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Le prove

IFIGENIA: Vedi, abbiamo cercato tutte di dirtelo, o grande Achille, le donne non sono di alcuna utilità per i morti.

ACHILLE: Allora io… anch’io sono morto.

IFIGENIA: Non sei altro che uno spettro; hai finito di uccidere e stuprare; le tue battaglie sono terminate. Sei solo un’ombra che vagabonda tra altre ombre, come noi.

ACHILLE: Ma, io… io sono immortale. I poeti lo hanno detto. Destinato a camminare tra gli dei!

IFIGENIA: Allora sono morti anche gli dei.

ACHILLE: Ma essi vivono!

IFIGENIA: E quando vivevi camminavi tra loro.

ACHILLE: Davvero?

POLISSENA: Come noi tutti.

ACHILLE: Cosa volevano dire i poeti?

IFIGENIA: Che puoi essere immortale da vivo, e puoi essere ancora ricordato ora che sei morto. Gli uomini pensano bene di loro stessi…

POLISSENA: … e i poeti li aiutano.

ACHILLE: (Piange)

POLISSENA: Piange come un bambino. Poveretto.

— Stop — ordinò la direttrice di scena. — Stavia, quando dirai la prossima battuta: “Piangevano forse gli uomini?” chinati e tocca il suo viso.

— Toccare il suo viso? — disse Stavia. — Ad Achille?

— Sì, tocca il suo viso per vedere se le sue lacrime sono vere. E poi, alla fine, porta il tuo viso vicino al suo quando hai detto l’ultima battuta.

— Giusto — disse Stavia, chinandosi, e allungando una mano per toccare il viso di Joshua.

IFIGENIA: (Rivolta a Polissena) Dimmi. Piangevano forse gli uomini quando ti tagliarono la gola?

La mano di Stavia era bagnata e lei l’osservò con stupore, guardando le lacrime che scendevano lungo il viso di Joshua che stava rivolto verso di lei.

— No, non lo facevano — disse Polissena in lacrime.

— E neppure piangevano mentre tagliavano la mia — disse Stavia, sebbene il ricordo le seccasse la gola.