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4. NABABBO

Quando nacque, William Tsung fu definito «il bambino più caro del mondo»; detenne questo titolo per due anni soltanto, e quindi dovette cederlo alla sorellina. Costei lo detiene ancora, e ora che le Leggi sulla Famiglia sono state abrogate, nessuno potrà più toglierglielo.

Erano figli del leggendario sir Lawrence, il quale era nato nel periodo in cui in Cina vigeva la ferrea norma di un solo figlio per famiglia; la generazione nata in quegli anni fornì a psicologi e sociologi un immenso materiale di studio. Fu una generazione unica in tutta la storia dell’umanità — senza fratelli né sorelle, e spesso anche senza zii e zie. Se poi il merito sia stato della capacità di resistenza della specie umana o del concetto di famiglia estesa, radicatissimo nei cinesi, non è chiaro: resta il fatto che coloro che nacquero in quel periodo non subirono traumi particolari, ma certamente in qualche modo furono toccati dalla loro bizzarra situazione; e sir Lawrence fece del suo meglio, anche a costo di una certa spettacolarità, per compensare l’isolamento in cui aveva vissuto da bambino.

Quando, nel 2022, gli nacque il secondo figlio, vigeva un sistema di licenze a pagamento. Era consentito avere quanti figli si volesse, a patto però di pagare l’imposta prevista. (I comunisti della vecchia guardia non erano i soli a reputare iniquo questo sistema, ma si erano trovati in minoranza nel rinnovato e pragmatico parlamento della Repubblica Popolare Democratica Cinese.)

In quel tempo i primi due figli erano gratis. Un terzo figlio costava un milione di sol. Il quarto, due milioni, il quinto quattro e così via raddoppiando. Il fatto che nella Repubblica Popolare Cinese non dovessero esistere i capitalisti veniva tranquillamente ignorato.

Il signor Tsung (solo dopo molti anni re Edoardo l’avrebbe nominato Cavaliere dell’Ordine dell’Impero britannico) non diede a vedere di avere in mente un programma particolare; era ancora un milionario qualsiasi quando gli nacque il quinto figlio. Ma aveva solo quarant’anni, e quando l’acquisto di Hong Kong non gli costò tanto quanto aveva temuto si trovò ad avere per le mani una notevole quantità di denaro liquido.

Così si diceva — ma, qui come in altre storie riguardanti sir Lawrence, non è facile distinguere la verità dalla leggenda. Di certo non ha alcun fondamento di verità la diceria secondo cui egli avrebbe fatto fortuna con la famosa edizione pirata della Biblioteca del Congresso — miniaturizzata a tal punto da non occupare più spazio di una scatola da scarpe. Tutto quanto l’affare del Modulo di memoria molecolare fu una faccenda condotta fuori dalla Terra, e resa possibile dalla mancata adesione degli Stati Uniti al Trattato lunare.

Sebbene sir Lawrence non fosse multitrilionario, l’impero industriale che aveva costruito faceva di lui la massima potenza finanziaria della Terra — risultato non di poco conto per il figlio di un umile venditore ambulante di videocassette che si aggirava per i Nuovi Territori, come ancora a quel tempo venivano chiamati. Probabilmente non si accorse nemmeno degli otto milioni che gli costò il sesto figlio, e nemmeno dei trentadue pagati per l’ottavo. I sessantaquattro milioni pagati per il nono figlio lo resero famoso in tutto il mondo, e dopo il decimo figlio l’ammontare delle scommesse che ovunque si fecero sui suoi programmi per il futuro superò largamente i duecentocinquantasei milioni che gli sarebbe costato l’undicesimo. Ma a questo punto la signora Tsung, Jasmine, in cui l’acciaio si combinava con la seta secondo una proporzione perfetta, decise che la dinastia Tsung poteva ormai guardare con tranquillità al futuro.

Fu solo per caso (se questa espressione, «per caso», ha un senso) che sir Lawrence si trovò a occuparsi personalmente dell’industria aerospaziale. Egli era naturalmente presente nell’industria aeronavale, ma di essa si occupavano i suoi cinque figli maschi. A sir Lawrence stavano a cuore soprattutto i media — i giornali (quei pochi quotidiani rimasti), i libri, le riviste (sia su carta sia elettroniche) e soprattutto le grandi reti televisive planetarie.

Poi a un certo punto acquistò l’antico e bellissimo Hotel Peninsula, che agli occhi del ragazzetto cinese di un tempo era sembrato il simbolo stesso della ricchezza e del potere, e ne fece la sua residenza privata. Lo circondò di un bel parco, ricorrendo al semplice espediente di spostare nel sottosuolo alcuni grandi centri commerciali (e così facendo guadagnò una fortuna con una sua società di recente costituzione, la Scavi e Movimenti Terra a Mezzo Laser, e stabilì un precedente subito imitato da molte altre grandi città).

Un giorno, mentre ammirava il panorama della città in fondo alla baia, stabilì che si rendeva necessaria un’ulteriore modifica. Da decenni ormai ai piani più bassi del Peninsula la visuale era impedita da un grande edificio rotondo che sembrava una palla da golf schiacciata a metà. Quell’edificio, stabilì sir Lawrence, doveva scomparire.

Ma il direttore del Planetario di Hong Kong — che veniva considerato tra i cinque planetari più belli del mondo — era di diverso avviso, e molto presto sir Lawrence scoprì con piacere che esisteva qualcuno che non era disposto a lasciarsi comprare a nessun prezzo. Tra i due nacque una bella amicizia, ma quando il dottor Hessenstein preparò una proiezione particolare in occasione del sessantesimo compleanno di sir Lawrence, non sapeva che così facendo avrebbe cambiato la storia del sistema solare.