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L’edificio famoso che torreggiava in solitario splendore sopra i boschi di Manhattan non era cambiato molto in mille anni. Era parte della storia, ed era stato conservato con riverenza. Come tutti i monumenti storici, da lungo tempo era stato rivestito di una pellicola micrometrica di diamante, e da allora resisteva immune al trascorrere del tempo.
Chi fosse stato presente alla prima Assemblea Generale non avrebbe mai immaginato che erano trascorsi nove secoli. Tuttavia una cosa lo avrebbe lasciato perplesso, e cioè il lastrone nero eretto in mezzo alla piazza che ripeteva quasi la forma del Palazzo delle Nazioni Unite. Se lo avesse toccato, avrebbe notato con sorpresa che le dita scivolavano stranamente sulla sua superficie nera come l’ebano.
Ma più stupito sarebbe stato — anzi, sopraffatto dallo stupore — vedendo la trasformazione subita dal cielo…
Gli ultimi turisti se n’erano andati già da un’ora, e la piazza era deserta. Il cielo era sereno, e s’incominciava a scorgere qualcuno tra le stelle più luminose; le più deboli erano state cancellate dal minuscolo sole che poteva splendere anche a mezzanotte.
La luce di Lucifero si rifletteva non solo sul vetro nero dell’antico edificio ma anche sul sottile arcobaleno argenteo che attraversava il cielo a sud. Altre luci si spostavano lentamente lungo di esso: erano i traffici commerciali del sistema solare che collegavano tutti i mondi dei due soli.
E se si fosse guardato molto attentamente si sarebbe potuta scorgere la Torre di Panama: uno dei sei cordoni ombelicali di diamante che collegavano la Terra ai suoi figli dispersi nel cielo e che s’innalzavano per ventiseimila chilometri sopra l’equatore fino a raggiungere l’Anello che Cingeva il Mondo.
A un tratto, improvvisamente com’era nata, la luce di Lucifero prese a sbiadire. La notte che l’uomo non conosceva più da trenta generazioni tornò a occupare il cielo. Le stelle cancellate ritornarono.
E per la seconda volta in quattro milioni di anni il monolito si risvegliò.