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«Questi poveri, rozzi coloni!» si lamentava Mihailovic. «Sono esterrefatto… Non c’è un solo pianoforte a coda su tutta Ganimede! Ovviamente con il mio sintetizzatore posso riprodurre il suono di qualsiasi strumento musicale, ma uno Steinway è sempre uno Steinway… proprio come uno Stradivario è sempre uno Stradivario.»
Le sue lamentele, sebbene in parte scherzose, avevano già provocato reazioni da parte della intellighenzia locale. Un programma del mattino molto seguito, il Mattino di Ganimede, aveva perfino commentato con malizia: «Onorandoci con la loro presenza, i nostri illustri ospiti hanno contribuito a elevare, sebbene per breve tempo soltanto, il livello culturale di entrambi i mondi…».
Oggetto di sarcastici commenti erano soprattutto Victor Willis, Mihailovic e M’Bala, che avevano voluto illuminare quei rozzi coloni con un po’’ troppo entusiasmo. Maggie M’Bala diede scandalo raccontando senza veli le passioni di Zeus per Io, Europa, Ganimede e Callisto. Già apparire in forma di toro bianco alla ninfa Europa era più che sufficiente, e i tentativi del dio di proteggere Io e Callisto dall’ira della consorte apparivano più che altro patetici. Ma ciò che turbò maggiormente gli indigeni fu di apprendere che Ganimede era di sesso maschile.
Va detto che le intenzioni di questi portatori di cultura erano degne di lode, per quanto non del tutto disinteressate. Sapendo di dover rimanere su Ganimede per mesi e mesi, essi temevano, una volta trascorso l’entusiasmo per la novità della situazione, di venir sopraffatti dalla noia. Inoltre volevano far uso delle loro capacità a vantaggio del prossimo. Non tutti però, laggiù all’ultima frontiera del sistema solare, desideravano — o avevano il tempo — di venir così beneficati.
Yva Merlin, al contrario, trovò l’ambiente perfettamente congeniale. Malgrado la fama che aveva sulla Terra, erano ben pochi gli abitanti di Ganimede che avevano sentito parlare di lei: poteva quindi aggirarsi per i corridoi pubblici e le cupole pressurizzate di Ganimede Centrale senza che la gente si girasse a guardarla. Sì, la riconoscevano — ma solo come uno dei visitatori venuti dalla Terra.
Greenberg, con la sua solita modestia ed efficienza, si era inserito nella struttura amministrativa e scientifica del satellite e faceva già parte di una mezza dozzina di comitati di consulenza. Svolgeva i suoi compiti tanto bene che più di una volta gli avevano detto che probabilmente non gli avrebbero permesso di ripartire.
Heywood Floyd osservava divertito le attività dei suoi compagni ma non vi prendeva parte direttamente. Soprattutto si occupava di Chris e del futuro del nipote. Ora che la Universe — con meno di cento tonnellate di propellente nei serbatoi — era al sicuro su Ganimede, c’erano molte cose da fare.
La gratitudine che tutti a bordo della Galaxy provavano per i loro salvatori aveva molto contribuito a far sì che i due equipaggi si integrassero; una volta terminati i controlli e riempiti i serbatoi di propellente, sarebbero ritornati sulla Terra insieme. Aveva fatto molto bene al morale degli uomini la notizia che sir Lawrence aveva intenzione di costruire una nuova nave, grandemente migliorata, la Galaxy II, anche se la costruzione sarebbe iniziata solo quando gli avvocati avessero raggiunto un compromesso con i Lloyd’s. Gli assicuratori infatti sostenevano la tesi che il dirottamento spaziale non era previsto dalla polizza.
In quanto al dirottamento, le indagini non erano ancora giunte a nessuna conclusione. Evidentemente l’azione era stata programmata, e per più anni, da un’organizzazione efficiente e ben provvista di fondi. Gli USSA protestarono la propria innocenza e si dissero disposti a sottostare a un’inchiesta ufficiale. Anche il Bund espresse tutta la sua indignazione, e naturalmente accusò il Chaka.
Il dottor Kreuger trovò senza sorpresa nella sua posta lettere anonime in cui lo si accusava di essere un traditore. Queste lettere erano per Io più scritte in afrikaans, ma certe volte contenevano lievi errori grammaticali o lessicali che davano adito al sospetto che facessero parte di una campagna di disinformazione.
Dopo averci riflettuto, le passò all’ASTROPOL — che probabilmente le ha già, aggiunse dentro di sé. L’ASTROPOL lo ringraziò ma, come prevedeva, non fece altro.
Varie volte Floyd, Chang e altri membri dell’equipaggio della Galaxy vennero invitati a pranzo dai due misteriosi signori che Floyd aveva già conosciuto. Floyd, Chang e gli altri giunsero alla conclusione che i due signori stavano indagando sul Chaka, ma senza combinare gran che.
Il dottor van der Berg, che aveva messo in movimento — tutta la storia e che se l’era cavata molto bene da un punto di vista sia professionale sia finanziario —, si chiedeva ora come muoversi di fronte alle nuove opportunità che gli si offrivano. Aveva ricevuto molte offerte interessanti da parte di università e organizzazioni scientifiche terrestri, ma gli era impossibile approfittarne. Era vissuto troppo a lungo su Ganimede con un sesto della gravità terrestre, e aveva ormai oltrepassato il punto clinico di non ritorno.
Rimaneva la Luna; e anche la Stazione Pasteur, come gli fece presente Heywood Floyd.
«Stiamo cercando di creare un’università nello spazio,» gli disse «in modo che chi non può più sopportare un g di gravità possa continuare a rimanere in contatto con la Terra. Avremo aule, sale da conferenza, laboratori… alcuni solo simulati a mezzo computer, ma per il resto così reali da non riuscire a cogliere la differenza. E lei potrebbe far videocompere sulla Terra e spendere così il suo malguadagnato denaro.»
E così Floyd si trovò non solo ad aver recuperato un nipote, ma anche ad averne adottato uno nuovo — di qualche anno più vecchio, è vero; ma era unito a Chris e a van der Berg da esperienze eccezionali che solo loro tre avevano in comune. C’era soprattutto il mistero dell’apparizione nella città deserta di Europa, ai piedi del monolito.
Chris non aveva dubbi. «Io ti ho visto e ti ho sentito così come ti vedo e ti sento adesso» disse al nonno. «Con la differenza che le tue labbra non si muovevano, e la cosa strana era che ciò non mi sembrava affatto strano, ma del tutto naturale. È stata un’esperienza… Be’, serena, tranquillizzante. Con un’atmosfera un po’’ triste, forse… o, meglio, malinconica, rassegnata.»
«Ci è subito venuta in mente l’apparizione di Bowman a bordo della Discovery» aggiunse van der Berg.
«Gli ho fatto mandare un messaggio radio prima di atterrare su Europa. Sarà stato ingenuo, ma non mi è venuto in mente nulla di meglio. Sono sicuro che c’era, sotto qualche forma.»
«E non c’è stata risposta di alcun genere?»
Heywood Floyd esitò. All’improvviso gli era tornata alla mente la notte in cui il monolito gli era apparso, in dimensioni ridotte, nella sua cabina.
Non era accaduto nulla, eppure da quel momento aveva avuto la certezza che Chris era sano e salvo e che l’avrebbe rivisto di lì a poco.
«No» disse piano. «Non c’è stata risposta.»
Dopo tutto, forse era stato solo un sogno.