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«Baas,» disse il computer principale della casa «ho registrato il programma speciale da Ganimede mentre tu dormivi. Vuoi vederlo ora?»
«Sì» rispose il dottor Paul Kreuger. «Accelerato e senza sonoro.»
Sapeva che molte cose avrebbe potuto rivederle in seguito con calma. Per il momento voleva arrivare subito al sodo.
Passarono rapidissimi i titoli ed ecco sullo schermo Victor Willis che, da qualche parte su Ganimede, gesticolava freneticamente nel silenzio più assoluto. Il dottor Paul Kreuger, come molti scienziati seri, non aveva una buona opinione di Victor Willis, sebbene riconoscesse che la sua funzione aveva una certa utilità.
Victor Willis scomparve e venne sostituito da un altro soggetto molto meno agitato il Monte Zeus. Tuttavia anche lui era molto più attivo di qualsiasi normale montagna; il dottor Kreuger notò con stupore che era cambiato moltissimo dall’ultima trasmissione da Europa.
«Tempo reale» ordinò. «Il sonoro.»
«… quasi cento metri al giorno, e l’inclinazione è aumentata di quindici gradi. L’attività tettonica è ora molto violenta… ci sono grandi colate di lava ai piedi della montagna. Ho qui accanto a me il dottor van der Berg. Dottor van der Berg, qual è il suo parere?»
Mio nipote pare in ottima forma, pensò il dottor Kreuger, malgrado tutto quel che ha passato. È di buona razza, naturalmente…
«È evidente che la crosta non si è mai ripresa del tutto dall’impatto, e ora sta cedendo sotto il peso. Il Monte Zeus sta sprofondando fin da quando l’abbiamo scoperto, ma a una velocità che è enormemente aumentata da qualche settimana in qua. Ci si accorge del movimento da un giorno all’altro.»
«Quanto ci vorrà prima che scompaia del tutto?»
«Non credo che questo avverrà mai…»
Vi fu un rapido stacco e tornò a venir inquadrata la montagna. La voce fuori campo di Victor Willis continuò: «Questo è quanto il dottor van der Berg ha detto due giorni fa. Ha qualche altro commento da fare ora, dottor van der Berg?».
«Si direbbe che, ehm, mi sia sbagliato. Sta sprofondando alla velocità di un ascensore. È incredibile! Ora è alto cinquecento metri soltanto. Mi rifiuto di fare qualsivoglia previsione…»
«Molto saggio da parte sua, dottor van der Berg. Bene, questo accadeva ieri. Ora trasmetteremo una sequenza accelerata fino al momento in cui abbiamo perso la telecamera…»
Il dottor Paul Kreuger si sporse in avanti osservando l’ultimo atto del lungo dramma in cui egli aveva ricoperto un ruolo marginale ma essenziale.
Non c’era bisogno di accelerare ulteriormente: stava già vedendo gli avvenimenti svolgersi a una velocità di cento volte superiore a quella normale. Un’ora veniva compressa in un minuto — era la vita di un uomo compressa in quella di una farfalla.
Il Monte Zeus sprofondava sotto i suoi occhi. Schizzi di zolfo fuso s’innalzavano verso il cielo a enorme velocità, formando parabole di un blu elettrico scintillante. Era come una nave che sprofonda in un mare in tempesta circondata dai fuochi di Sant’Elmo. Nemmeno gli spettacolari vulcani di Io potevano paragonarsi a quella scena di violenza.
«Il più grande tesoro mai scoperto… scomparso per sempre» disse Victor Willis in tono reverenziale. «Purtroppo non possiamo mostrarvi il finale. Tra poco vedrete perché.»
Lo scorrere delle immagini rallentò fino al tempo reale. Il Monte Zeus emergeva ora per poche centinaia di metri soltanto, e le eruzioni di zolfo che lo circondavano avvenivano a una velocità più moderata.
All’improvviso l’inquadratura s’inclinò; gli stabilizzatori d’immagine della telecamera, che per giorni e giorni avevano lottato contro le scosse continue, a un tratto cedettero. Per un istante parve che la montagna avesse preso a risalire — ma era il treppiede della telecamera che cadeva. L’ultima scena da Europa fu un primo piano di un’onda rovente di zolfo fuso che si abbatteva sull’obiettivo.
«Perdute per sempre!» gemette Victor Willis. «Ricchezze immensamente più grandi di quelle che Golconda o Kimberley abbiano mai prodotto! Che perdita enorme e irreparabile!»
«Idiota!» brontolò il dottor Kreuger. «Ma non si rende conto…»
Era giunto il momento di scrivere un’altra lettera a Nature. Questo segreto era troppo grande per poterlo tenere nascosto.