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Le prove:
CASSANDRA: (Piangendo) Apollo mi ha detto che non mi avresti creduta.
ECUBA: (Coccolandola) Be’, Apollo può andarsi a grattare, naturalmente che una madre crede alla sua bambina…
ANDROMACA: Cassandra? Che differenza farebbe se ti credessero? Forse è meglio se nessuno di noi vede sangue e ossa fracassate.
CASSANDRA: Non capisco.
ANDROMACA: Be’, allora smetti di piangere e spiegami cosa hai visto.
CASSANDRA: Io sono Cassandra. Essere Cassandra significa fare profezie. Ma se non mi ascoltano quando parlo, allora cosa sono se non una piccola cosa senza carne, un fantasma che nessuno vede?
ECUBA: Shh, figliola. Non sei una persona meno di quanto lo sia Andromaca. Non meno di me. Almeno il nome Cassandra ti appartiene. Una volta mi chiamavano la regina di Priamo. Ma, morto Priamo, non vi è più una regina. Andromaca era la moglie di Ettore ma, morto Ettore, che moglie può essere? Il nostro posto era qui nella rocca di Troia dalle molte torri, quando essa è caduta, in quale luogo possiamo stare? Noi tutte stavamo qui, sorrette dalla forza dei nostri guerrieri, ma essi sono morti, così, quale luogo ci resta? La città è sparita, la forza è svanita, oggi noi non siamo nulla. Almeno il nome Cassandra ha un significato di per se stesso.
CASSANDRA: (Pensierosa) Ci son cose peggiori che avere il proprio nome.