123498.fb2 Houston, Houston, ci sentite? - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 6

Houston, Houston, ci sentite? - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 6

— Naturalmente. Come può la gente non amare? — Ma lo osserva dubbiosa: — Le storie d’amore del vostro tempo che io ho sentito sono così, come dire, così fatali. Tetre e passionali. Non sembra amore… Sì, abbiamo delle canzoni d’amore famose, e qualcuna di loro è anche triste. Come quella di «Tamil e Alcmene O»; erano due predestinate a stare insieme. Anche le Connie sono un po’ predestinate. — Gli sorride timidamente. — Ci piace stare con le Ingrid Anders. Anche se è un’esperienza unilaterale. Spero che ci sarà un’Ingrid nel mio prossimo ciclo. È così eccitante, è come un piccolo diamante. — Gli argomenti che lo interessano gli esplodono dentro in una miriade di domande. Ma Lorimer vuole prima chiarire alcuni punti oscuri. — Undicimila genotipi e due milioni di persone, vuol dire una proporzione di duecento a uno, in vostro favore. — Lei annuisce. — Suppongo che siate suddivise in una quantità di tipi.

— Sì, esistono tipo meno vitali. Ma non ne abbiamo perso nessuno fino a questo momento. Si tenta di conservare tutti i geni possibili. Abbiamo individui di tutte le razze principali e un sacco di leggere varianti. Come me: io sono una specie di miscela dei Mari del Sud. Naturalmente non sapremo mai cosa è andato perduto, ma undicimila unità non è poco. Cerchiamo di conoscerci tutte, è uno dei nostri hobby. — Un brivido penetra la sua atarassia. Undicimila… Questa è la vera popolazione della Terra. Immagina duecento donne piccole dalla carnagione olivastra, che hanno nomi di piante, che si eccitano per duecento piccole e luminose Ingrid. Duecento Judy chiacchierone, duecento Lady Blue piene di autocontrollo, duecento Margo, Myda e il resto. Rabbrividisce. Le eredi, le allegre becchine della razza umana. — Così termina l’evoluzione — dice tetramente. — Niente affatto, perché? È solo rallentata. Facciamo ogni cosa più lentamente di voi. Ci piace sperimentare le cose appieno. Abbiamo tempo. — Si stiracchia ancora, sorridendo. — C’è tutto il tempo che vogliamo.

— Ma non avete nuovi genotipi. È la fine.

— Ora ce ne sono. Durante lo scorso secolo si è studiato il modo di combinare i nuclei aploidi. Possiamo ottenere una cellula d’uovo strisciata che funziona come polline — dice orgogliosamente. — Intendo dire sperma. È un po’ complicato, alcune non vengono troppo bene, ma stiamo cercando di operare sui cromosomi X, e ne abbiamo più di cento nuovi tipi. Naturalmente è dura per le nuove nate: non hanno sorelle. Le donatrici cercano di aiutarle. — Oltre un centinaio, lui pensa. Bene. Forse… Ma la faccenda dei cromosomi X… che significa? Deve riferirsi all’epidemia. Eppure lui pensava che essa avesse colpito principalmente gli uomini… La sua mente si accinge tranquillamente a risolvere il nuovo problema, ignorando un suono che, da qualche parte, cerca di penetrare la sua calma. — Era un gene o i geni nel cromosoma X che furono colpiti — ragiona ad alta voce, — non l’Y. E il tratto letale doveva essere regressivo, vero? Così non ci dovrebbe essere stata nessuna nascita per un certo tempo, fino a quando alcuni uomini fossero stati recuperati o isolati abbastanza a lungo da produrre i gameti sani portanti l’X. Ma le donne portano per tutta la vita la loro scorta di ovuli. Non avrebbero più potuto generare. Quando esse si unirono con gli uomini recuperati, poterono essere prodotte solo femmine, dato che le donne hanno due X e il gene anormale della madre sarebbe stato compensato da un normale X del padre. Però il maschio è XY, e riceve solo l’X difettoso della madre. Quindi il difetto mortale si sarebbe invariabilmente manifestato. Il feto maschio non sarebbe sopravvissuto, ed ecco un pianeta di tutte donne e di uomini morenti. Gli ultimi uomini fecondi sono già scomparsi.

— Hai proprio capito — gli dice lei con ammirazione. Il suono sta diventando incalzante. Egli rifiuta di ascoltarlo. Ci sono in ballo cose importanti. — Così noi saremmo perfettamente a posto, sulla Terra. Nessun problema. In teoria potremmo sposarci di nuovo e avere famiglia, figlie, comunque.

— Sì — ripete lei, — in teoria. — Il suono improvvisamente fa breccia nelle sue difese. Si trasforma nella voce squillante di Bud Geirr che canta. Si capisce che è completamente ubriaco, adesso. Sembra che il suono arrivi dal giardino principale, a vasche. Quello dove coltivano la verdura, non quello sanitario. Lorimer sente rinascere la paura. Dave dovrebbe tenerlo d’occhio, ma Dave sembra essersi dileguato. Ricorda di averlo visto dirigersi verso la sala di controllo con Lady Blue.

— Oh, il sole brilla splendendo sulla leggiadra ala rossa — canta con gioia Bud. Bisogna fare qualcosa, decide Lorimer penosamente. Si muove. È uno sforzo. — Non preoccuparti — dice Connie. — Andy è con loro.

— Voi non sapete, non sapete a cosa avete dato inizio. — Si dirige verso il portello del giardino. — … Mentre lei giace addormentata un cowboy s’avvicina furtivo. — Risata generale dal portello. Lorimer fluttua attraverso il tunnel. Nel passaggio vede la luce verde. Oltre la siepe dei fagioli scorge Bud che veleggia rannicchiato seguendo Judy Paris. Andy, appeso alla gabbia delle iguana, ride.

Bud afferra una caviglia di Judy e la ferma con un volteggio, facendo attorcigliare il suo pigiama giallo. Lei sorride, mentre lui si capovolge, senza fare alcuno sforzo per liberarsi. — Questo non mi piace — bisbiglia Lorimer. — Non interferire, per favore. — Connie si è aggrappata al suo braccio, ancorando entrambi alla rastrelliera. L’allarmismo di Lorimer sembra essersi placato. Vuole vedere. Lascia che ritorni la serenità. Gli altri non li hanno notati. — Oh, c’era una volta una fanciulla indiana — Bud canta con più ritegno, — che non aveva mai paura che qualche montone glielo mettesse dentro. Hem, hem. — Tossisce ostentatamente, ridendo. — Ehi, Andy, ho sentito che ti chiamavano.

— Cosa? — dice Judy. — Io non ho sentito niente.

— Ti stanno chiamando, ragazzo. Muoviti.

— Chi? — chiede Andy, tendendo l’orecchio. — Loro, perdio! — Bud lascia andare Judy scivolando verso Andy. — Ascolta, ora sei grande. Non capisci che io e Judy abbiamo degli affari da discutere in privato? — Gira gentilmente Andy e lo spinge verso il recinto. — È la sera di Capodanno, poppante — Andy vola via passivamente attraverso la siepe. Bud è di nuovo con Judy. — Buon anno, gattina — sorride.

— Buon anno. Facevate qualcosa di speciale voi, a Capodanno? — chiede lei con curiosità. — Cosa facevamo a Capodanno? — ridacchia prendendola per le spalle. — La sera di Capodanno, sì. Perché non mostrarti qualcuna delle primitive usanze della Terra, eh? — Lei annuisce, gli occhi spalancati. — Be’, innanzi tutto ci volevamo bene l’un l’altro, così. — L’attira a sé e la bacia leggermente sulla guancia. — Cristo, che stupida cagna! — dice con una voce totalmente diversa. — Quando cominciano a piacerti anche le racchie, puoi dire di esser stato troppo a lungo fuori dal giro. Tettona, oh!… — Le sue mani giocano con la blusa di lei. È inconsapevole, comprende Lorimer. Non sa di essere stato drogato. Sta esprimendo i suoi pensieri? Probabilmente… Oddio! Lorimer si rifugia dietro l’oblò di cristallo, un osservatore nella luce protettiva dell’eternità.

— E poi ci accarezzavamo un po’. — Di nuovo con voce affettuosa, Bud si porta la ragazza più vicino, accarezzandole il culo. — Culona! — Mette le labbra sulle sue, lei non fa resistenza. Lorimer vede le braccia di Bud serrarsi, le sue mani lavorano sulle natiche di lei infilandosi sotto i vestiti. Il suo sesso si agita. Le braccia di Judy ondeggiano senza scopo. Bud si interrompe per riprendere fiato, una mano sulla lampo. — Piantala di fissarmi! — le dice raucamente. — Foniamocene delle parole, o scoprirai a cosa serve questa grande bocca. Oh, gente. Un’asta di bandiera, come l’acciaio!… Cagna, questo è il tuo giorno fortunato. — Adesso le scopre il seno, un grosso seno. Lo accarezza. — Due fottuti anni a bocca asciutta — si lamenta. — Che merda, vero? Non può più aspettare, guardalo… tette, tette, tette. — La bacia di nuovo velocemente, e le sorride. — Va bene? — le chiede con voce tenera e affonda la bocca nei suoi capezzoli, le mani che cercano fra le cosce. Lei sussulta e dice qualcosa, smorzato. Le arterie di Lorimer pulsano di piacere, e timore.

— Io… io penso che tutto questo dovrebbe finire — dice falsamente a se stesso, sperando di non dire altro. Attraverso la pulsante tensione, sente Connie bisbigliargli di rimando: — Non preoccuparti, Judy è molto atletica. — Il terrore lo afferra. Esse non sanno, ma non può far niente. — Figa! — grugnisce Bud. — Dovresti avere una figa, qua. È gelata? Stupida… — Il viso di Judy appare brevemente tra i capelli fluttuanti. Una parte remota della mente di Lorimer nota che lei appare divertita, e a disagio. Il suo essere è concentrato nella visione di Bud che controlla espertamente il corpo della ragazza a mezz’aria, mentre le toglie i calzoni gialli. Cristo! La sua scura peluria pubica, le grosse cosce bianche. Una donna perfettamente normale, nessuna mutazione. Cristo! All’improvviso c’è un ombra che fluttua attraverso il tunnel: è Andy che vola di nuovo verso di loro, con qualcosa in mano. — Stai bene, Judy? — chiede il ragazzo. Il viso di Bud si solleva, rosso e torvo. — Sparisci, tu!

— Oh, non voglio darvi fastidio.

— Gesù Cristo! — Bud con un rapido movimento in avanti afferra il braccio di Andy, le gambe ancora allacciate attorno a Judy. — Queste sono cose da grandi, ragazzo, te lo devo sillabare? — Allenta la presa. — Sciò! — Con un solo rapido movimento spinge Andy lontano e rovesciandogli il viso con forza lo spedisce fra i rampicanti. Ride, ma è quasi un latrato, e si china di nuovo su Judy. Lorimer può vedere l’erezione che gli gonfia la patta. Vorrebbe avvertirli, in qualche modo. Avvertirli del rischio. Ma può soltanto dominare il caldo piacere che sorgendo in lui fonde il suo guscio di cristallo. Avanza. Avidamente vede Bud prendere di nuovo con la bocca i seni di lei e quindi all’improvviso passarle sotto, tenendole i polsi dietro la schiena, chiusi nel suo pugno. Le gambe unite a quelle di lei. Le natiche nude di Judy sporgono vistosamente. Lune enormi. — Cuuulo… — geme Bud. — Su, cocca. — Preme il pube di lei contro di sé. Judy lancia un grido, comincia a lottare vanamente. Il guscio di Lorimer bolle e brucia. In quel tumulto, spettri fantasmagorici si fanno strada. E qualcosa si sta muovendo, uno spettro reale. Con costernazione si accorge che è di nuovo Andy, che fluttua verso i corpi allacciati portando una cosa ronzante. Oh, no! Una telecamera! Gli imbecilli! — Va’ via! — cerca di avvertire il ragazzo, ma la testa di Bud si gira, ha visto. — Tu, piccolo piscione! — Il suo lungo braccio si protende e afferra la camicia di Andy, le gambe sempre serrate attorno a Judy. — Te lo sei voluto! — Il suo pugno colpisce la bocca di Andy, la telecamera viene scagliata lontano. Ma questa volta Bud non lo lascia andare. Sta picchiando il ragazzo. Tutti si precipitano dentro in un groviglio aereo. — Basta! — Lorimer sente se stesso urlare, e si tuffa su di loro. — Bud piantala! Stai picchiando una donna.

Il viso stravolto si gira guardandolo di traverso. — Sparisci, Doc, e vaffanculo!

— Andy è una donna, Bud. Stai picchiando una ragazza. Non è un uomo.

— Cosa? — Bud fissa il viso insanguinato di Andy. Scuote lo sparato della camicia. — E dove sono le tette?

— Non ha seno, ma è una donna. Il suo vero nome è Kay. Sono tutte donne. Lasciala andare, Bud. — Bud squadra l’androgino, le gambe ancora avvinghiate a Judy, il pene allo scoperto. Andy agita i pugni, vagamente combattiva. — Una lesbica? — dice Bud lentamente. — Una maledetta piccola lesbica? Questo mi tocca vedere! — Fa una finta casuale e ficca una mano tra le gambe di Andy. — Niente palle! — E poi ruggisce: — Niente palle del tutto! — In preda a risate convulse volteggia nell’aria lasciando libero Andy. Le sue gambe si sciolgono da Judy. — Oh, no! — Si interrompe per afferrare i capelli di lei e ricomincia a ridere fragorosamente.

— Una lesbica! Ehi, lesbicona. — Si rende conto della sua erezione, lo agita verso Andy. — Mangiati il fegato piccola lesbica. — Quindi solleva la testa di Judy. Ella è stata ad osservare, docile, tutto il tempo. — Guardalo bene, ragazzina. Vedi cosa ha in serbo il vecchio Bud per te? Questo è quel che volete, dicono. Da quanto tempo non vedevi un vero uomo? — Una risata folle gorgoglia nella strozza di Lorimer. È una scena troppo forte per aver paura. — Non ha mai visto un uomo prima d’ora. Nessuna di loro ne ha mai visti. Imbecille, non ti rendi conto? Non ci sono altri uomini. Sono morti tutti da trecento anni. — Bud smette lentamente di ridere, si gira per scrutare Lorimer. — Che cosa dici, Doc?

— Gli uomini sono tutti andati. Si sono estinti durante l’epidemia. Non ci sono rimaste che donne, vive, sulla Terra.

— Vuoi dire che ci sono… ci sono due milioni di donne, laggiù, e neanche un uomo? — La sua bocca si spalanca. — Solo piccole lesbiche come Andy… Un momento. Dove prendono i bambini?

— Si riproducono artificialmente, sono tutte donne.

— Dio! — Bud si afferra il cazzo con la mano, titillandoselo distrattamente. Si indurisce. — Due milioni di calde fighette che aspettano il vecchio Buddy. Dio. L’ultimo uomo sulla Terra. Tu non conti, Doc, e il vecchio Dave è un sacco di merda. — Comincia a farsi una sega, sempre tenendo Judy per i capelli. Gli altri retrocedono lentamente. Lorimer osserva che Andy-Kay ha di nuovo la telecamera. C’è una grossa macchia a forma di stella, color sangue, sul suo viso infantile; labbro spaccato, probabilmente. Egli stesso si sente soffocato nell’aria pesante, privo di forze. Niente più lucidità. — Due milioni di fighe — ripete Bud, — niente altro che passerine ovunque. Posso fare quello che voglio in ogni momento. Non più merda. — Si sfrega più velocemente. — Si estenderanno per miglia implorando, accapigliandosi per me. Re Buddy… Mangerò fragole e figa per colazione. Tette imburrate calde; gente! Niente a cui pensare e ci saranno un paio di danzatrici che mi leccheranno la crema dal cazzo, tutto il giorno. Ehi, farò delle gare! Solo le migliori per il vecchio Buddy, adesso. Non tu, vacca! — Strattona la testa di Judy. — Verginelle. Buchi stretti. Le vecchie puttane esperte si esibiranno per eccitarmi. — Si acciglia lievemente, lavorandosi l’affare. Nell’angolo clinico della sua mente, Lorimer osserva che la droga gli sta ritardando l’eiaculazione. Si dice che dovrebbe sentirsi rassicurato dall’autoconcentrazione di Bud; e invece è oscuramente terrificato.

— Re. Sarò il loro Dio — mormora Bud. — Mi faranno delle statue; il mio cazzo alto un miglio… ovunque. Le palle consacrate di sua maestà. Lo adoreranno. Buddy Geirr, l’ultimo cazzo sulla Terra. Oh, gente, se il vecchio George potesse vedere questo. I miei compagni si cagheranno addosso dall’invidia. — Si concentra di più. — Non possono esser tutti andati. — I suoi occhi vagano, trovano Lorimer. — Ehi, Doc, c’è rimasto qualche uomo da qualche parte? Magari due o tre?

— No. — Lorimer scuote la testa con fatica. — Sono tutti morti. Tutti!

— Balle! — Bud si gira intorno, scrutandoli. — Ce ne dev’essere rimasto qualcuno. Dillo — afferra la testa di Judy. — Dillo, vacca!

— No. È vero! — conferma lei. — Niente uomini — fa eco Andy-Kay. — State mentendo. — Bud diventa torvo. Si sfrega più velocemente, agitando il bacino. — Ci deve essere qualche uomo. Certamente… saranno andati sulle montagne, ecco com’è andata. Cacciando, vivendo allo stato selvaggio… Vecchi uomini selvaggi. Lo sapevo.

— Perché ci devono essere degli uomini? — gli chiede Judy mentre lui la spinge avanti e indietro. — Perché! Stupida cagna! — Spinge con furia, senza guardarla. — Perché altrimenti niente più conta. Ecco perché! Devono esserci degli uomini. Qualche buon vecchio montone. Buddy è un buon vecchio montone.

— Sta per emettere sperma? — bisbiglia Connie. — Con tutta probabilità — dice Lorimer, o cerca di dirlo. Lo spettacolo è di interesse puramente clinico, riflette, niente da temere. Con una mano, Judy afferra qualcosa: una bustina di plastica. L’altra mano è sui capelli, che Bud sta tirando con violenza. Dev’essere doloroso. — Uhh…! Ahh…! — Bud ansima penosamente. — Continua a fottere… — Improvvisamente spinge la testa di Judy verso il suo inguine. Lorimer intravvede l’espressione perplessa di lei. — Hai la bocca, cagna, adoperala! Prendilo. Perdio, prendilo! Uhh…! Uh…! — Un debole sprizzo si libera da lui. Il braccio di Judy lo segue con la busta mentre rotolano in aria. — GEIRR! — Disorientato da quel ruggito, Lorimer si volta e scorge Dave. Il maggiore Norman Davis, apparso nel boccaporto. Le braccia aperte per tenere indietro Lady Blue e l’altra Judy. — Geirr. Avevo detto che non dovevano esserci episodi di cattiva condotta su questa nave. E lo pretendo. Allontanati da quella donna! — Le gambe di Bud ondeggiano debolmente. Non sembra che abbia sentito. Judy gli nuota tra le gambe, insaccando le ultime gocce.

— E quella, che diavolo sta facendo? — Nel silenzio Lorimer sente se stesso rispondere: — Prendendo un campione di sperma, direi.

— Lorimer! Ti ha dato di volta il tuo cervello perverso? Porta Geirr nei suoi alloggiamenti! — Bud ruota lentamente, raddrizzandosi. — Oh, il santo padre — commenta con voce incolore.

— Hai bevuto, Geirr. Vai nel tuo alloggio!

— Ho delle novità per te, Dave — gli risponde l’altro con la stessa voce monotona. — Scommetto che non sai che siamo gli ultimi uomini sulla Terra. Ci sono due milioni di idiote, laggiù.

— Ne sono informato — ribatte Dave furiosamente. — Sei un disgraziato ubriacone. Lorimer, porta quell’uomo fuori di qui. — Ma Lorimer non si sente in grado di muoversi. La voce irata di Dave ha riportato a galla il terrore. Ha creato una strana, speranzosa stasi che li avvolge tutti.

— Non devo prenderne più… — Bud muove la testa avanti e indietro, dicendo silenziosamente: — No, no — come se si rivolgesse a Lorimer. — Niente conta più. Tutto finito. A che serve essere amici? — Corruga la fronte. — Il vecchio Dave è un uomo, gliene lascerò un po’. Le poppanti… Povero vecchio Doc, tu sei un fiorellino. Ma sempre meglio di niente. Puoi fare qualcosa anche tu… Ci sistemeremo. Grandi estensioni. Potremo organizzare gare di travestiti. Ci deve essere un milione di vecchie, buone macchine, laggiù. Potremo andare a caccia, e trovare gli uomini selvaggi. — Andy (o Kay) fluttua verso di lui pulendosi dal sangue.

— Ah, no, non farlo — lui ringhia, e avanza contro di lei. Mentre le sue braccia si allungano, Judy gli dà un colpo sul tricipite. Bud lancia un grido che si smorza. Le sue membra vibrano, poi fluttua debolmente, il viso di colpo sereno. Sta respirando, nota Lorimer. Lascia andare il fiato. Osserva con attenzione il grosso corpo che si raddrizza. Judy districa i suoi pantaloni dai rampicanti e insieme cominciano a trascinarlo fuori dalla siepe. Lei ha la telecamera e la busta col campione. — Lo metto nel congelatore, va bene? — domanda a Connie mentre si avviano. Lorimer deve guardare altrove. Connie annuisce. — Kay, come va la tua faccia?

— L’ho sentito! — risponde con eccitazione Andy-Kay attraverso le labbra gonfie. — Ho provato una collera fisica. Avrei voluto picchiarlo!

— Dave, lo sapevi davvero? Avevi scoperto che erano tutte donne? — Dave guarda Lorimer rimuginando. Fluttua eretto, col sole sui capelli e la barba castani. Gli autentici lineamenti maschili. Lorimer pensa a suo padre, una piccola pallida figura come lui. Si sente meglio. — Ho sempre saputo che cercavano di imbrogliarci, Lorimer. Ora che questa donna ha ammesso il fatto, posso valutare l’intera portata della tragedia. — È la sua profonda, dolce voce da pulpito. Le donne lo fissano con interesse.

— Hanno perduto i figli. Hanno dimenticato Colui che le ha create. Per generazioni sono vissute nel buio.

— Sembra che stiano bene — si sente dire Lorimer. Gli sembra di essere sciocco.

— Le donne non sono capaci di dirigere niente. Dovresti saperlo, Lorimer. Guarda cos’hanno fatto qui, è patetico. Registrare lo scorrere del tempo, è tutto. Povere creature! — Dave sospira gravemente. — Non è colpa loro, lo riconosco. Nessuno ha fornito loro una guida per trecento anni. Come un pollo senza testa. — Lorimer riconosce i suoi stessi pensieri. Amorfe, chiacchierone, inutili; due milioni di ammassi di cellule protoplasmatiche informi. — Il capo della donna è l’uomo — cita Dave. — Corinzi: uno, undici, tre. Non c’è altra disciplina. — Allarga le braccia tendendo il suo crocefisso come se si rivolgesse al muro di piante. — Inganno e sacrilegio! — Tocca i tronchi e si volta, incorniciato dagli alberi verdi. — Siamo stati inviati qui, Lorimer. È la volontà di Dio. Io sono stato inviato qui. Non tu, tu sei malvagio quanto loro. Il mio secondo nome è Paolo — aggiunge in tono discorsivo.

Il sole scintilla sulla croce, sul suo viso sollevato. Un volto forte, puro, apostolico. Nonostante le sue riserve intellettuali, Lorimer sente una risposta salirgli dai nervi, ormai dimenticata.

— Oh, Padre, mandami la forza. — Dave prega quietamente, gli occhi chiusi. — Tu ci hai risparmiato dal vuoto per portare la Tua luce in questo mondo sofferente. Io guiderò le Tue figlie erranti fuori dal buio. Sarò un severo ma misericordioso padre per loro. Aiutami ad insegnare ai bambini le Tue sante leggi e induci in loro il rispetto della Tua giusta collera. Lascia che le donne imparino in silenzio e in tutta soggezione. Timoteo: due, undici. Esse avranno figli da governare e glorificheranno il Tuo nome. — Lui può farlo. Lorimer pensa che un uomo simile potrebbe far rinascere realmente la vita. Forse c’è qualche mistero, qualche piano.

Sono stato troppo pronto a cedere. Niente forza di carattere… Comincia a sentire il bisbigliare delle donne.

— Questo nastro è quasi finito. — È Judy Dakar. — Non è abbastanza? Sta solo ripetendosi.

— Aspetta — mormora Lady Blue.

— Ed ella diede alla luce il figlio dell’uomo per governare le nazioni con una spada di ferro. Rivelazioni: dodici, cinque — esclama Dave, più forte. I suoi occhi adesso sono aperti. Fissa intensamente il crocefisso.