122544.fb2 Elefanti malinconici - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 2

Elefanti malinconici - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 2

— Sarebbe inutile e crudele invitarla a continuare il suo discorso, signora. Vede, io non posso aiutarla.

Lei avrebbe voluto gridare e, furiosamente, si proibì di farlo. Controllati, bisbigliava una parte della sua mente, e un’altra parte le urlava che un uomo come quello non usava le parole con leggerezza. — Non posso. — Ma doveva aver torto. Forse la frase era soltanto una mossa d’apertura…

Non lasciò trapelare nessun segno del conflitto interiore: la voce era calda e misurata. — Senatore, non sono venuta qui per intrigare. Volevo solo informarla personalmente che la nostra organizzazione intende fare una donazione per la sua campagna, senza condizioni, per l’ammontare di…

— Mrs. Martin, la prego! Prima d’impegnarsi, mi ascolti. Le ripeto che non posso aiutarla. Indipendentemente dalla somma offerta.

— È piuttosto cospicua.

— Ne sono sicuro. Tuttavia è insufficiente.

Lei sapeva che non avrebbe dovuto chiederlo. — Senatore, perché?

Il vecchio aggrottò la fronte. Era uno spettacolo spaventoso.

— Mi ascolti — disse lei, lasciando quasi trasparire la disperazione. — Tenga il pro rata, se questo basta a farmi ottenere una risposta! Sino a quando non sarò convinta che la mia missione è senza speranza, non desisterò: rispondermi è il sistema più rapido per allontanarmi dal suo ufficio. I suoi scanner mi hanno controllata meticolosamente: sa benissimo che non sto cercando di imbrogliarla.

Il senatore annuì, continuando ad aggrottare la fronte. — E sta bene. Non posso accettare la vostra donazione per la campagna perché ne ho già accettata una da un’altra fonte.

La sua paura segreta era una realtà. Il vecchio aveva già preso denaro dall’altra parte. L’unica cosa che ogni politicante era tenuto a fare, per quanto fosse potente, era restar fedele a chi l’aveva comprato. Era finita.

Tutto il panico e la tensione svanirono, sostituiti da una tristezza così grande e penetrante che per un momento lei pensò che, letteralmente, potesse fermarle il cuore.

Troppo tardi! Oh, tesoro mio, sono arrivata troppo tardi!

Si rese conto mestamente che c’era troppa gente nella sua vita, c’erano troppe responsabilità e troppi legami. Sarebbe trascorso almeno un mese prima che potesse suicidarsi onorevolmente.

— … si sente bene, Mrs. Martin? — stava dicendo il vecchio in tono allarmato.

Lei si drappeggiò nella disciplina come in un mantello. — Sì, senatore, grazie. La ringrazio per aver parlato chiaramente. — Si alzò e si allisciò la gonna. — E per…

— Mrs. Martin.

— … la sua gentile ospit… Sì?

— Vuole espormi i suoi argomenti? Perché non dovrei appoggiare l’S. ’896?

Lei batté le palpebre. — Ha appena detto che sarebbe inutile e crudele.

— Se le prospettassi qualche speranza, sì, lo sarebbe. Se preferisce non sprecare tempo, non la costringerò. Ma sono incuriosito.

— Curiosità intellettuale?

Sembrò che il vecchio si raddrizzasse un po’ sulla poltrona… senza dubbio era un’illusione, perché una spina dorsale artificiale non è mobile. — Mrs. Martin, mi sono impegnato a un dato corso d’azione. Ciò non significa che non m’interessi se l’azione è giusta o sbagliata.

— Oh. — Lei rifletté. — Se la convincessi, non mi ringrazierebbe.

— Lo so. Ho visto la sua espressione un momento fa e… mi ha ricordato una notte di molti anni or sono. La notte che morì mia madre. Se la sua tristezza è tanto grande, io posso alleviarla in parte, devo tentare. Si sieda.

Lei sedette.

— Ora mi dica. Cosa c’è di tanto tremendo nell’estendere i diritti d’autore in modo che si adeguino alle realtà della vita moderna? Per principio, cerco sempre di ascoltare entrambe le parti in causa, prima di accettare una donazione per una campagna… ma questa faccenda sembrava così chiara…

— Senatore, quella proposta di legge è un vantaggio a breve termine per alcuni artisti… e a lungo termine è un disastro per tutti gli artisti, sulla Terra e altrove.

— A lungo andare, signor presidente… — disse il vecchio, citando Keynes.

— … alcuni di noi sono ancora vivi — finì lei, sottovoce e in tono deciso. — Non è così? Ha appunto indicato una parte del problema.

— A quale disastro si riferisce? — chiese il senatore.

— Il peggior trauma psichico che la razza umana abbia sofferto finora.

Il vecchio la scrutò attentamente e aggrottò di nuovo la fronte. — È una possibilità che non viene neppure accennata nella vostra letteratura e nel vostro materiale.

— Accennarvi significherebbe precipitare il trauma. Attualmente solo poche persone lo sanno, persino nella mia organizzazione. A lei lo sto dicendo perché me l’ha chiesto, e perché sono certa che è l’unica persona che sta registrando questa conversazione. Scommetto che cancellerà il nastro.

Lui batté le palpebre e strinse i denti. — Oh, oh — disse in tono blando. — Mi lasci mettere comodo. — Regolò la poltrona in modo che s’inclinasse all’indietro e gli massaggiasse gli arti inferiori; e lei vide che poteva continuare a osservarla attraverso lo specchio del soffitto, se voleva. Ma aveva gli occhi chiusi. — Sta bene, prosegua.

Lei non aveva bisogno di tempo per scegliere le parole. — Sa quanto è antica l’arte, senatore?

— È antica quanto l’uomo, credo. Anzi, può far parte della definizione.

— È una risposta intelligente — disse lei. — Lo ricordi. Ma a tutti i fini pratici attuali, si potrebbe dire che ha un po’ più di 15.600 anni. È l’età delle opere d’arte superstiti più antiche, i dipinti rupestri di Lascaux. Senza dubbio i pittori cavernicoli cantavano e ballavano, e raccontavano storie… ma tutte queste creazioni artistiche non lasciarono testimonianze più durevoli della memoria di un uomo. Forse furono i cantastorie che poi impararono un sistema per conservare la loro opera. Dovettero passare innumerevoli altre generazioni prima che venisse ideato e standardizzato un metodo funzionante di notazione musicale. Soltanto negli ultimi secoli i coreografi hanno imparato a lasciare una documentazione sia pure rudimentale della loro arte.

«La memoria razziale della nostra specie si è allungata, dopo Lascaux. Il miglioramento più grande venne con l’invenzione della scrittura: l’estensione della nostra memoria passò dalla durata di poche generazioni a quella dell’esistenza della Bibbia. Ma era necessario uno sforzo massiccio per sostenere per tanto tempo un ricordo: era difficile copiare a mano i manoscritti più in fretta di quanto riuscissero a distruggerli i barbari, le pestilenze e le altre calamità naturali. La soluzione più ovvia fu la stampa a caratteri mobili: produrre e diffondere tante copie di un manoscritto o di un’opera d’arte in modo che alcune sopravvivessero a qualunque catastrofe.

«Ma con la stampa nacque un’idea nuova. Di colpo, l’arte divenne accessibile al mercato di massa, e diventò redditizia. Gli scrittori decisero che dovevano essere loro a possedere il diritto di riprodurre la propria opera. Stava per nascere la nozione del diritto d’autore.

«Poi, negli ultimi quattrocentocinquant’anni sono venuti i più grandi balzi in avanti della memoria razziale umana. La tecnologia della registrazione. Visiva: fotografia, film, video, Xerox, ologrammi. Audio: bassa fedeltà, alta fedeltà, stereo, digitale. Poi i computer, il culmine dello storage delle informazioni. Ognuna di queste nuove tecnologie generò nuove forme d’arte, e nuovi modi per conservare le forme antiche dell’arte. E ognuna di esse imponeva una nuova valutazione dell’idea del diritto d’autore.

«Lei conosce il sistema che abbiamo ora, e che è immutato fin dalla metà del secolo ventesimo. I diritti d’autore decadono cinquant’anni dopo la morte del detentore. Ma la consistenza della razza umana è aumentata drasticamente dal Novecento… e anche la durata media della vita. La maggioranza della gente, nelle nazioni sviluppate, oggi può aspettarsi di vivere fino ai centoventi anni: lei, per esempio, è considerevolmente più vecchio. E quindi, naturalmente, ora l’S. ’896 cerca di estendere i diritti d’autore in perpetuo.

— Bene — interruppe il senatore, — che c’è di male in questo? L’opera di un uomo dovrebbe cessare d’essere sua semplicemente perché ha dimenticato di continuare a respirare? Mrs. Martin, lei stessa sarà ricca per tutta la vita se quel progetto di legge verrà approvato. Desidera davvero regalare il genio del suo defunto marito?

Lei rabbrividì.

— Perdoni la mia franchezza, ma è ciò che capisco di meno nella sua presa di posizione.

— Senatore, se cercassi di tesaurizzare i frutti del genio di mio marito, potrei rovinare la mia razza. Non capisce cosa comporta il diritto d’autore perpetuo? È la memoria razziale perpetua! Quel progetto di legge dà alla razza umana la memoria di un elefante. Ha mai visto un elefante allegro?

Il vecchio rimase a lungo in silenzio. Poi: — Non sono ancora sicuro di aver compreso il problema.

— Non si avvilisca per questo, senatore. Il problema è sotto gli occhi di tutti noi da ottant’anni almeno, e quasi nessuno se ne è reso conto.

— Perché?

— Credo sia dovuto a una specie di carenza innata dell’intuizione matematica, comune a molti umani. Noi tendiamo a confondere qualunque numero sufficientemente alto con il concetto d’infinito.