123603.fb2 Il boia torna a casa - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 10

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— Aspetti un momento — dissi quando si fermò per respirare. — Che cosa ho detto?

— O si prende gioco di un morto o è più stupido di quanto sembri a prima vista!

— Diciamo che sono stupido. Adesso mi spieghi il perché.

Aprì il foglio che teneva in mano, lo spiegò, trovò un articolo e me lo mostrò.

— Perché hanno preso l’assassino! Ecco perché — disse.

Lo lessi. Semplice, conciso, diretto. L’ultima edizione. Un indiziato aveva confessato. Nuove prove avevano confermato la sua confessione. L’uomo era detenuto. Un ladro sorpreso che aveva perso la testa ed aveva colpito con troppa forza, troppe volte. Rilessi più volte l’articolo.

Annuii restituendoglielo.

— Senta, mi dispiace — dissi. — Sinceramente non ne sapevo nulla.

— Se ne vada — disse.

— Certo.

— Aspetti un momento.

— Cosa?

— È la figlia di suo fratello quella che ha aperto? — chiesi. — Mi dispiace moltissimo.

— Anche a me. Ma so che suo papà non avrebbe mai preso i vostri maledetti strumenti.

Annuii e me ne andai.

Sentii la porta sbattere dietro di me.

Dopo cena, presi una stanza in un alberghetto.

Le cose erano improvvisamente diventate meno urgenti di quanto erano state fino a quel momento. Il Senatore Brockden sarebbe indubbiamente stato compiaciuto nel sapere che la sua stima iniziale dei fatti si era rivelata inesatta. Leila Thackery mi avrebbe rivolto un te-l’avevo-detto quando le avessi telefonato per dirle le novità, cosa che adesso mi sentivo obbligato a fare. Don avrebbe potuto decidere di interrompere o continuare le ricerche adesso che la minaccia si era attenuata. Sarebbe dipeso dai sentimenti del Senatore al riguardo, pensavo. Se l’urgenza non era più un argomento importante, Don avrebbe potuto decidere di continuare le ricerche da solo, riducendo drasticamente le spese. Mi sentivo di ottimo umore; mi ritrovai a fischiettare.

Più tardi composi il numero del motel di St. Louis dove avevo ancora recapito. Volevo sapere se c’era qualche messaggio da aggiungere al mio rapporto.

Sullo schermo comparve un volto di donna, sorridente. Mi chiesi se sorrideva sempre quando sentiva suonare un campanello, o se il riflesso si sarebbe estinto quando sarebbe andata in pensione.

— Airport Accomodations — disse. — In cosa posso servirla?

— Sono Donne. Sono registrato alla stanza 106 — dissi. — In questo momento sono fuori città. Ci sono dei messaggi per me?

— Aspetti un momento — disse, controllando qualcosa alla sua sinistra. Poi aggiunse: — Sì; ce n’è uno registrato. Ma è un po’ strano. È per qualcun altro, sotto la sua tutela.

— Sì? Di che si tratta?

Me lo lesse, e dovetti esercitare un forte autocontrollo.

— Capisco — dissi. — Grazie.

Lei sorrise di nuovo e mi salutò, dopo di che interruppe il collegamento.

Così Dave mi aveva letto dentro, dopo tutto… Chi altri avrebbe potuto avere quel numero ed il mio vero nome?

Bevvi una grande sorsata di liquore, poi cercai sull’agenda il nome di Dave. Controllai il suo numero… ce n’erano due, in effetti… e tentai di entrare in contatto con lui. Non ebbi fortuna.

D’accordo. Addio New Orleans, addio pace interiore. Questa volta chiamai l’aereoporto e feci una prenotazione. Poi terminai il liquore, mi sistemai, raccolsi la mia roba, e provai di nuovo.

Durante il volo di quel giorno avevo passato molto tempo a pensare a Teilhard de Chardin ed alle sue idee sulla continuità dell’evoluzione all’interno del regno dei manufatti, controbilanciandolo con Godei sulla teoria meccanica immaginando giochi epistemologici con il Boia, speculando, riflettendo, anche sperando che la verità stesse dalla parte del più nobile: che il Boia, senziente, fosse tornato, sano; che l’assassinio di Burns era stato qualcosa di completamente diverso e non dipendente dal Boia, un trionfo, un nuovo anello nella catena dell’esistenza… E Leila non era stata troppo scoraggiante per quanto riguardava le capacità del cervello a neuristori… Adesso, però, adesso che avevo problemi personali, anche la più toccante visione filosofica passava in secondo piano.

In conseguenza, il Boia era messo da parte e il torrente dei miei pensieri riguardava, principalmente, me stesso. C’era, naturalmente, la possibilità che il Boia fosse comparso realmente, che Dave l’avesse fermato e che poi avesse chiamato per fare rapporto come aveva promesso. Però, aveva usato il mio nome.

Non potevo fare molti progetti fino a quando, non avessi ricevuto la sostanza del suo messaggio. Non sembrava che un uomo dichiaratamente religoso come Dave si potesse improvvisamente dedicare a cose del genere. Daltra parte, era una creatura dagli entusiasmi improvvisi, ed aveva già avuto una conversione imprevedibile. Era difficile dirlo… La sua preparazione tecnica unita alle sue conoscenze sulla Banca dei Dati lo mettevano in una posizione insolitamente forte, se mai avesse deciso di ricattarmi.

Premetti il pulsante.

Il nastro cominciò a scorrere. Lo schermo rimase bianco. Percepii la voce di Dave chiedere di John Donne della stanza 106 e lo sentii dire che voleva registrare un messaggio, per qualcun altro, in tutela di Donne, che Donne avrebbe compreso. La ragazza gli chiese se voleva attivare anche lo schermo. Lui le disse di accenderlo. Seguì una pausa. Poi lei gli chiese di continuare. Ancora niente immagini. E nemmeno parole. La sua respirazione, ed un leggero ronzio. Dieci secondi. Quindici…

— … preso — disse infine, e citò il mio nome. — … Devo farti sapere che lo immaginavo, però… Non è stato per qualche manierismo particolare… Nessuna singola frase… solo lo stile generale… pensare, parlare… l’elettronica… tutto quanto… quando sono rimasto sempre più colpito dalla familiarità… dopo le domande di controllo sulla petrochimica… e la biologia marina… Vorrei sapere dove sei stato in realtà in tutti questi anni… Non so proprio immaginarlo. Ma ti volevo… far sapere… che non mi hai… ingannato.

— Seguì un altro quarto di minuto di respirazione pesante, alternata da una tosse rauca.

— … Detto troppo… troppo velocemente… troppo presto… Tutto esaurito…

Il quadro a quel punto si completò. Era accasciato davanti allo schermo, con la testa appoggiata sulle braccia, circondato dal sangue. I suoi occhiali erano in frantumi, stava ammiccando e strizzando gli occhi. C’era un taglio sulla guancia sinistra ed un altro sulla fronte.

— … raggiunto… mentre stavo controllandoti… — riusci a dire. — Devo dirti quello che ho scoperto… Non so ancora… chi di noi abbia ragione… Prega per me!

Le sue braccia ricaddero, il destro scivolò in avanti. La testa girò a destra e l’immagine scomparve. Quando ritornò, vidi che il capo era completamente ricaduto.

Poi cancellai la registrazione. Era stata impressa solo poco più di un’ora dopo che l’avevo lasciato. Se non aveva ancora fatto una telefonata in cerca di aiuto, se nessuno l’aveva trovato abbastanza velocemente, le sue possibilità non erano troppo buone. Anche se l’avessero trovato, però…

Usai un telefono pubblico per chiamare il numero che mi aveva dato Don, lo trovai quasi subito, gli dissi che Dave era in pessima forma per non dire di peggio, che era necessaria una squadra di medici di Memphis se non era ancora intervenuta, e che speravo di richiamarlo e di salutarlo con più calma.

Poi provai a chiamare il numero di Leila Thackery. Lasciai squillare il telefono a lungo, ma non rispose nessuno. Mi chiesi quanto tempo avrebbe impiegato una torpedine controllata a risalire il Mississippi da Memphis a St. Louis.

Giunto al suo appartamento, cercai di chiamarla dal citofono. Di nuovo nessuna risposta. Così chiamai Mrs. Gluntz. Era sembrata la più amichevole delle tre intervistate per la mia indagine simulata sui consumi.

— Si.

— Sono di nuovo io, Mrs. Gluntz: Stephen Foster. Ho ancora un paio di domande da fare per la mia inchiesta, se potesse concedermi qualche minuto.

— D’accordo — disse. — Benissimo. Salga.

La porta si aprì ed entrai. Salii direttamente al quinto piano, inventando nel contempo le domande. Avevo progettato quella manovra il giorno precedente per prepararmi una facile via di ingresso, in caso di necessità impreviste. Per la maggior parte delle volte le mie precauzioni si rivelano superflue, ma in certi casi semplificano moltissimo le cose.

Cinque minuti ed una dozzina di domande dopo, ero ridisceso il secondo piano, e stavo suonando alla porta di Leila, aprendola poi con un paio di pezzetti di metallo il cui possesso è talvolta imbarazzante, se viene scoperto.