si sbriga a parlare, credo che la taglierò a fette con uno di questi coltelli di vetro.»

«Vetro, proprio! Be’, le spiegazioni possono aspettare… sono affascinanti, ma complicate. Le darò i fatti nudi e crudi. Il Monte Zeus è un unico immenso diamante di un milione, dico un milione, di tonnellate. O, se preferisce, di circa due per dieci alla diciassettesima carati. Ma non le garantisco che sia tutto dell’acqua più pura.»