121713.fb2 Cronache del dopoguerra - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 3

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Ritrovandosi a trentasette anni, seduta nella stanza illuminata dal fuoco con Corrig e gli altri, Stavia rifletteva che sarebbe stato meglio se non avesse ricordato il nome di Chernon a quei tempi. Sarebbe stato meglio per tutti se non lo avesse ricordato o rivisto mai più. Colse lo sguardo di Corrig su di sé e arrossì. L’uomo si avvicinò e lei disse: — Stavo ricordando il giorno in cui portammo Jerby alla Porta. Fu la prima volta che vidi Chernon, quel giorno. — L’uomo le afferrò il braccio per un attimo poi andò a prendere altro tè guardandosi in giro per la stanza. Era un misto tra una camera normale e una cucina. Ogni cosa dentro quella stanza si portava dietro dei ricordi. Lo spesso tappeto disteso davanti alla stufa era quello dove Dawid era solito accoccolarsi quando lei gli leggeva le storie. Dove andava a sdraiarsi quando tornava a casa per il carnevale. Prima che diventasse grande. Il suo portatovaglioli era ancora nella credenza. Ricordava ancora quando Joshua lo aveva intagliato per lui. Ogni angolo della stanza nascondeva cose che parlavano di Dawid, o di Habby, di Byram o di Jerby.

Corrig tornò con la teiera. Pose una mano sulla spalla di Stavia e strinse leggermente, con molta gentilezza, mentre le versava la bevanda.

Beneda alzò lo sguardo dicendo: — Cosa hai detto, Stavvy?

— Niente, Beneda. Stavo semplicemente ringraziando Corrig per il tè.

— Be’, io non ne voglio più, grazie. Devo tornare dai bambini. Mia madre deve incontrarsi domani mattina presto con la gilda delle Tessitrici per discutere le quote del lino, deve coricarsi presto.

— Come sta tua madre? — chiese Morgot. — E tuo nipote?

— Sylvia sta bene. Il bambino sta mettendo su i denti e dà qualche preoccupazione ma le ragazze stanno bene. Ci piacerebbe che veniste a mangiare una zuppa qualche volta. Ora, dove ho messo il mio scialle? — era già a metà strada sulla porta di casa intenta a smozzicare le parole e le frasi.

Quando se ne fu andata, Stavia sospirò. — Una volta eravamo amiche.

Le gemelle, Kostia e Tonia, alzarono lo sguardo, ma fu soltanto Tonia a parlare: — Per quel che riguarda Beneda lo siete ancora, cara.

Stavia trattenne il fiato. — È vero. Mi sento un’ipocrita. Mi spiace.

— Lo so. Stai bene adesso?

— Sì — rispose — Sto bene. — Si sarebbe ripresa. Quasi tutte ce la facevano. Ma ora che Dawid se ne era realmente andato, ora che non avrebbe più voluto tornare a casa, ricordava cose a cui non aveva realmente pensato per anni; non ricordi di Dawid ma ricordi di Chernon, di Beneda della sua famiglia. — Cose non perdute ma scordate — mormorò a se stessa. Cose della sua fanciullezza.