122544.fb2 Elefanti malinconici - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 3

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— Bene, tutto ciò che supera dieci all’ottantacinquesima può essere infinito.

— Prego?

— Mi scusi… non dovevo interromperla. È l’attuale stima più accreditata del numero degli atomi dell’Universo. Continui.

Lei si sforzò di ritornare in argomento. — Bene, basta molto meno per eguagliare l’«infinito» agli occhi di moltissima gente. Per milioni di anni abbiamo guardato l’oceano e abbiamo detto: «È infinito. Accetterà i nostri rifiuti e la nostra immondizia, per sempre.» Abbiamo guardato il cielo e abbiamo detto: «È INFINITO: POTRÀ CONTENERE UN QUANTITATIVO INFINITO DI FUMO.» Noi amiamo l’idea d’infinito. Un problema che include l’infinito è di facile soluzione. Per quanto tempo si può continuare a inquinare un pianeta infinitamente grande? È semplice: per sempre. Non è il caso di preoccuparsi.

«E poi un giorno scopriamo di essere tanti che il pianeta non sembra più infinitamente grande.

«Perciò andiamo altrove. Ci sono riserve infinite nel resto del sistema solare, no? Credo che lei sia una delle poche persone al mondo abbastanza sagge per rendersi conto che non vi sono risorse infinite nel sistema solare, e abbastanza sofisticate per includere questa consapevolezza nei loro piani.

Il senatore, adesso, sembrava turbato. Sorseggiò qualcosa con una cannuccia. — Provi a collegare tutto questo al suo problema.

— Ricorda un caso di un’ottantina di anni fa, a proposito della canzone «My Sweet Lord» di George Harrison?

— Se lo ricordo? Fui io a effettuare le ricerche. Il mio studio legale vinse la causa.

— Il suo studio legale convinse il tribunale che Harrison aveva tratto il motivo di quella canzone da un’altra, intitolata He’s So Fine e scritta più di dieci anni prima. Poco tempo dopo Yoko Ono fu accusata di aver tratto abusivamente You’re My Angel dal classico Makin Whoopee, scritto più di trent’anni prima. Gli eredi di Chuck Berry trascinarono in tribunale gli eredi di John Lennon per Come Together. Poi, alla fine degli Anni Ottanta, la grande Piaga del Plagio incominciò veramente a imperversare nei tribunali. Da allora, fu aperta la stagione di caccia ai compositori di musica leggera, ed è aperta ancora adesso. Ma raggiunse il massimo all’inizio del secolo, quando fu dimostrato che Ringsong di Brindle era sostanzialmente simile a uno dei concerti di Corelli.

«Esistono ottantotto note. Centosettantasei, se ha un orecchio abbastanza affinato per cogliere i quarti di tono. Aggiunga le pause e il resto, i tempi differenti. Scelga un numero per indicare il massimo di note che una melodia può contenere. Non conosco il massimo numero possibile di melodie, perché vi sono troppe variabili… ma sono sicura che è molto alto.

«Tuttavia, sono certa che non è infinito.

«Innanzi tutto, molte di queste possibili disposizioni delle ottantotto note non verranno percepite come melodia, come musica, dall’orecchio umano. Forse più della metà. Non si potranno canticchiare, fischiettare, ascoltare… alcune saranno sgradevoli. Un’altra percentuale cospicua sarà costituita da melodie così simili l’una all’altra da essere praticamente identiche: se lei cambia tre note della Sonata del Chiaro di Luna, non ha creato qualcosa di nuovo.

«Non so quale sia il numero massimo delle melodie apprezzabili, e sono egualmente certa che sia elevato, ma sono altrettanto sicura che non è infinito. Al mondo siamo sedici miliardi, senatore, più di tutti gli umani che siano mai vissuti in passato. Grazie alla nostra tecnologia, più della metà non hanno un lavoro significativo da svolgere; il cinquantaquattro per cento della nostra popolazione è registrato negli elenchi fiscali sotto la dicitura artisti. Perché il sintetizzatore costa poco ed è versatile, in maggioranza questi artisti sono musicisti, e moltissimi sono compositori. Lei sa cosa significa essere compositore ai giorni nostri, senatore?

— Conosco alcuni compositori.

— Che lavorano ancora?

— Ecco… tre.

— Con quanta frequenza producono un pezzo nuovo?

Un silenzio. — Direi ogni cinque anni, in media. Uhm. Non ci avevo mai pensato, ma…

— Sapeva che attualmente su cinque opere presentate per il copyright alla Divisione Musica, due vengono respinte dopo la prima ricerca al computer?

Il volto del vecchio aveva smesso di esprimere sorpresa, se non per fini istrionici, più di un secolo prima; tuttavia lei capiva di averlo sconvolto. — No, non lo sapevo.

— Perché avrebbe dovuto saperlo? Chi ne parla mai? Tuttavia è una realtà. Un’altra realtà è che, quando si tiene conto dell’aumento del numero dei compositori attivi, la percentuale delle presentazioni all’Ufficio Copyright segna una diminuzione significativa. Vi sono più compositori che mai, ma la loro produttività individuale è in declino. Chi è il compositore vivente più popolare?

— Uh… credo che quel Vachandra…

— Giustissimo. Lavora da poco più di cinquant’anni. Se lei incominciasse ora a suonare in successione tutte le note scritte da lui, finirebbe in dodici ore. Wagner scrisse più di sessanta ore di musica… soltanto la Tetralogia dell’Anello ne dura ventuno. I Beatles, che in pratica erano due compositori, produssero più di dodici ore di musica originale in meno di dieci anni. Perché i grandi del passato erano tanto più prolifici?

«Perché c’erano più permutazioni piacevoli delle ottantotto note che essi potevano trovare.

— Oh — mormorò il senatore.

— Ora ritorniamo ancora agli Anni Sessanta. Ricorda il caso di plagio di Radici? E le dozzine che seguirono? Più o meno in quel tempo uno scrittore che si chiamava van Vogt fece causa ai realizzatori di un film di successo, Alien, accusandoli di aver plagiato un suo racconto scritto quarant’anni prima. Altri due scrittori, Bova ed Ellison, chiamarono in giudizio uno studio televisivo perché aveva rubato l’idea per una serie di telefilm. Tutte e tre le cause furono vinte dai querelanti.

«Questo pone fine al principio legale secondo il quale una persona non ha il copyright sulle idee bensì sulla disposizione delle parole. Il numero delle disposizioni di parole, ma il numero di idee è molto minore. Certamente, possono essere raccontate di nuovo in modi innumerevoli… West Side Story è una brillante rielaborazione di Romeo e Giulietta. Ma fu possibile solo perché Romeo e Giulietta era di dominio pubblico. Rammenti inoltre che, del numero finito di vicende che si possono raccontare, una notevole percentuale è costituita da vicende brutte.

«In quanto alle arti visive… ecco, una volta un uomo dimostrò in laboratorio la capacità di distinguere esattamente tra ottantun diverse sfumature di colore. Credo sia un limite massimo. C’è una quantità massima d’informazioni che l’occhio può assorbire, e in gran parte è l’equivalente del rumore…

— Ma… ma… — Il vecchio aveva fama di non avere mai esitato, in nessuna circostanza. — Ma ci saranno sempre cambiamenti… ci saranno sempre scoperte nuove, nuovi orizzonti, nuove mentalità sociali che infonderanno nell’arte nuovi…

— Non con la stessa rapidità con cui si riproducono gli artisti. Ricorda la grande spaccatura nella letteratura all’inizio del ventesimo secolo? Il mainstream abbandonò sostanzialmente il Romanzo di Idee dopo Henry James, e rivolse la sua attenzione al Romanzo di Carattere. Prima della metà del secolo quel filone s’era inaridito, e ancora oggi stanno rimasticando gli avanzi. Ma nel frattempo un piccolo gruppo di scrittori, alla ricerca disperata di qualcosa di nuovo da scrivere, di una vicenda nuova da raccontare, inventò un nuovo genere chiamato fantascienza. Frugarono nel futuro in cerca di idee. Il futuro infinito… come il carbone e il petrolio e il rame in quantità infinite di cui disponevano allora. In meno d’un secolo avevano esaurito anche quel filone: da più di cinquant’anni non c’è stata una sola idea originale nella fantascienza. La fantasy è sempre stata presentata come la letteratura dalle possibilità infinite …ma c’è un limite teorico persino per il significativamente impossibile, e stiamo per raggiungerlo molto in fretta.

— Possiamo creare nuove forme d’arte — disse il vecchio.

— Da moltissimo tempo la gente cerca di creare forme d’arte nuove, senatore. Quasi tutte sono cadute lungo il percorso. Al pubblico non piacciono.

— Impareremo ad apprezzarle. Accidenti, dovremo farlo.

— E saranno utili, per un po’. Negli ultimi due secoli sono nate più forme d’arte nuove di quanto ne fossero spuntate nel milione d’anni precedente… ma negli ultimi quindici anni non ne è nata nessuna. Le sinfonie olfattive, la scultura tattile, la scultura cinetica, la danza a gravità zero… sono tutti campi nuovi e ricchi, e stanno generando montagne di nuovi diritti d’autore. Montagne di grandezza finita. La strozzatura finale è questa: abbiamo soltanto cinque sensi con cui apprezzare l’arte, ed è un numero finito. Posso avere un po’ d’acqua, per favore?

— Certo. — Il vecchio sembrava aver ritrovato l’abituale autocontrollo, ma il bicchiere che emerse dal bracciolo della poltrona conteneva succo di mela. Lei non vi badò e proseguì.

— Ma non è questo che mi fa paura, senatore. La teorica morte termica dell’espressione artistica è qualcosa alla quale, in realtà, non potremo mai avvicinarci. Il gioco finirà molto prima di quel punto.

Tacque per raccogliere i suoi pensieri e assaggiò il succo di mele. Una parte della sua mente notò che si armonizzava con il ricorrente motivo della cannella della sinfonia di Bulachevski, che era ancora in corso di svolgimento.

— Gli artisti si sono illusi per secoli, si sono illusi di creare. In verità non lo fanno. Gli artisti scoprono. Nella natura della realtà c’è un numero di combinazioni di toni musicali che verranno percepiti come piacevoli da un sistema nervoso centrale umano. Per millenni le abbiamo scoperte, implicite nell’universo… e abbiamo continuato a ripeterci che eravamo noi a «cercarle». Creare implica una possibilità infinita; scoprire una possibilità finita. Come specie, credo che reagiremo male nel trovarci di fronte alla constatazione che in effetti siamo scopritori e non creatori.

Smise di parlare e rimase seduta, eretta. Inspiegabilmente, aveva i piedi indolenziti. Chiuse gli occhi e continuò a parlare.

— Mio marito scrisse una canzone per me, in occasione del quarantesimo anniversario del nostro matrimonio. Era il nostro amore in musica, unico, speciale, intimo, la melodia più bella che abbia udito in tutta la mia vita. Lui era felice di averla composta. Delle sue ultime dieci composizioni, cinque le aveva bruciate perché erano derivate, e le altre non avevano ottenuto il copyright. Ma quella era fresca, eccezionale… diceva, scherzando, che gliel’aveva ispirata il mio amore per lui. Il giorno dopo la presentò per farla registrare, e si sentì rispondere che era stata un’aria popolare ai tempi della sua prima infanzia, e che dopo la registrazione originale era stata presentata inutilmente già quattordici volte. Una settimana dopo bruciò tutti i suoi manoscritti e i suoi nastri e si uccise.

Rimase in silenzio a lungo, e il senatore non disse nulla.

— Ars longa, vita brevis — disse alla fine lei. — Questo è stato una specie di consolazione, per migliaia d’anni. Ma l’arte è lunga, non infinita. La magia se ne va. Un giorno l’avremo usata tutta… a meno che impariamo a riciclarla come ogni altra risorsa finita. — La sua voce acquistò forza. — Senatore, quella proposta di legge deve cadere, a costo di dovermi opporre a lei per spuntarla. Forse non vincerò… ma lotterò! Non si deve permettere che un copyright duri più di cinquant’anni… e dopo quel termine deve essere cancellato dalla banca-memoria dell’Ufficio Diritti d’Autore. Abbiamo bisogno di un’amnesia volontaria selettiva, se gli Scopritori dell’Arte dovranno continuare a lavorare senza danni psichici. I fatti devono essere ricordati… ma i sogni? — Rabbrividì. — I sogni dovrebbero essere dimenticati al risveglio. Altrimenti un giorno scopriremo d’essere incapaci di dormire. Dati otto miliardi di artisti con vite attive superiore al secolo, non possiamo più permettere ai singoli individui di possedere le loro scoperte in perpetuo. Dobbiamo fare come fece la razza umana per un milione di anni… dimenticare e riscoprire. Perché un giorno, il numero infinito di scimmie non avrà niente altro da scrivere eccettuate le opere complete di Shakespeare. E probabilmente preferiranno non saperlo, quando questo accadrà.

Ora aveva finito; non aveva altro da dire. Era finita anche la sinfonia olfattiva, il cui ultimo motivo si stava dileguando lentamente nell’aria. Non c’era un orologio che ticchettasse, un congegno che emettesse suoni. Il silenzio rimase completo per quasi mezzo minuto.

— Se si vive abbastanza a lungo — disse lentamente il senatore, — non c’è nulla di nuovo sotto il sole. — Si spostò leggermente sulla grande poltrona. — Se si è fortunati, si muore prima. Da cinquant’anni non ho più sentito una barzelletta nuova. — Sembrò raddrizzarsi. — Farò cadere l’S 4217896.

Lei s’irrigidì, scossa. Dopo un po’, si rilassò un poco e riprese a respirare. C’erano tante emozioni che lottavano per la supremazia che aveva appena il tempo di riconoscerle mentre turbinavano. Non riusciva a parlare.

— Inoltre — continuò il senatore, — non dirò a nessuno perché lo faccio. Segnerà la fine della mia carriera nella vita pubblica, che non avevo intenzione di abbandonarla: ma lei mi ha convinto che devo farlo. Sono nel contempo… lieto e… — Il viso si contrasse in una smorfia angosciata. — E amaramente dispiaciuto che lei mi abbia detto perché devo farlo.

— Dispiace anche a me, senatore — disse lei sottovoce.

Il vecchio la scrutò attento. — In certe lotte non è piacevole neppure la vittoria. Ci sono soltanto due categorie di persone che intraprendono battaglie di questo genere: gli sciocchi e le persone straordinarie. Credo che lei sia una persona straordinaria, Mrs. Martin.

Lei si alzò, rovesciando il bicchiere di succo di mele. — Vorrei tanto essere una sciocca, — esclamò. Sentiva che il suo autocontrollo stava incominciando a incrinarsi.