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29. I FANTASMI NELLA MACCHINA

L’immediata reazione di Frank fu di assoluto stupore, seguito da una gioia infinita. In effetti, non aveva mai pensato di riuscire a stabilire alcun genere di contatto, sia con gli europidi sia con il monolito. Anzi, in preda alla frustrazione, gli era persino venuta in mente la strana idea di andare a prendere a calci il torreggiante muro d’ebano e di gridare rabbioso: «C’è qualcuno in casa?»

Eppure non avrebbe dovuto sentirsi così stupito: un’intelligenza doveva aver sicuramente controllato il suo avvicinamento da Ganimede, permettendogli di atterrare. Avrebbe dovuto prendere più sul serio Ted Khan.

«Dave», disse scandendo le sillabe, «sei davvero tu?»

Chi altri poteva essere? si chiese una parte del suo cervello. E tuttavia non era una domanda sciocca. C’era qualcosa di stranamente meccanico, impersonale, nella voce che giungeva dal piccolo altoparlante sul pannello di controllo del Falcon.

«Sì, Frank. Io sono Dave.»

Ci fu una breve pausa; poi la stessa voce continuò, senza cambiare intonazione:

«Ciao, Frank. Qui è Hal».

* * *

MISS PRINGLE

REGISTRARE

Be’ — Indra, Dim — sono contento di aver registrato tutto, altrimenti non mi avreste creduto…

Temo di essere ancora sotto shock. Innanzitutto, come dovrei sentirmi nei confronti di uno che ha tentato di… anzi, che mi ha ammazzato, anche se è stato mille anni fa? Ma ora capisco che non si poteva accusare Hal, non si poteva accusare nessuno. C’è un ottimo detto che ho trovato spesso utile: «Non attribuire mai alla malevolenza ciò che è semplicemente dovuto all’incompetenza». Non posso provare rabbia nei confronti di un gruppo di programmatori che non ho mai conosciuto e che sono morti da secoli.

Sono contento che questo invio sia crittato, perché non so come dovrebbe essere maneggiato, e molte cose che vi dirò potrebbero risultare assolute sciocchezze. Ho già sofferto di un sovraccarico di informazioni, e ho dovuto chiedere a Dave di andarsene per un po'’ dopo tutti i guai che ho affrontato per incontrarlo! Ma non credo di aver offeso i suoi sentimenti, anzi, non sono nemmeno sicuro che abbia dei sentimenti…

Che cos’è, allora? Ottima domanda! Be’, è davvero Dave Bowman, ma senza gran parte della sua umanità… simile… ah… simile a un compendio di un libro o di un saggio tecnico. Voi sapete come un estratto possa dare tutte le informazioni che servono… ma nessun accenno alla personalità dell’autore? Eppure ci sono stati momenti in cui ho sentito chiaramente che qualcosa del vecchio Dave era ancora presente. Non mi spingerei al punto di dire che fosse contento di vedermi… moderatamente soddisfatto, questo si attaglia di più… Quanto a me, sono ancora molto confuso. Come incontrare un vecchio amico dopo una lunga separazione e scoprire che adesso è una persona completamente diversa. Be’, sono trascorsi mille anni e non riesco a figurarmi attraverso quali esperienze sia passato, anche se ha cercato di raccontarmene alcune, come adesso vi mostrerò.

E Hal… anche lui è lì, senz’altro. Il più delle volte non sono in grado di dire quale dei due mi stia parlando. Non ci sono casi di personalità multipla negli archivi clinici? Forse si tratta di una cosa del genere.

Gli ho chiesto come sia potuto succedere tutto questo a loro due e lui… loro… maledizione, Halman!… ha cercato di spiegarmelo. Adesso ve lo ripeto forse in parte ho capito male, ma è l’unica ipotesi valida di cui sono in possesso.

Ovviamente il monolito — nei suoi vari aspetti — è la chiave — no, è un termine sbagliato — mi pare che qualcuno una volta abbia detto che era una specie di coltello dell’esercito svizzero, ma a livello cosmico. Ho visto che li avete ancora, anche se la Svizzera e il suo esercito sono scomparsi secoli fa. È un coltello multiuso che può fare un sacco di cose. O è stato programmato per farle…

In Africa, quattro milioni di anni fa, ci diede quel calcio evolutivo, buono o cattivo che fosse. Poi il suo gemello sulla Luna ha atteso che noi uscissimo dalla culla. Tutto ciò lo avevamo già immaginato e Dave me lo ha confermato.

Ha detto che non ha più molti sentimenti umani, ma è ancora curioso… vuole imparare. E che bella occasione ha avuto!

Quando il monolito di Giove lo ha assorbito — non mi viene in mente una definizione migliore — ha ottenuto più di quanto si aspettasse. Benché lo abbia usato all’apparenza come esemplare catturato e come sonda per indagare sulla Terra — anche Dave lo ha usato a sua volta. Con l’aiuto di Hal — chi potrebbe capire un supercomputer meglio di un altro supercomputer? — ha esplorato i propri ricordi e ha cercato di trovare uno scopo.

Ora, abbiamo qui qualcosa cui è molto difficile credere. Il monolito è una macchina dalla potenza inimmaginabile — guardate solo quello che ha fatto a Giove! — ma non è altro. Opera in automatico; non ha consapevolezza. Mi ricordo che una volta mi venne in mente di andare a prendere a calci la Grande Muraglia e di urlare: «C’è qualcuno in casa?» E la risposta corretta avrebbe dovuto essere: nessuno, tranne Dave e Hal…

Peggio ancora, alcuni dei suoi sistemi potrebbero aver cominciato a funzionare male; Dave suggerisce persino che, a conti fatti, stia diventando stupido! Forse lo hanno lasciato solo per troppo tempo — è ora di fare il tagliando.

E pensa che il monolito abbia sbagliato a valutare almeno in un caso. Forse anche questa non è l’espressione esatta… magari potrebbe avere considerato attentamente e deliberatamente…

In ogni caso, è… be’, davvero spaventoso e terrificante nelle sue implicazioni. Fortunatamente posso mostrarvelo, quindi potete giudicare voi. Sì, anche se accadde un migliaio di anni fa, quando la Leonov eseguì la seconda missione su Giove! E nessuno ci ha mai pensato, per tutto questo tempo…

Sono molto contento che mi abbiate adattato una calotta cerebrale. È stata certamente preziosissima — non riesco a immaginare di vivere senza di essa — ma adesso sta facendo un lavoretto per il quale non era stata affatto progettata. E lo sta facendo piuttosto bene.

Halman ci ha impiegato dieci minuti a capire come funzionasse e ha stabilito un’interfaccia. Ora abbiamo un contatto puramente mentale — il che rappresenta una grande tensione per me, credetemi devo chiedere in continuazione che rallentino e che utilizzino un linguaggio da bambini. O dovrei dire un modo di pensare da bambini…

Non so come andrà a finire. È una registrazione vecchia di mille anni dell’esperienza di Dave, immagazzinata in qualche modo nell’immane memoria del monolito, poi recuperata da Dave e immessa nella mia calotta cerebrale — non chiedetemi come — e infine trasferita via radio a voi dalla Centrale di Ganimede. Uff! Spero che non vi venga un’emicrania mentre la caricate.

Tornando a Dave Bowman su Giove, nei primi anni del XXI secolo…