123498.fb2 Houston, Houston, ci sentite? - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 2

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— Oh! Ma è marzo, il 15 marzo. Voi dovete… — La sua voce si perde in un fischio. Sono tutti protesi verso il microfono. Lorimer è a testa china. I rumori dallo spazio gemono e crepitano come la risacca. L’astronave sconosciuta è troppo vicina all’orizzonte coronale.

— Dietro di voi… — si sente. Molti stridori: — Banda, provate… nave… se potete il vostro segnale… — Nient’altro. Lorimer indietreggia fissando lo splendore nell’oblò. Deve essere Spica, ma si è allargato come se una seconda sorgente fosse lì vicino. Impossibile. Una crescente agitazione l’invade. Le voci delle donne gli risuonano in testa. — Playback — dice Dave. — Houston sarà felice di sentirlo. — Ascoltano ancora la ragazza che chiama Judy, la donna che si presenta come Lorna Bethune. Bud alza un dito. — C’è una voce d’uomo. — Lorimer ascolta attentamente le parole che crede di aver udito. Il nastro finisce. — Aspetta che Packard abbia questo. — Dave si sfrega le mani. — Ricordate cosa dissero di Howie? Pretendevano di averlo salvato.

— Sembra che ci vogliano sulla loro frequenza — ghigna Bud. — Devono pensare che ci siamo allontanati. Ehi, tra poco ci sarà folla, qua fuori.

— Se si fanno sentire rispondi, Bud. Le batterie ce la faranno. — Lorimer guarda lo scintillio di Spica o di Spica più qualcos’altro, domandandosi se è sempre in sé. La casuale intercettazione di qualche trucco, o impresa, qua fuori, in questa incredibile solitudine… Ad alta voce dice: — Escondita, è un nome insolito per una missione sovietica. Credo che significhi «nascosta» in spagnolo.

— Sììì! — esclama Bud. — Ehi, so cos’è questo accento, è australiano. Abbiamo avuto qualche coniglietta australiana ad Hickam… Supponete che Woomera stia mettendo in orbita qualche specie di missione combinata. — Dave scuote la testa: — Non ne hanno assolutamente la possibilità. — Ci siamo imbattuti in qualche fenomeno completamente sconosciuto, Dave — esclama Lorimer pensosamente. — Vorrei fare un controllo visuale.

— Hai preso un granchio, Doc?

— No, la Terra è dove ho detto, se è ottobre. La Vergine è dove dovrebbe apparire in marzo.

— Allora è così. — Dave sogghigna uscendo dal sedile. — Hai dormito cinque mesi, Rip van Winkle? C’è tempo per una bevuta prima di fare il piano di lavoro.

— Quello che vorrei sapere è come sono queste donne — dice Bud, chiudendo il trasmettitore. — Posso aiutarla con la sua tuta, signorina? Signorina, faccia entrare questo, pissi, pissi, pissi? Mi stai ascoltando, Doc?

— Bene. — Lorimer sta riponendo le sue carte. Gli altri vanno attraverso il tunnel nel piccolo «soggiorno» senza fare ulteriori commenti sulla presenza della nave o delle navi sconosciute là fuori. Lo stesso Lorimer è più scosso di quel che vuol sembrare; è stata quella dannata frase. Il noioso periodo dell’esercizio passa rapidamente. Pranzo; mettono i containers al minimo per risparmiare le batterie. Di nuovo pollo «à la king», Bud mette del ketchup sul suo e rompe l’abituale silenzio con un buffo aneddoto su una australiana, laboriosamente autocensurato in conformità al codice non scritto in uso sul Sunbird. Dopo pranzo Dave ritorna nel modulo di comando. Bud e Lorimer continuano il loro lavoro abituale di verifica dei rivestimenti e degli imballaggi per una stima dei danni da riparare prima che le radiazioni diventino dannose. Hanno appena sparecchiato quando Dave li chiama. Lorimer arriva attraverso il tunnel in tempo per sentire squillare la voce di una ragazza.

— … Un noioso disinnesto. Còsa ha detto Lorna? Qui Gloria, passo. — Egli alza bruscamente il LURP e comincia a sondare. Niente risultati, questa volta. — Sono tutt’e due in linea dietro di noi, o nel quadrante controsole.

— Non posso isolarle. — Adesso l’altoparlante emette un altro suono leggero. — Questa potrebbe essere la loro base di controllo.

Dice Dave: — Quali sono le coordinate, Doc?

— Cinque ore: Siberia Nord Occidentale, Giappone, Australia.

— Ve l’ho detto, siamo nei guai. — Bud aumenta con precauzione la capacità dell’alimentatore dell’antenna. — L’intelaiatura è storta, ecco cos’è.

— Non romperla — dice Dave sapendo che Bud non lo farà. Lo stridio e le vibrazioni smettono.

— Ehi, possiamo usarlo davvero — fa Bud. — Possiamo tararlo su di loro. — Una voce forte, da soprano, parla improvvisamente: — … Potrebbero essere fuori della vostra orbita. Provate intorno a Beta, in Ariete.

— Un’altra donna. Abbiamo un’allucinazione! — esclama Bud allegramente. — Abbiamo un miraggio. Credo che i nostri problemi siano risolti. Quella bestia ha sballato di 149 gradi. — La prima ragazza si rifà viva: — Li vediamo, Margo! Ma sono così piccoli, come possono vivere lì dentro? Forse sono dei minuscoli alieni! Passo.

— Questa è Judy — fa Bud. — Dave, è strano, è tutto in inglese. Deve essere uno scherzetto delle N.U. — Dave si massaggia i gomiti, contrae i pugni: è pensieroso. Attendono. Lorimer pensa ai 149 gradi dal punto Gamma, nei Pesci. Dopo tredici minuti la voce della terra esclama: — Judy, chiama le altre, vuoi? Stiamo per trasmettere la registrazione. Pensiamo che la potreste sentire tutte. Due minuti. Oh, mentre aspettiamo, Zebra vuol dire a Connie che il bambino sta bene? E abbiamo una nuova vacca.

— È un codice — esclama Dave. Il registratore entra in funzione. Gli uomini sentono ancora una volta Dave che chiama Houston in un frastuono di interferenze solari. La trasmissione si chiarisce rapidamente e si interrompe con la donna che dice che un’altra astronave, la Gloria, è dietro di loro, più vicino al sole. — Abbiamo guardato nei libri di storia — riassume la voce dalla Terra. — C’era un maggiore Norman Davis, sul primo volo Sunbird. «Maggiore» era un titolo militare. Li avete sentiti chiamare «Doc»? C’era uno scienziato a bordo. Il dottor Orren Lorimer. Il terzo membro era il capitano (questo è un altro titolo) Bernhard Geirr. Solo tre; tutti maschi, naturalmente. Pensiamo che abbiano avuto un guasto improvviso ai reattori e mancanza di carburante. Non tornarono più dal sole. Questo è accaduto pressappoco quando cominciò la grande esplosione. Jan pensa che restarono intrappolati in una macchia. Avete sentito che lamentavano dei danni. — Dave grugnisce. Lorimer è eccitato, come se una scarica elettrica gli passasse nelle budella. — Due possibilità: o sono chi dicono di essere, o sono spettri; oppure alieni che si spacciano per nostri simili. Jan sostiene che forse lo sconquasso causato da una superesplosione potrebbe alterare il continuum temporale. Osservatore: cosa ha visto, al momento culminante? — Dimensione del tempo… — mai tornati indietro. — La mente di Lorimer è bloccata nella realtà delle due immobili teste barbute davanti a lui; si rifiuta di capire le parole che pensa di aver udito: — Prima dell’anno 2000. — La lingua, pensa. La lingua dovrebbe aver subito mutamenti. Si sente meglio. Una profonda voce baritonale esclama: — Margo? — Sul Sunbird gli sguardi si fanno attenti. — … Come quella grande di cinquant’anni fa. — L’uomo ha lo stesso accento. — Siamo stati fortunati a trovarci ai margini dell’esplosione. La cosa più importante è che confermiamo le turbolenze gravitazionali. Periodiche, ma niente ondate. E violente; siamo stati sospinti contro qualcosa. Lo spazio è misterioso, in queste cose. Pensiamo che la teoria di France secondo cui il nostro sistema sta passando attraverso un ammasso di micro-buchi neri sembra buona, almeno finché uno non ne è colpito.

— France? — borbotta Bud. Dave lo guarda interrogativamente.

— È difficile immaginare che qualcosa sia sfuggito in tempo. Ma loro sono qui, da qualche parte, ad oltre ottocento kays da noi, e guizzano rapidamente verso Aldebaran. Come ha detto Lorna, se stanno tentando di raggiungere la Terra sono in errore, a meno che non abbiano una gran quantità di carburante di riserva. Provereste a contarli? Passo. Ah, grazie per la mucca. Passo di nuovo.

— Un buco nero. — Bud fischia leggermente. — Questo è per te, Doc… Eravamo in un buco nero?

— No, o non saremmo qui. — Se siamo qui, aggiunge Lorimer per se stesso. Un gruppo di micro-buchi neri… Che succede quando dei frammenti di materia implosa si avvicinano gli uni agli altri o entrano in collisione e si manifestano nella fotosfera di una stella? La distruzione del tempo? Basta. E ad alta voce: — Potrebbero chiarirci qualcosa, Dave. — Dave non risponde. I minuti scorrono. Finalmente la voce terrestre ritorna, dicendo che proveranno a contattare gli stranieri sulla loro frequenza originaria. Bud lancia uno sguardo a Dave, sintonizza il selettore. — Sunbird Uno? — La ragazza parla lentamente nel naso. — Qui Centrale Luna che chiama il maggiore Norman Davis del Sunbird Uno. Abbiamo captato la vostra conversazione con la nostra nave Escondita, siamo molto curiosi di sapere chi siete e come siete lì. Se siete veramente il Sunbird Uno pensiamo che siate stati sbalzati avanti nel tempo quando avete attraversato la macchia solare. — Pronuncia con accento cockney.

— La nostra nave Gloria è vicina a voi, vi hanno sul loro radar. Pensiamo che abbiate dei problemi di rotta, perché avete detto a Lorna che eravate diretti verso la Terra e che pensate questo sia ottobre, con la Terra nei Pesci. Non è ottobre. È il 15 marzo. Ripeto, la data della Terra è 15 marzo. Dovreste essere in grado di vedere che la Terra è molto vicina a Spica, nella Vergine. Avete detto che il vostro oblò è danneggiato. Non potete uscire e guardare? Pensiamo che dobbiate fare una bella correzione di rotta. Avete abbastanza carburante? Avete un computer? Avete cibo e aria sufficienti? Possiamo aiutarvi? Siamo in ascolto su questa frequenza. Luna a Sunbird. Rispondete. — Sul Sunbird nessuno si muove. Lorimer lotta contro l’eruzione interna. — Mai tornati indietro. Sbalzati avanti nel tempo. — Le cisti dei ricordi che aveva imparato a sopprimere riaffiorano nel silenzio prolungato. — Non avete intenzione di rispondere?

— Non essere stupido! — risponde Dave.

— Dave, centoquarantanove gradi è la differenza tra Gamma nei Pesci e Spica. Questa trasmissione arriva da dove loro dicono che sia la Terra.

— Hai sbagliato.

— Non ho sbagliato. Deve essere marzo. — Dave sbatte le palpebre come se una mosca lo infastidisse. Dopo quindici minuti la voce dalla Luna invia di nuovo il messaggio completo, terminando con: — Per favore rispondete.

— Non è una registrazione. — Bud scarta una striscia di gomma aggiungendola ai fili della scatola di derivazione. Lorimer rabbrividisce nel guardare l’ambiguo bagliore di Spica. Spica più Terra? L’incredulità lo afferra, lo scuote con una complessa stretta al cuore composta di facce, voci, lo sfrigolio del prosciutto che frigge, il cigolio della sedia a rotelle di suo padre, il gesso su una lavagna inondata di sole, le gambe nude di Ginny sul prato fiorito, Jenny e Penny che corrono pericolosamente vicine alla falciatrice. Jenny sarà già alta come sua madre, papà vivrà con Amy a Denver, deciso a resistere fin che il suo ragazzo non torna a casa. «Quando torno a casa». Questa deve essere follia, Dave ha ragione. È un trucco, qualche trucco pazzesco. La lingua. Quindici minuti ancora; la monotona, pressante voce femminile ritorna a ripetere tutto; con più enfasi. Dave si acciglia leggermente, come uno che ascolti una scadente cronaca sportiva. Lorimer ha la sensazione che potrebbe interrompere e proporre una bevuta. Vorrebbe farlo. La voce dice che adesso cambierà frequenza. Bud sintonizza ancora, masticando lentamente. Questa volta la voce si impappina in un paio di frasi, sembra stanca. Un’altra attesa, un’ora stavolta. La mente di Lorimer è concentrata solo sul punto luminoso di Spica, che lo stimola. Bud canticchia un pezzetto di Yellow Ribbons, poi ridiventa silenzioso. — Dave — esclama Lorimer alla fine, — la nostra antenna è orientata su Spica, non mi importa se pensi che ho sbagliato. Se la Terra è laggiù bisogna cambiare rotta, presto. Guarda, potrebbe trattarsi di una doppia sorgente di luce. Dobbiamo verificarlo. — Dave non dice nulla. Bud non dice nulla ma i suoi occhi ruotano dall’oblò al pannello degli strumenti, all’oblò di nuovo. Nell’angolo del pannello c’è un’istantanea di sua moglie, Patty: alta, allegra, con un’abbagliante testa rossa. Lorimer ha fantasticato qualche volta su di lei. Con una voce da ragazzina, pensa, e così alta… Alcuni uomini piccoli di statura cercano donne alte; ciò ferisce Lorimer, è poco dignitoso. Ginny è di qualche centimetro più bassa di lui. Le loro ragazze saranno alte. E Ginny ha insistito per restare incinta prima che lui partisse, pur sapendo che lui sarebbe stato via un bel po’! Forse, forse un maschio, un figlio… Basta! Pensa a qualcos’altro. Bud… Bud ama Patty? Chissà? Lui ama Ginny a settanta milioni di miglia…

— Judy? — dice la Centrale Luna, o chiunque sia. — Non rispondono. Volete provarci voi? Ma ascoltate, abbiamo riflettuto. Se questi uomini vengono realmente dal passato devono aver subito un trauma. Potrebbero aver compreso solo adesso che non vedranno più il loro mondo. Myda dice che avevano figli e donne che vivevano con loro; ne sentiranno terribilmente la mancanza. Questo è entusiasmante per noi, ma a loro può sembrare spaventoso. Potrebbero essere troppo sconvolti per rispondere, addirittura terrorizzati, forse pensano che siamo alieni o peggio ancora allucinazioni. Capite? — Cinque secondi più tardi la ragazza più vicina risponde: — Sì, Margo, anche noi eravamo di questo parere. Giusto. Ah! Sunbird? Maggiore Davis del Sunbird, è lì? Qui è Judy Paris sulla nave Gloria. Siamo a un milione di kays da voi. Vi vediamo sul nostro schermo. — Si sente giovane e entusiasta. — Controllo Luna ha tentato di raggiungervi; pensiamo che siate nei guai e vogliamo aiutarvi. Per favore, non abbiate paura, siamo gente come voi. Siete fuori rotta se volete raggiungere la Terra. Siete nei pasticci? Possiamo aiutarvi? Se la vostra radio è fuori uso potete fare qualche altra specie di segnale? Conoscete il vecchio Morse? Sarete presto fuori del nostro schermo, siamo sinceramente preoccupate per voi. Per favore rispondete in qualche modo se vi è possibile. Passo. — Dave siede impassibile. Bud lancia occhiate a lui, all’oblò; fissa stolidamente il ricevitore, la faccia vuota. Lorimer è stremato dalla sorpresa, vuole solo rispondere alle voci. Potrebbe lanciare un segnale rudimentale attraverso il raggio della sonda eterodina. Ma come, con entrambi loro contro di lui? La voce della ragazza tenta ancora, risolutamente. Alla fine esclama: — Margo, non vogliono farsi vivi. Forse sono morti? Oppure sono alieni. — Non lo siamo?, si chiede Lorimer. La stazione Luna ritenta con una diversa voce, più anziana: — Judy, qui Myda; ho pensato un’altra cosa. Questa gente aveva un codice rigidamente autoritario. Ripensa alla storia, loro prendevano ordini su tutto. Hai notato che il maggiore Davis ripeteva di essere il comandante? Questa struttura è chiamata dominio-sottomissione; uno di loro dava ordini e gli altri facevano tutto ciò che gli veniva ordinato. Non sappiamo bene perché. Forse perché erano spaventati. Il punto è che se il comandante è sotto shock o in preda al panico, gli altri non possono rispondere, a meno che questo Davis non li lasci fare.

— Gesù Cristo! Pensa, Lorimer, Cristo a colori! — Era l’espressione di suo padre per l’inesprimibile. Dave e Bud sono immobili.

— Che assurdità! — risponde Judy. — Ma non capiscono che sono su una rotta sbagliata? Cioè, il dominatore può portare gli altri dritti fuori del sistema? Veramente? — È accaduto, pensa Lorimer, è accaduto! Devo impedirlo. Devo farlo adesso, prima che ci perdano. Disperate visioni di se stesso che sfida Dave e Bud gli appaiono davanti. Proviamo con la persuasione, prima. Appena apre la bocca vede Bud muoversi lentamente e con immensa gratitudine lo sente dire: — Ehi, Dave, che ne dici se diamo un’occhiata? Uno sbalzetto non ci farà male. — La testa di Dave ruota di uno o due gradi. — Potrei uscire a vedere, come dice la donna. — La voce di Bud è dolce.

Dopo un lungo minuto Dave risponde neutro: — Bene… cambiamo altitudine. — Alza le braccia come se pesassero e comincia metodicamente la messa a punto dei valori per il vettore che porterà Spica in linea con il loro oblò funzionante. Perché non sono riuscito a fare questo?, si chiede Lorimer per la millesima volta, seguendo la familiare sequenza di verifica. Non risponde… e per la millesima volta è oscuramente scosso dalla loro razionalità. Gli autentici, gli Alfa. Il loro legame. La soggezione che aveva provato la prima volta per quelle teste di cazzo della squadra di baseball della scuola. — Vai avanti, Dave, sperando che niente sia andato a puttana. — Dave spegne l’accensione di sicurezza, mette il computer sul tempo reale. Lo scafo trema. Ogni cosa nella cabina appare distorta, mentre il punto luminoso di Spica scivola dall’altra parte, appare nell’oblò di fronte mentre il retrovisore rientra. Quando la stella si delinea nel vetro pulito, Lorimer può vedere chiaramente la sua compagna. La doppia luce si consolida. Un bel lavoro. Porge il telescopio a Bud: — Quella sulla sinistra. — Bud osserva: — È lì, bene. Ehi, Dave, guarda questo! — Mette il telescopio in mano a Dave che lentamente lo alza e guarda. Lorimer può sentire il suo respiro. Improvvisamente Dave afferra il microfono.

— Houston — esclama aspramente. — Sunbird a Houston. Sunbird chiama Houston. Rispondete. — Nel silenzio il ricevitore gracchia: — Hanno acceso i motori… aspetta, sta chiamando! — E tace.

Nella cabina del Sunbird nessuno parla. Lorimer fissa la coppia di stelle, realtà impossibili si susseguono nella sua mente, mentre i minuti si arrestano. Il viso riflesso di Bud sembra capovolto, beffardo. La barba di Dave si muove silenziosa; sta pregando, comprende Lorimer. Unico dell’equipaggio, Dave è profondamente religioso, nei pasti domenicali fa sempre un piccolo, dignitoso ringraziamento. Una profonda pietà per Dave cresce in Lorimer. Dave è così profondamente legato alla sua famiglia, ai suoi quattro figli, si preoccupa sempre della loro educazione portandoli a caccia, a pesca e al camping. E Doris, sua moglie, così incredibilmente attive e dolce, partecipa alle loro escursioni, cucinando e sfaccendando per la comunità. Aveva portato a scuola in macchina Penny e Jenny quella volta che Ginny era malata. Brava gente. La spina dorsale… non può essere vero, pensa. Il segnale di Houston arriverà a minuti, l’antenna è ben orientata, adesso. Sei minuti. Tutto questo scomparirà, finirà. «Prima dell’anno 2000.» Basta! Deve essere mutata la lingua. Pensa a Doris… Tutta soddisfatta a badare ai suoi cinque uomini. Le donne con figli maschi sono diverse. Ma Ginny, la sua cara donna, sua moglie, le sue figlie… Sono nonne adesso. Tutto morto e ridotto in cenere. Piantala! Dave prega ancora. Chissà cosa accade in quelle menti? Il pianto di Dave… Dodici minuti, deve andar bene. Il secondo raggio è fermo; no, si muove. Tredici. È tutta follia, un sogno. Quattordici. Il ricevitore fischia e stride a vuoto. Quindici. Un sogno. Ma quelle donne stanno aspettando là fuori che ci facciamo vivi? Sedici… A venti le mani di Dave si agitano, si fermano di nuovo. I secondi rendono nervosi. Lo spazio stride. Trenta minuti.

— Chiamo il maggiore Davis sul Sunbird. — È la donna più anziana, una voce gentile. — Qui Centrale Luna. Adesso abbiamo in servizio le comunicazioni facilitate per i voli spaziali. Siamo spiacenti di dovervi comunicare che non c’è più alcun centro spaziale a Houston. La stessa Houston è stata abbandonata quando la nuova base è stata spostata a White Sands, più di due secoli fa. — Una fredda paura polverosa avvolge il cervello di Lorimer, isolandolo. Resterà così a lungo. La donna spiega tutto un’altra volta, offre aiuto, si informa se sono stati feriti. Una graziosa nobile interlocutrice.

Dave siede ancora immobile, fissa la Terra. Bud gli passa il microfono. — Parlagli, Dave. — Dave lo osserva, tira un profondo respiro, preme il pulsante del trasmettitore: — Sunbird a Controllo Luna — dice quasi normalmente. (È la «Centrale», pensa Lorimer.) — Vi seguiamo. Non c’è bisogno di soccorsi, non abbiamo problemi. Seguiamo il consiglio di cambiar rotta e procediamo nella correzione… Apprezziamo la vostra offerta del computer. Vi chiediamo di trasmettere la posizione attuale, così potremo procedere alla messa a punto. Cercheremo di comunicare il meno possibile finché non avremo accertato l’autonomia dei nostri accumulatori. Qui Sunbird, passo.

E così era cominciato.

La mente di Lorimer ritorna alla realtà attuale, di lui che vola sul Gloria, circa un anno o trecento anni dopo. Osservatore osservato. Si sente di nuovo lucido, sano; il terrore sotterraneo non è più affiorato. Ma c’è tanto silenzio. Gli sembra di non aver sentito voci da tanto tempo. Forse è passato tanto tempo. O forse la droga sta lavorando in senso temporale, e sono passati solo un minuto o due.

— Stavo ricordando — dice a Connie; vuole sentirla parlare. Lei annuisce.

— Devi avere tanto da ricordare. Oh, scusa, non è bello da dirsi. — I suoi occhi esprimono simpatia.

— Non importa. — Adesso è tutto come un sogno, il suo mondo perduto e questo nuovo che si accinge a vedere. — Vi dobbiamo essere sembrati degli strani animali. — Cerchiamo di capire — lei risponde. — È la storia: si apprendono gli eventi, ma non si sa quello che la gente è stata, cosa ha provato. Speriamo che voi ce lo sappiate dire. — La droga, pensa Lorimer, questo è quello che si prova. Ditecelo… cosa posso fare? Potrebbe dire un dinosauro com’era? Un collage gli si forma nella mente, attraversato da lampi casuali; il parcheggio nord della base operativa e il telefono giallo della cucina di Ginny con le piante d’edera malaticce… Donne e piante… Uno scoppio di risa lo distrae, arriva dalla camera che chiamano palestra. Bud e gli altri stanno forse giocando a pallone, là dentro. Davvero un’idea brillante, riflette: esercitare i muscoli con esercizi piacevoli, ecco perché sono tutti così in forma. La palestra è una gloriosa ruota per scoiattoli; pedalando o arrampicandosi sui muri si sciolgono le giunture addormentate. Un vero Woolagong… Bud e Dave di solito si avvicendano nello scalare la rotatoria ginnica, simili a grandi scimmie pallide. Lorimer invece preferisce il facile ritmo femminile, e la bicicletta gli si adatta piacevolmente. Di solito si esercita con Connie, che è di poche parole, e con una delle due Judy, che parla anche troppo. Ma adesso pensa e tacciono tutti.

Vagamente a disagio, osserva la grande cabina cilindrica; Dave e Lady Blue davanti a un oblò, Judy Dakar è dietro di loro, silenziosa una volta tanto. Stanno per avvistare la Terra, deve essere quel disco che si ingrandisce da alcune settimane. La barba di Dave si muove, sta ancora pregando. Da qualche tempo lo fa spesso, senza ostentazione, ma in modo così palesemente sincero che Lorimer, ateo convinto, può solo simpatizzare. Le due Judy naturalmente avevano chiesto a Dave cosa bisbigliasse. Quando Dave aveva capito che esse non concepivano la preghiera e non avevano mai visto una Bibbia era caduto in un profondo silenzio.

— Così avete perso ogni fede? — aveva detto alla fine.

— Noi abbiamo fede! — aveva protestato Judy Paris.

— Posso domandarvi in che cosa?

— Abbiamo fede in noi stesse — era stata la risposta.

— Signorina, se lei fosse mia figlia la sculaccerei — aveva detto Dave, serio. L’argomento non era stato più sollevato. Ma si è ripreso bene dopo quel primo terrificante shock, pensa Lorimer. Un dio personale, un padre modello, un uomo, ha bisogno di questo. Dave trae la sua forza da questo e noi ci affidiamo a lui. I capi forse devono aver fede. Dave è così bravo, imperturbabile, inflessibile nel calcolare pazientemente le alternative, prendendo le sue decisioni in base a fattori che Lorimer non sarebbe in grado di interpretare. Un cane rognoso… I ricordi lo riassalgono, è di nuovo sul Sunbird, la vista offuscata, ascolta il chiacchiericcio delle donne, la chiara risposta di Dave. Dio quanto chiacchierano! Ma il loro computer seleziona. Lorimer sta soffrendo anche per le astuzie di Dave, la sua riluttanza a trasmettere la loro esatta potenza e la riserva di carburante. Vuole riservarsi un certo margine, e questo costringe Lorimer a fare ulteriori calcoli. Ma i calcoli sono inutili, è subito chiaro che sono in un grosso guaio. La Terra passerà troppo lontano rispetto alla loro orbita e non hanno accelerazione sufficiente per raggiungerla prima che passi oltre. Non possono compiere una manovra senza carburante sufficiente; potrebbero ridurre la velocità in modo che la Terra li attiri nella seconda orbita, ma questo richiederebbe un altro anno e le loro riserve vitali sarebbero da tempo terminate. Nella testa di Lorimer si fa strada una domanda: le riserve sarebbero sufficienti per mantenere un solo uomo ad aspettare? La respinge. La decisione spetta a Dave.

C’è un’ultima possibilità. Venere si avvicinerà alla loro traiettoria fra tre mesi e loro potrebbero guadagnare velocità e inserirsi nella sua orbita. Si mettono al lavoro per verificare. Ma nel frattempo la Terra si allontana costantemente, da loro e dal Gloria che è più vicino al sole. Dapprima la isolano dalle interferenze solari, ma poi la perdono di nuovo.