120411.fb2 3001 Odissea finale - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 20

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15. PASSAGGIO SU VENERE

Quando si svegliò la mattina seguente, erano già arrivati a Venere. Ma la falce enorme e abbagliante del pianeta ancora avvolto dalle nuvole non era l’oggetto più impressionante in quel cielo: il Goliath galleggiava sopra un’interminabile distesa di stagnola arricciata che brillava alla luce solare in tonalità sempre diverse mentre il rimorchiatore spaziale la percorreva da una parte all’altra.

Poole ricordò che alla sua epoca era esistito un artista che aveva avvolto interi edifici con fogli di plastica: chissà quanto gli sarebbe piaciuto cogliere l’occasione di avvolgere miliardi di tonnellate di ghiaccio in un involucro luccicante. Era l’unico modo con cui si potesse proteggere il nucleo di una cometa dall’evaporazione nel suo viaggio lungo decenni verso il sistema solare.

«Sei fortunato, Frank», gli aveva detto Chandler. «Questa è una cosa che non ho mai visto nemmeno io. Dovrebbe essere spettacolare. L’impatto avverrà tra poco più di un’ora. Gli abbiamo dato una spintarella, solo per assicurarci che cada nel posto giusto. Non vogliamo che qualcuno si faccia male.»

Poole lo guardò sbalordito.

«Vuoi dire che… c’è già gente su Venere?»

«Più o meno cinquanta scienziati pazzi, vicino al Polo Sud. Naturalmente si sono trincerati per bene, ma dovremmo scuoterli un tantino… anche se il Terreno Zero è dall’altra parte del pianeta. O dovrei dire «Atmosfera Zero»… ci vorranno giorni prima che qualcosa che non sia il botto giunga alla superficie.»

Mentre l’iceberg, scintillante e lampeggiante nel suo involucro protettivo, rimpiccioliva nella sua discesa su Venere, Poole fu assalito da un ricordo improvviso e lancinante. Gli alberi di Natale della sua infanzia erano adorni di ornamenti perfettamente simili, delicate bolle di vetro colorato. E il paragone non era affatto azzardato: per molte famiglie sulla Terra, quella era ancora la stagione dei doni, e il Goliath stava portando un regalo inestimabile a un altro mondo.

L’immagine radar del tormentato paesaggio di Venere — i misteriosi vulcani, le cupole appiattite e i canyon stretti e sinuosi — dominava lo schermo principale del centro di controllo del Goliath, ma Poole preferiva affidarsi solo ai propri occhi. Benché il mare compatto di nuvole che copriva il pianeta non rivelasse nulla dell’inferno sottostante, voleva constatare che cosa sarebbe successo quando la cometa rubata fosse giunta al suolo. In un lasso di pochi secondi, le miriadi di tonnellate di idrati congelati che avevano acquistato velocità per decenni nella loro discesa da Nettuno avrebbero scaricato tutta la loro energia.

Il lampo iniziale fu più brillante di quel che si aspettava. Strano che un missile fatto di ghiaccio potesse produrre temperature che dovevano essere attorno a qualche decina di migliaia di gradi! I filtri dell’oblò assorbivano tutte le pericolose lunghezze d’onda più corte, ma il violento blu della palla di fuoco dichiarava senza ombra di dubbio di essere più caldo del Sole.

Si raffreddava rapidamente mentre si espandeva attraverso il giallo, l’arancione, il rosso. L’onda d’urto si sarebbe ora diffusa verso l’esterno alla velocità del suono… e che suono sarebbe stato!… per cui in pochi minuti era probabile che apparissero tracce visibili del suo passaggio sulla faccia di Venere.

Ed eccole! Solo un sottile anello nero, simile a un insignificante sbuffo di fumo, che non dava alcuna idea della furia ciclonica che doveva essersi scatenata in ogni direzione dal punto d’impatto. Mentre Poole osservava, si estese lentamente benché, data la grandezza, non si potesse cogliere la sensazione di un movimento visibile: dovette aspettare un minuto intero prima di essere sicuro che fosse diventato più grande.

Ma, trascorso un quarto d’ora, era il segno più visibile sul pianeta. Sebbene molto più debole — grigio sporco, invece che nero — l’onda d’urto era adesso un cerchio frastagliato di più di mille chilometri. Poole immaginò che avesse perduto la simmetria originaria mentre oltrepassava la grande catena montagnosa che giaceva sotto di essa.

La voce del capitano Chandler risuonò vivace nel sistema di comunicazioni interne dell’astronave.

«Collegamento con Base Afrodite. Lieto di sentire che non stanno gridando aiuto…»

«… ci ha scosso un tantino, ma ce lo aspettavamo. I monitor indicano già un po'’ di pioggia sulle Montagne Nokomis… evaporerà presto, ma è un inizio. E sembra che ci sia stata un’improvvisa alluvione nella Fenditura di Beate… troppo bello per essere vero, ma controlleremo. C’era già stato un lago temporaneo di acqua in ebollizione dopo l’ultima consegna…»

Non li invidio, si disse Poole, ma certamente li ammiro. Sono la dimostrazione che lo spirito d’avventura esiste ancora in questa società forse troppo confortevole e ben adattata.

«… e grazie ancora per aver mollato quel piccolo carico nel posto giusto. Con un po'’ di fortuna… e se riusciamo a mettere quello schermo solare nell’orbita sincronica… tra non molto avremo mari permanenti. E poi potremo impiantare la barriera corallina, creare il limo e cacciare dall’atmosfera l’eccesso di biossido di carbonio… spero di vivere abbastanza per vederlo!»

Anch’io lo spero, pensò Poole in silenziosa ammirazione. Si era immerso spesso nei mari tropicali della Terra, osservando misteriose e variopinte creature a volte talmente bizzarre che era difficile credere di poter trovare qualcosa di più singolare, persino sui pianeti di altri soli.

«Pacco consegnato in orario, accusata ricevuta», disse il capitano Chandler con evidente soddisfazione. «Arrivederci, Venere… Ganimede, stiamo arrivando.»

* * *

MISS PRINGLE

FILE WALLACE

Ciao, Indra. Sì, avevi assolutamente ragione. Sento molto la mancanza delle nostre piccole discussioni. Chandler e io ci troviamo benissimo insieme e sulle prime l’equipaggio mi ha trattato — questo ti divertirà — come una sacra reliquia. Ma cominciano ad accettarmi e si sono messi persino a prendermi in giro (conosci questa espressione?)

È antipatico non riuscire a fare una vera conversazione… abbiamo attraversato l’orbita di Marte, per cui il ritorno radio impiega già più di un’ora. Ma c’è un vantaggio… non riuscirai a interrompermi…

Anche se ci vorrà solo una settimana per arrivare a Giove, pensavo che avrei avuto tutto il tempo per rilassarmi. Nemmeno per sogno: mi è venuta una gran voglia e non ho resistito all’impulso di tornare a scuola. Per cui ho cominciato l’addestramento di base, tutto daccapo, in una delle mininavette del Goliath. Forse Dim mi lascerà fare qualche volo da solo…

Non è molto più grande di una capsula del Discovery… ma che differenza! Prima di tutto, naturalmente, non ci sono razzi: non riesco ad abituarmi al lusso della spinta inerziale e della portata illimitata. Potrei volare fino alla Terra, se mi saltasse il ticchio, anche se con tutta probabilità diventerei… ricordi l’espressione che ho usato una volta e di cui hai colto il significato?… «eccitato da pazzi».

Ma la differenza più evidente è nel sistema di controllo. È stata una bella sfida per me abituarmi a operare senza mani — e il computer ha dovuto imparare a riconoscere i miei comandi a voce. Sulle prime mi chiedeva ogni minuto: «Davvero?» So che sarebbe stato meglio se avessi usato la calotta cerebrale… ma non mi fido ancora completamente di quell’aggeggio. Non so se mi abituerò mai a una cosa che mi legge nel pensiero…

Tra l’altro, la navetta si chiama Falcon. È un bel nome; ma sono rimasto deluso quando ho scoperto che nessuno, qui a bordo, sapeva che risaliva ai tempi delle missioni Apollo, quando scendemmo per la prima volta sulla Luna…

Uhm… c’erano parecchie altre cose che volevo dirti, ma il comandante chiama. Si torna in classe… baci e chiudo.

STORE

TRASMETTERE

* * *

Ciao Frank… qui è Indra… se è così che si dice!… con il mio nuovo Scrivipensiero… quello vecchio ha avuto un crollo nervoso, ah ah!… per cui ci saranno un sacco di errori… non ho tempo di editare prima di inviare. Spero che ci capirai qualcosa.

CENTRO COMUNICAZIONI! Canale uno zero tre registrazione da dodici trenta… mi correggo… tredici trenta. Spiacente…

Spero che mi mettano a posto quello vecchio… conosce tutte le mie scorciatoie e abbreviazioni… forse dovrebbero psicoanalizzarlo come alla tua epoca… non ho mai capito come quella sciocchezza fraudolenta… voglio dire freudiana, ah ah!… sia potuta durare così a lungo…

Il che mi fa venire in mente… mi sono imbattuta in una definizione del XX secolo l’altro giorno… che ti piacerebbe… qualcosa del genere… virgolette Psicoanalisi… malattia contagiosa diffusa a Vienna attorno al 1900… ora debellata in Europa ma con occasionali ricadute tra ricchi americani… chiuse virgolette. Divertente?

Scusami di nuovo… problemi con lo Scrivipensiero… difficile seguire il filo…

xz 12L w888 8*****js 9812yebdc MALEDIZIONE… STOP… BACKUP…

Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ci proverò di nuovo.

Hai menzionato Danil… mi scuso… siamo sempre stati evasivi con le tue domande su di lui… sapevamo che eri curioso, ma avevamo buoni motivi… ti ricordi che una volta lo hai definito una non persona?… non eri andato lontano…

Una volta mi hai chiesto com’è la criminalità di questi tempi… ti ho detto che un interesse talmente patologico… poteva essere suscitato solo dagli interminabili e disgustosi programmi televisivi della tua epoca… mai stata in grado di guardarli per più di pochi minuti, io… disgustosi!

PORTA! RICONOSCIMENTO! OH, CIAO, MELINDA… SCUSAMI… SIEDITI… HO QUASI FINITO…

Sì… il crimine. Sempre lo stesso… L’irriducibile soglia di rumore della società. Che fare?

La vostra soluzione… prigioni. Fabbriche di perversioni sponsorizzate dallo Stato — costa dieci volte il reddito medio di una famiglia tener dentro un solo carcerato! Assolutamente pazzesco… Ovviamente c’è qualcosa che davvero non funziona nella testa di gente che chiede a gran voce altre prigioni… dovrebbero farsi psicoanalizzare… ma cerchiamo di essere onesti… non c’era una vera alternativa prima del perfezionamento del controllo elettronico a distanza… avresti dovuto vedere la gente pazza di felicità che abbatteva i muri delle prigioni… altro che il muro di Berlino cinquant’anni prima!

Sì… Danil. Non so che crimine abbia commesso… non te lo direi se lo sapessi… ma mi sembra che il suo profilo psichico suggerisca che possa essere un buon com’era la parola? — balletto… no, valletto. È molto difficile trovare gente adatta a certi lavori… non so come faremmo se il livello di criminalità fosse a zero. In ogni modo spero che venga presto tolto dal controllo obbligatorio e riportato in seno alla società.

SCUSA MELINDA… HO QUASI FINITO.

È tutto, Frank… saluti a Dimitri… dovresti trovarti a metà strada da Ganimede ora… mi chiedo se riusciranno mai ad abrogare le teorie di Einstein, così potremmo parlare attraverso lo spazio in tempo reale!

Spero che questa macchina si abitui presto a me. Altrimenti mi metto a cercare qualche pezzo d’antiquariato del XX secolo, magari un vero e proprio sistema di scrittura… Ci crederesti che una volta ho persino imparato quella stupidaggine della tastiera QWERTYUIOP, quella che voi avete impiegato due secoli per riuscire a liberarvene?

Baci e arrivederci.

* * *

Ciao, Frank. Sono ancora io. Aspetto ancora un cenno a proposito della mia ultima…

Strano che tu sia in rotta per Ganimede, come il mio vecchio amico Ted Khan. Ma forse non è poi una coincidenza così strana: lui ci era andato attirato dallo stesso enigma che ha attirato te…

Prima di tutto devo dirti qualcosa di lui. I suoi gli hanno fatto un brutto scherzo dandogli il nome di Theodore. Che si abbrevia — ma non provarci nemmeno! — in Theo. Capisci cosa intendo?

Non posso fare a meno di domandarmi se sia stato proprio questo a spingerlo. Non ho mai conosciuto nessuno che fosse così interessato alla religione… no, ossessionato. Meglio che te lo dica prima; può essere parecchio noioso.

Tra l’altro, come vado? Sento la mancanza del mio vecchio Scrivipensieri, ma pare che ormai riesca a controllare questa nuova macchina. Ho già fatto qualche — come li chiami? — strafalcione… granchio… errore… fino a qui?…

Non so se dovrei dirtelo, nel caso che magari te lo lasciassi sfuggire, ma il mio personale soprannome per Ted è «l’ultimo dei gesuiti». Dovresti saperne qualcosa — l’ordine era ancora molto attivo ai tuoi tempi.

Gente sorprendente… spesso grandi scienziati… profondi studiosi… hanno fatto parecchio bene e altrettanto male. Una delle supreme ironie della storia… sinceri e brillanti ricercatori di verità e conoscenza, eppure tutta la loro filosofia è stata stravolta senza speranza dalla superstizione…

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Maledizione. Mi sono emozionata e ho perso il controllo. Uno, due, tre, quattro… ora tutti gli uomini di buona volontà vengano in aiuto della causa… così va meglio.

In ogni modo, Ted ha lo stesso genere di magnanima determinazione; non farti trascinare in discussioni da lui ti passerà sopra come un rullo compressore.

Già che ci siamo, che cos’erano i rulli compressori? Li usavate per stirare gli abiti? Ti rendi conto di come potrebbe essere poco piacevole?

Guai con lo Scrivipensieri… troppo facile disperdersi, anche se uno ce la mette tutta per imporsi una disciplina… ci sarebbe qualcosa da ridire sulle tastiere, a conti fatti… sono sicura di averlo già detto…

Ted Kahn… Ted Kahn… Ted Kahn…

È ancora famoso sulla Terra per almeno due dei suoi aforismi: «La civiltà è incompatibile con la religione», e «Fede significa credere in quello che sappiamo non essere vero». In realtà, non mi pare che l’ultima sia originale; se lo è, è molto simile a una battuta. Non ha mai riso ogni volta che tiravo fuori una delle mie barzellette preferite… spero che tu non la sappia già… ovviamente risale alla tua epoca…

Il lamento del preside di facoltà: «Perché voi scienziati avete bisogno di equipaggiamenti così costosi? Perché non potete fare come la facoltà di matematica, che ha bisogno solo di una lavagna e un cestino per la carta? Meglio ancora, la facoltà di filosofia. Non ha bisogno nemmeno del cestino per la carta…» Be’, forse Ted l’aveva già sentita… come penso che l’abbiano già sentita quasi tutti i filosofi.

Comunque salutamelo… e non, ripeto non, metterti a discutere con lui! Baci e auguri dalla Torre Africana.

TRASCRIVERE. STORE. TRASMETTERE… POOLE.