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— Dovrebbe avere dimensioni planetarie, da Marte in su. E poi dipende dalla distanza e dalla densità. Se è abbastanza densa può essere meno massiccia e riuscire comunque a scagliarti fuori dall’universo. Però si vedrebbe sul sensore di massa.
— Solo per un istante… e neppure per quello, se fosse spento. Cosa succederebbe se qualcuno mettesse in funzione un gigantesco generatore di gravità mentre stiamo passando?
— E perché dovrebbero farlo? Non potrebbero saccheggiare la nave. Che cosa ci guadagnerebbero?
— Ci guadagnerebbero il mercato.
Ma Ausfaller scuoteva la testa. — Le spese per un’operazione del genere sarebbero enormi. Nessuna consorteria di pirati disporrebbe di un capitale sufficiente perché ne valesse la pena. Potrei crederlo dei burattinai, questo sì.
Diavolo, aveva ragione lui. Nessun umano tanto ricco avrebbe avuto bisogno di darsi alla pirateria.
La lunga linea verde che indicava Sol stava quasi toccando la superficie del sensore di massa. Annunciai: — Uscita fra dieci minuti.
E la nave sobbalzò furiosamente.
— Legatevi! — urlai, e diedi un’occhiata ai monitor dell’hyperdrive. Il motore non assorbiva energia e gli altri indicatori erano impazziti.
Attivai gli oblò. Li avevo tenuti spenti nell’iperspazio, perché i miei passeggeri terrapiattai non cominciassero a dare i numeri nel vedere il Punto Cieco. Gli schermi si accesero e vidi le stelle. Eravamo nello spazio normale.
— Cavolo! Ci hanno beccati. — Carlos non sembrava spaventato né arrabbiato, ma piuttosto pieno di meraviglia e ammirazione.
Quando sollevai il pannello segreto, Ausfaller gridò: — Aspetti! — Non gli badi. Azionati l’interruttore rosso, e l’Hobo Kelly sobbalzò di nuovo, quando la parte ventrale esplose.
Ausfaller cominciò a bestemmiare in qualche lingua morta dei terrapiatti.
I due terzi dell’Hobo Kelly recedettero, ruotando lentamente su se stessi. Ciò che era rimasto doveva rivelarla per ciò che era: uno scafo numero due della Prodotti Generali, costruito dai burattinai, un’agile lancia trasparente lunga cento metri e larga sei, con gli strumenti da guerra raggruppati lungo quella che adesso era la nuova parte ventrale. Gli schermi che erano rimasti spenti si accesero. E io attivai il motore principale e lo portai alla massima potenza.
Ausfaller esplose, rabbioso e invelenito. — Shaeffer, idiota, vigliacco! Scappa senza sapere da che cosa stiamo scappando! Adesso quelli sanno esattamente che cosa siamo. Che probabilità ci sono che ci seguano, adesso? Questa nave era stata costruita per uno scopo preciso, e lei ha rovinato tutto!
— Ho liberato i suoi strumenti speciali — gli feci notare. — Perché non prova a vedere cosa riesce a trovare? — E nel frattempo, pensai, io potevo filarmela.
Ausfaller cominciò a darsi da fare. Rimasi a guardarlo mentre accendeva gli schermi dalla mia parte del quadro dei comandi. C’era qualcosa che c’inseguiva? Si sarebbero accorti che era difficile prenderci, e ancora più difficile digerirci. Non era probabile che si aspettassero uno scafo della Prodotti Generali. Da quando i burattinai avevano smesso di fabbricarli, i prezzi dei loro scafi usati erano saliti alle stelle.
C’erano alcune navi, là fuori. Ausfaller le inquadrò in primo piano: tre rimorchiatori spaziali del tipo usato nella Fascia degli Asteroidi, a forma di grossi dischi, equipaggiati con motori enormi e potenti generatori elettromagnetici. Quelli della Fascia li adoperano per rimorchiare gli asteroidi di nichel-ferro e portarli dove c’è chi vuol comprare il minerale. Con quei motori probabilmente potevano raggiungerci: ma avrebbero avuto una gravità adeguate nelle cabine?
Non ci provavano neppure. Sembrava che non ci seguissero e che non fuggissero. E avevano un’aria abbastanza innocua.
Ma Ausfaller si stava dando da fare con gli altri suoi strumenti. Io lo approvavo. Anche l’Hobo Kelly aveva avuto un’aria piuttosto pacifica fino a un momento prima. Adesso era irta di armi. Poteva darsi che anche i rimorchiatori nascondessero chissà cosa.
Alle mie spalle Carlos chiese: — Bey? Cos’è successo?
— Come cavolo faccio a saperlo?
— Cosa indicano gli strumenti?
Doveva riferirsi al complesso dell’hyperdeive. Un paio degli indicatori era impazzito; altri cinque non funzionavano più. Glielo dissi. — E il motore non assorbe energia. Non ho mai sentito che sia successa una cosa simile. Carlos, è ancora teoricamente impossibile.
— Non… non ne sono tanto sicuro. Voglio dare un’occhiata al motore.
— Nei tubi d’accesso non c’è la gravità della cabina.
Ausfaller aveva abbandonato i rimorchiatori ormai distanziati. Aveva trovato qualcosa che sembrava una grossa cometa, una palla di gas congelati a una notevole distanza, da un lato. Restai a guardare mentre l’esaminava con il radar di profondità. Dietro non c’era nascosta una flotta di navi pirate.
Gli chiesi: — Ha controllato con il radar di profondità anche i rimorchiatori?
— Naturalmente. Più tardi potremo esaminare dettagliatamente le registrazioni. Non ho visto niente. E niente ci ha attaccati da quando siamo usciti dall’iperspazio.
Io avevo pilotato la nave in una direzione scelta a caso. Adesso la puntai verso Sol, che era la stella più fulgida del firmamento. Quei dieci minuti di meno nell’iperspazio avrebbero aggiunto circa tre giorni alla durata del nostro viaggio.
— Se c’era un nemico, lei l’ha spaventato. Shaeffer, questa missione e questa nave sono costate una somma enorme al mio dipartimento, e non abbiamo scoperto niente di niente.
— Non proprio — disse Carlos. — Voglio dare un’occhiata al motore hyperdrive. Bey, puoi portarci a una gravità?
— Sicuro. Ma… i miracoli m’innervosiscono, Carlos.
— Lo stesso vale anche per me.
Strisciammo lungo un tubo d’accesso appena un po’ più largo delle spalle di un uomo imponente, tra il vano del motore hyperdrive e i serbatoi del combustibile. Carlos raggiunse uno spioncino d’ispezione. Guardò e scoppiò a ridere.
Gli chiesi che cavolo ci trovava di tanto divertente.
Continuando a ridere, Carlos passò oltre. Gli strisciai dietro e guardai all’interno.
Nel vano del motore hyperdrive, il motore hyperdrive non c’era più.
Entrai dalla botola per le riparazioni e mi fermai nel vano cilindrico, a guardarmi intorno. Niente. Non c’era neppure un foro d’uscita. I cavi superconduttori e i supporti del motore erano stati tranciati così perfettamente che le estremità mutilate luccicavano come specchi.
Ausfaller pretese di andare a vedere con i suoi occhi. Io e Carlos lo aspettammo in sala comando. Per un po’ Carlos continuò a scoppiare in risate irrefrenabili. Poi assunse un’espressione remota e sognante che m’irritò ancora di più.
Mi domandai che cosa gli stava passando per la testa, e pervenni alla spiacevole conclusione che non l’avrei mai saputo. Qualche anno fa mi sono sottoposto ai test del Quoziente d’Intelligenza, nella speranza che mi servisse per ottenere una licenza di paternità. Non sono un genio.
Sapevo soltanto che Carlos aveva pensato qualcosa che non avevo pensato io; lui non lo diceva, e io ero troppo orgoglioso per chiederglielo.
Ausfaller non aveva orgoglio. Quando rientrò sembrava che avesse visto un fantasma. — Sparito! Dove può essere andato? Come può essere successo?
— A questo posso rispondere io — disse allegramente Carlos. — È necessario un gradiente di gravità estremamente alto. Il motore l’ha urtato, ha avvolto lo spazio intorno a se stesso ed è passato a un livello d’hyperdrive più elevato, che noi non possiamo raggiungere. Può darsi che in questo momento sia avviato verso l’orlo dell’universo.
Io dissi: — Sei sicuro, eh? Un’ora fa non esisteva una teoria per spiegare quel che è accaduto.
— Bene, sono sicuro che il nostro motore è andato. Tutto il resto è piuttosto nebuloso. Ma questo è un modello ben stabilito di ciò che càpita quando una nave incappa in una singolarità. A un gradiente di gravità inferiore il motore si porterebbe dietro tutta la nave, e poi ne spargerebbe gli atomi lungo il percorso, fino a quando non restasse altro che il campo dell’hyperdrive.
— Ugh.
Ormai Carlos s’era innamorato di un’idea. — Sigmund, voglio che usi la tua radio iperspaziale. Potrei sbagliarmi, ma ci sono diverse cose che possiamo controllare.
— Se siamo ancora entro la singolarità di qualche massa, la radio iperspaziale si autodistruggerà.