120705.fb2 Ai confini di Sol - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 3

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— Senza includere Plutone?

— No, consideriamo Plutone come una lunga fuggitiva di Nettuno. Quindi: Nettuno, Persefone, Caina, Antenora, Tolomea, in ordine di distanza dal Sole. E le orbite non sono piatte rispetto al piano del sistema. Persefone è inclinata di centoventi gradi ed è retrograda. Se troveranno un altro pianeta, là fuori, lo chiameranno Giudecca.

— Perché?

— L’Inferno. Le quattro bolge centrali dell’Inferno dantesco. Formano un’enorme distesa di ghiaccio, dentro alla quale stanno i peccatori.

— Torniamo a noi — disse Ausfaller.

— Incomincia con l’alone cometario — mi disse Carlos. — È molto rarefatto: all’incirca una cometa per un volume sferico corrispondente all’orbita della Terra. La massa è più densa via via che si procede verso il centro: alcuni pianeti, altre comete, pezzi di ghiaccio e di roccia, tutti in orbite sghembe e sempre piuttosto sparsi. All’interno di Nettuno ci sono molti pianeti e asteroidi, e c’è un maggiore appiattimento delle orbite in conformità con la rotazione di Sol. All’esterno di Nettuno lo spazio è immenso e vuoto. Potrebbero esserci pianeti sconosciuti. Singolarità che inghiottono le navi.

Ausfaller era indignato. — Ma è possibile che tre intersechino contemporaneamente le rotte commerciali più importanti?

— Non è impossibile, Sigmund.

— Le probabilità…

— Sono infinitesimali, giustissimo. Bey, è quasi impossibile. Chiunque abbia la testa sulle spalle penserebbe ai pirati.

Non vedevo Sharrol ormai da molto tempo. La tentazione era forte. — Ausfaller, avete scoperto se parte del bottino è stata messa in vendita? Sono arrivate richieste di riscatto? — Mi convinca!

Ausfaller rovesciò all’indietro la testa e rise.

— Cosa c’è di tanto divertente?

— Abbiamo ricevuto centinaia di richieste di riscatto. Qualunque deficiente può scrivere una richiesta di riscatto, e queste sparizioni hanno avuto parecchie pubblicità. Le richieste erano tutte fasulle. Vorrei tanto che ce ne fosse stata qualcuna autentica. C’era un figlio del Patriarca di Kzin a bordo della Wayfarer, quando è scomparsa. In quanto al bottino… uhmm. C’è stata una caduta dei prezzi al mercato nero per la boosterspice e i legni-gemma. In quanto al resto… — Ausfaller scrollò le spalle. — Nessuna traccia degli originali di Barr o della Pietra di Mida o degli altri tesori più cospicui che erano a bordo delle navi sparite.

— Allora non avete nessuna certezza, in un senso o nell’altro.

— No. Verrà con noi?

— Non ho ancora deciso. Quando partirà?

Sarebbero partiti l’indomani mattina dalla Zona Estrema Est. Così avrei avuto tempo di riflettere.

Dopo cena tornai in camera mia. Ero depresso. Carlos sarebbe partito, questo era chiaro. Non era colpa mia… ma era lì su Jinx perché aveva fatto un grande favore a me e a Sharrol. Se fosse morto mentre tornava a casa…

Nella mia stanza c’era ad attendermi un nastro di Sharrol. C’erano le foto dei bambini, Tanya e Louis, e dell’appartamento che lei aveva scovato per noi nell’arcologia di Twin Peaks, e tante altre cose.

Me lo rividi tre volte. Poi chiamai la stanza di Ausfaller. Era passato davvero troppo tempo…

Girai una volta intorno a Jinx, prima di prendere il largo. L’ho sempre fatto, persino ai tempi in cui volavo per le Linee Nakamura; e nessun passeggero ha mai protestato.

Jinx è la luna molto vicina di un pianeta gassoso gigante più massiccio di Giove, ma più piccolo perché il nucleo è compresso e formato di materia degenerata. Un miliardo d’anni fa Jinx e il Primario erano ancora più vicini, prima che la forza mareale li allontanasse. La stessa forza mareale, in precedenza, aveva vincolato la rotazione di Jinx al Primario, e aveva dato alla luna una forma ovoidale, di sferoide prolato. Quando la luna si spostò verso l’esterno la forma diventò un po’ più sferica: ma la superficie di roccia fredda oppose resistenza al cambiamento.

Ecco perché l’oceano di Jinx lo cinge al centro, sotto un’atmosfera troppo compressa e troppo calda perché sia impossibile respirarla, mentre i punti rispettivamente più vicino e più lontano dal Primario, la Zona Estrema Est e quella Ovest, in effetti s’innalzano al di sopra dell’atmosfera.

Visto dallo spazio, Jinx sembra l’Uovo Pasquale di Dio; le Zone Estreme sono color avorio, sfumate di giallo; poi c’è il riflesso più fulgido degli anelli delle distese di ghiaccio ai limiti dell’atmosfera; quindi i vari azzurri di un mondo simile alla Terra, ai quali si sovrappongono sempre più spesso le incrostazioni candide delle nubi via via che gli occhi si spostano verso l’interno, fino alla cintura del pianeta-luna, che è circondata da una fascia di bianco puro. L’oceano non si vede mai.

Feci un solo giro intorno, e via.

Sirio ha la sua parte di materia miscellanea che ingombra il percorso verso lo spazio interstellare. Rimasi ai comandi quasi costantemente per quasi cinque giorni, un po’ per questa ragione e un po’ perché volevo familiarizzarmi con la nave che non conoscevo.

L’Hobo Kelly era una di quelle navi che atterrano sulla pancia, lunga cento metri e a sezione triangolare. Sotto il muso rialzato e proteso in avanti c’erano i grandi portelloni per il carico. Aveva razzi ventrali adeguati e un motore a fusione molto più grande in coda, e una fila di oblò che indicavano le cabine. Senza dubbio aveva un’aria piuttosto innocua; e senza dubbio c’era sotto un imbroglio. La cabina avrebbe dovuto avere posto a sufficienza per quaranta o cinquanta persone, ma in realtà c’era per quattro appena. Il resto di quello che sarebbe dovuto essere lo spazio per le cabine era formato da finestre a proiezioni olografiche.

Il motore funzionava bello tranquillo fino a un massimo di dieci gravità: non molto, per una nave destinata a portare un carico massiccio. La gravità nella cabina reggeva senza bisogno di sfruttare più di una frazione dell’energia. Quando Jinx e il Primario diventarono invisibili sullo sfondo delle stelle, quando Sirio fu così lontano che potevo guardarlo direttamente, cominciai a occuparmi del quadro segreto dei comandi che Ausfaller aveva sbloccato apposta per me. Ausfaller si svegliò, vide che cosa stavo facendo, e attaccò a darmi spiegazioni.

C’era un grosso laser a raggi X e c’erano altri cannoni laser più piccoli, regolati su frequenze diverse. C’erano quattro bombe a fusione del tipo autocercante. C’era un telescopio così efficiente che in realtà il telescopio ufficiale della nave gli serviva soltanto come finder. C’era il radar di profondità.

Eppure niente di tutto questo armamentario affiorava dallo scafo scolorito.

Ausfaller era armato quanto bastava per affrontare i bandersnatchi. Io non sapevo cosa pensare. Sembrava che fossimo in grado di combattere contro qualche cosa, e anche di sfuggire a qualunque cosa. Ma che razza di nemico si stava aspettando?

Durante le quattro settimane in hyperdrive, mentre attraversavamo il Punto Cieco alla velocità di un anno-luce ogni tre giorni, l’argomento dei mangiatori di navi si riaffacciò in modo inquietante.

Oh, parlavamo di altre cose: di musica e d’arte, e delle più recenti tecniche d’animazione, i programmi da computer che vi permettono di farvi da soli i film olografici con una spesa poco superiore quella di un pranzo. Ci raccontavamo tante cose. Io spiegai a Carlos perché lo kdatlyno Lloobee aveva fatto quei busti a me e a Emil Horne. Parlai dell’unica volta che i burattinai di Pierson avevano pagato la garanzia per uno scafo della Prodotti Generali, dopo che lo scafo presunto indistruttibile era stato distrutto dall’antimateria. Ausfaller conosceva molti episodi interessanti… molti di più di quanti fosse autorizzato a raccontare; lo immaginavo nel vedere che ogni volta doveva frugare nella sua memoria.

Ma finivamo sempre per ritornare ai mangiatori di navi.

— Tutto si riduce a tre possibilità — dissi io. — Kzinti, burattinai, oppure umani.

Carlos sghignazzò. — Burattinai? I burattinai non ne avrebbero il coraggio!

— Ho messo anche loro nel mazzo perché potrebbero avere qualche interesse a manipolare la Borsa interstellare. Pensate un momento: i nostri ipotetici pirati hanno creato un embargo, isolando il Sistema di Sol dal mondo esterno. I burattinai hanno il capitale per approfittare delle conseguenze per il mercato. E hanno bisogno di parecchio denaro. Per la loro migrazione.

— I burattinai sono filosofi vigliacchi.

— Verissimo. Non correrebbero il rischio di rapinare le navi, e neppure di avvicinarle. Ma supponiamo che siano in grado di farle sparire da lontano.

Adesso Carlos non rideva più. — Questo è più facile che tirarle fuori dall’iperspazio per saccheggiarle. Sarebbe sufficiente un enorme generatore di gravità… e noi non abbiamo mai conosciuto i limiti della tecnologia dei burattinai.

Ausfaller chiese: — Lo ritieni possibile?

— Appena appena. Lo stesso vale per gli kzinti. Gli kzinti sono abbastanza feroci. Ma se venissimo a sapere che sono loro a rubare le nostre navi, scateneremmo l’inferno. Gli kzinti lo sanno, e sanno che possiamo batterli. Ci hanno messo parecchio, ma l’hanno capita.

— Quindi tu pensi che siano umani — disse Carlos.

— Già. Se sono pirati.

La teoria dei pirati sembrava ancora traballante. I telescopi spettroscopici non avevano mai trovato concentrazioni di metalli delle navi nello spazio dove erano sparite. I pirati rubavano le navi intere? Se il motore dell’hyperdrive era ancora intatto dopo l’attacco, la nave sequestrata poteva venir lanciata nell’infinito: ma i pirati potevano contare che andasse cosi otto volte su otto?

E nessuna delle navi scomparse aveva chiesto aiuto via radio iperspaziale.

Io non avevo mai creduto ai pirati. I pirati dello spazio erano esistiti, in passato, ma erano morti senza lasciare eredi. Intercettare una nave spaziale era troppo difficile. Non era abbastanza redditizio.

Le navi in hyperdrive si pilotano da sole. Il pilota non deve far altro che stare attento fino a che compaiono le linee radiali verdi nel sensore di massa. Però lo deve fare spesso, perché il sensore di massa è uno strumento psionico, e dev’essere controllato da una mente, non da un’altra macchina.

Quando la sottile linea verde che rappresentava Sol si allungò, cominciai a preoccuparmi enormemente del ciarpame intorno al Sistema Solare. Le ultime dodici ore di volo le passai ai comandi, fumando una sigaretta dopo l’altra, con i piedi. Dovrei aggiungere che questo lo faccio normalmente, quando voglio avere libere entrambe le mani; ma adesso lo facevo per infastidire Ausfaller. Avevo notato come strabuzzava gli occhi, la prima volta che mi aveva visto tenere una sigaretta con i piedi. I terrapiattai non sono molto agili.