121713.fb2 Cronache del dopoguerra - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 33

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Stavia nel ruolo di Ifigenia, Joshua in quello di Achille e tutto il resto del cast (tra cui la regista che finalmente aveva deciso cosa voleva dagli attori) stavano provando per l’ultima volta la commedia. La rappresentazione avrebbe avuto luogo la sera stessa. Il teatro d’estate era festoso di bandiere e i chioschi stavano già esponendo le vivande che avrebbero venduto al tramonto. Il piccolo cast stava provando la commedia già abbigliato e truccato, per abituarsi a calcare la scena con tutti gli accessori. Recitavano le battute a voce alta per coprire il coro che stava provando nel prato vicino. Le mura di Troia erano in rovina intorno a loro. Ecuba abbracciava Andromaca. Quasi in cima alle mura di Troia, Achille stava in ginocchio, in lacrime. Stavia nel ruolo di Ifigenia si chinò su di lui sfiorandogli la guancia con la mano, come le era stato ordinato dalla regia.

IFIGENIA: Achille, perché piangi?

ACHILLE: È finito, tutto finito. L’onore e la gloria. Teti, mia madre, mi promise che il mio nome sarebbe stato immortale come quello di Giove stesso. Eppure io sto qui, tra queste mura sventrate, solo, solo…

IFIGENIA: Non ho detto che sei solo.

ACHILLE: E chi c’è con me? Il mio amico Patroclo è forse qui? Dove sono gli argivi morti? E tutti i miei coraggiosi mirmidoni, dove sono?

ECUBA: Cosa dice il figlio di Agamennone?

IFIGENIA: Piange per gli eroi, Ecuba. Implora i suoi amici e ogni altro greco morto di tenergli compagnia.

ECUBA: Si sente solo, vero? Eppure noi ci curiamo di lui…

POLISSENA: Un ingrato, vero? Achille! Non siamo qui forse a tenerti compagnia? O preferiresti essere da solo?

ACHILLE: (Con passione) Cosa possono dire le donne a un guerriero?

CASSANDRA: Oh, una donna può aver molto da dire se un uomo vuole stare ad ascoltarla. Ma gli uomini non ascoltano. Disprezzano ciò che diciamo come fossimo uccelli in gabbia che cantano inutili canzoni. Per esempio ho detto ad Agamennone cosa lo aspetta, ma lui ride di me…

IFIGENIA: (Scuotendo il capo) Non ha mai ascoltato un buon consiglio prima d’ora. Perché dovrebbe farlo adesso?

ACHILLE: (Continuando come se non fosse stato interrotto) Cosa può avere una donna da dire a un guerriero, e cosa potrebbe dire un guerriero a una donna?

ANDROMACA: Potresti spiegarci come hai fatto a farci innamorare. Io avevo un padre, una volta, della benedetta Tebe, città dei cilici. Sei venuto qui, o guerriero. Hai saccheggiato il palazzo, ucciso mio padre e i suoi sette figli. Quale gloria hai portato ai miei fratelli, o grande Achille, ucciso da un uomo grande come te? Di questo puoi parlare.

IFIGENIA: O parlare delle tue imprese; raccontaci di come hai ucciso gli uomini di Biresi. Raccontaci di come l’hai stuprata nella tua tenda dicendo che era “bottino di guerra”. I guerrieri hanno molte cosa da dire alle donne, se solo vogliono farlo.

ACHILLE: Non è colpa mia se voleva il mio abbraccio. Si è gettata davanti ai miei piedi, allungando braccia d’avorio per stringere le mie coscie. Quello che tu chiami uno stupro fu solo una dolce violenza che gli alberi conoscono bene quando vengono investiti da una tempesta estiva e sbattono tra di loro nella foresta…

IFIGENIA: Una tempesta che provocò la morte di molti uomini. Quella tempesta estiva ci ha ucciso tutti. Mariti, fratelli, figli uccisi. Non c’è dubbio che siano stati uccisi da colpi gentili, accarezzati dalle lame.

POLISSENA. Se Biresi si è gettata ai tuoi piedi deve averlo fatto per chiedere pietà. Non ci hai pensato?

ACHILLE: (Testardamente) Se Patroclo fosse qui, capirebbe. Noi uomini ci capiamo.

IFIGENIA: Be’, Patroclo è andato nell’Ade con tutti gli altri greci morti.

ECUBA: E i troiani…

IFIGENIA: E i troiani. Avrai compagnia a sufficienza quando ci andrai anche tu. Io ci sono stata e lo so.

POLISSENA: È vero. Sei stata uccisa da più di dieci anni.

IFIGENIA: Dieci anni, così poco… ma è un tempo sufficiente per conoscere come sia la Via dell’Inferno e farvi ritorno.

— Stavia — disse la regista vedendola barcollare. — Stai bene?

— Naturalmente — disse Stavia sentendo svanire la momentanea emozione che si era impadronita di lei. — Mi spiace, non volevo interrompere la prova.

Erano passati dieci anni da quando aveva portato Dawid ai guerrieri e poche settimane da quando suo figlio aveva scelto di restare con la guarnigione. Un tempo sufficiente per conoscere la Via dell’Inferno e farvi ritorno.