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— E allora, ho fatto alcune riflessioni, alcune speculazioni… Il fatto che le mie fonti non abbiano trovato nulla è interessante di per sé. Probabilmente è anche molto rivelatore. Mi trovo in una posizione particolarmente favorevole per prendere coscienza del fatto che non c’è stata un’aderenza perfetta agli statuti delle registrazioni qualche anno fa. Non c’è voluto molto tempo per la maggior parte delle persone implicate (direi, anche meglio, «quasi tutti») per dimostrare che la loro esistenza è stata realmente registrata. E c’erano tre grandi categorie: quelli che ignoravano, quelli che disapprovavano e quelli che si sentivano attratti da una vita illecita. Io non sto tentando di giudicarla o classificarla. Ma so che esiste un certo numero di non individui che passano nella società senza gettare ombre, e mi è venuto in mente che lei potrebbe essere uno di loro.
Assaggiai il mio liquore.
— E se fosse? — chiesi.
Mi sorrise per la seconda volta, senza dire una parola. Mi alzai ed attraversai la stanza diretto verso il punto in cui stimavo dovesse essere stata la sua sedia.
— Non penso che potrebbe reggere ad un’inchiesta — disse.
Non risposi.
— Non dice nulla?
— Che cosa vuole che dica?
— Potrebbe chiedermi che cosa ho intenzione di fare. Non tema, non voglio fare proprio niente. Così torni indietro e si sieda.
Annuii e mi sedetti.
— Sono qui per aiutarla, signore. Nessuna domanda. Questo era il contratto, se ho capito. Se ci fosse qualche cambiamento, mi piacerebbe saperlo subito.
Tamburellò sul bracciolo con le dita.
— Non ho intenzione di crearle delle difficoltà — disse. — Il fatto concreto è che ho bisogno di un uomo come lei, ed ero abbastanza sicuro che Don riuscisse a trovarlo. La sua insolita manovrabilità e la dichiarata conoscenza dei computer, insieme alla sua destrezza in certi campi, la rende l’uomo giusto. Ci sono molte domande che vorrei farle.
— Prosegua — dissi.
— Non ancora. In seguito, se ne avremo il tempo. Tutto questo sarà materiale prezioso per un rapporto che sto stendendo. Molto più materiale (per me, personalmente)… ci sono cose che io voglio dirle.
Mi accigliai.
— Nel corso degli anni — continuò — ho imparato che l’uomo migliore per mantenere un segreto è un individuo di cui si conoscono i segreti.
— Ha intenzione di confessare qualcosa? — chiesi.
— Non so se «intenzione» sia il termine esatto. Forse sì, forse no. In ogni modo, però, qualcuno tra coloro che lavorano per difendermi deve conoscere tutta la storia. Qualcun altro da qualche parte può aver bisogno di aiuto… e lei è l’individuo ideale per sentirmi.
— Posso assicurare — dissi — che è al sicuro con me come io lo sono con lei.
— Ha qualche idea sul motivo per cui questa faccenda mi preoccupa tanto?
— Sì — dissi.
— Sentiamo.
— Lei si è servito del Boia per eseguire qualche azione o serie di azioni… illegali, immorali, quello che preferisce. Non si tratta evidentemente di una faccenda di registrazioni. Solo lei ed il Boia ne sapete qualcosa. Sente che è stato sufficientemente vergognoso che quando quello strumento è riuscito ad apprezzare completamente la portata della cosa, ha avuto una crisi che può averlo portato alla decisione finale di punirla per il modo in cui se n’è servito.
Abbassò gli occhi, fissando il bicchiere.
— Centrato — disse.
— Eravate tutti coinvolti?
— Sì, ma io sono stato l’operatore quando la cosa è successa. Capite… noi… io… ho ucciso un uomo. In effetti, è cominciato tutto come una celebrazione. Quel pomeriggio abbiamo ricevuto la notizia che il progetto si era chiarito. Tutto era in ordine e l’approvazione finale era pervenuta regolarmente. Il via era fissato per quel venerdì. Leila, Dave, Manny ed io… cenammo insieme. Eravamo di ottimo umore. Dopo cena, continuammo a festeggiare ed in qualche modo la festa si trasferì alle installazioni.
Con il passar delle ore, un numero sempre crescente di assurdità ci sembrarono sempre più normali, come capita talvolta. Decidemmo… non ricordo da chi partì l’idea… che anche il Boia avrebbe dovuto partecipare ai festeggiamenti. Dopo tutto, in realtà, la festa era dedicata a lui. Non passò molto tempo che l’idea ci sembrò splendida e stavamo discutendo come realizzarla… capisce, eravamo nel Texas ed il Boia era al Centro Spaziale in California. Riunirci a lui era fuori discussione. D’altra parte, la stazione di teleoperazioni era di fronte a noi. La decisone fu di attivarlo e fare i turni lavorando come operatori. C’era già una coscienza rudimentale allora, e sentimmo che era giusto entrare in contatto con lui per comunicargli la bella notizia. E lo facemmo.
Sospirò, bevve un’altra sorsata, mi fissò.
— Dave fu il primo operatore — continuò. — Fu lui ad attivare il Boia. Poi… Be’, come ho detto, eravamo tutti di ottimo umore. All’inizio non avevamo intenzione di allontanare il Boia dal laboratorio dove era situato, ma Dave decise di farlo uscire per qualche momento… per mostrargli il cielo e dirgli che stava per andarci, dopo tutto. Poi improvvisamente Dave si entusiasmò all’idea di giocare le guardie e il sistema di allarme. Era un gioco. Noi tutti lo continuammo. In effetti, non vedevamo l’ora che venisse il nostro turno. Ma Dave non mollava, e non ci passò i comandi fino a quando non ebbe portato il Boia fuori dal laboratorio, in una zona disabitata nei pressi del centro.
In quel momento Leila lo convinse di lasciarle il posto ai comandi. Lo scherzo era già stato giocato. Così lei ne elaborò uno nuovo: portò il Boia nella città vicina. Era tarda notte, e l’equipaggiamento sensorio era superbo. Era una sfida… attraversare la città senza farsi scoprire. A partire da quel momento, ognuno ebbe dei suggerimenti sul cosa fare in seguito, suggerimenti progressivamente più oltraggiosi. Poi Manny prese il controllo, e non volle dire che cosa stava facendo… non ci lasciò controllare. Disse che era una sorpresa per l’operatore seguente. Ora, lui era più euforico di tutti noi, e rimase per tanto tempo ai comandi che cominciammo ad innervosirci… Una certa quantità di tensione è in parte disintossicante e penso che cominciammo proprio allora tutti a pensare che stavamo facendo una cosa maledettamente stupida. Non per il fatto che potesse rovinarci la carriera (cosa più possibile) ma perché poteva mandare a monte l’intero progetto, se ci avessero colto a giocare con strumentazioni così costose. Per lo meno, io la pensavo così e pensai anche che Manny stava senza dubbio agendo sotto l’impulso molto umano di fare meglio degli altri.
Cominciai a sudare. All’improvviso volevo solo riportare indietro il Boia nel laboratorio, disattivarlo… era ancora possibile, prima che entrassero in funzione i circuiti finali… chiudere la stazione, e dimenticare tutta la storia. Cominciai ad avvicinarmi a Manny per cercare di indurlo a smettere ed a passarci il controllo. Infine accettò.
Finì di bere e posò il bicchiere.
— Me ne verserebbe un altro goccio?
— Volentieri.
Andai a versargli altro liquore, ne aggiunsi un po’ anche nel mio bicchiere, tornai alla sedia ed attesi.
— Così presi i comandi — disse. — Presi i comandi, e dove pensa che quell’idiota avesse lasciato il Boia? Era all’interno di un edificio, e non ci volle molto per accorgermi che si trattava di una banca. Il Boia è fornito di una gran quantità di strumenti, e Manny evidentemente era riuscito a fargli aprire la porta senza rovinare nulla. Era di fronte alla cassaforte principale. Ovviamente, pensava che quella fosse la mia sfida. Combattei il desiderio istintivo di voltarmi ed uscire sfondando il muro posteriore, per poi mettermi a correre furiosamente. Ma tornai alla porta e guardai fuori.
— Il Boia era ai miei ordini. Ero praticamente in lui. Non vidi nessuno. Cominciai ad uscire. La luce mi colpì mentre uscivo completamente. Era una torcia a pile. La guardia era rimasta fuori vista. Nell’altra mano aveva una pistola. Mi lasciai prendere dal panico. Lo colpii, riflesso condizionato. Se devo colpire qualcuno, lo colpisco con tutte le mie forze. Cominciai a correre e non mi fermai fino a quando non mi trovai di nuovo nella piccola zona di parcheggio vicino al Centro. Poi mi fermai e gli altri terminarono il rientro.
— Assistettero tutti? chiesi.
— Sì. Qualcuno azionò uno schermo laterale appena presi i comandi. Dave, penso.
— Cercarono in qualche modo di fermarla mentre fuggiva?
— No. Be’, non ero consapevole di altro, oltre a ciò che stavo facendo in quel momento. Ma in seguito dissero che erano troppo sconvolti per fare qualcosa oltre che assistere, fino a quando non cedetti i comandi.
— Capisco.
— Dave prese i comandi, iniziò l’ultima fase di rientro, riportò il Boia nel laboratorio, lo ripulì; lo disattivò. Chiudemmo la stazione operativa. Improvvisamente eravamo diventati tutti molto lucidi.
Sospirò e rimase silenzioso per un po’.
Poi aggiunse: — Lei è l’unica persona al mondo a cui ne ho parlato. Andammo poi a casa di Leila — continuò — ed il resto è abbastanza prevedibile. Non potevamo fare nulla per riportare indietro quel poveraccio, decidemmo, che se avessimo raccontato quello che era successo avremmo potuto distruggere un progetto molto costoso ed importante. Non eravamo criminali in cerca di riabilitazione. Si trattava di uno scherzo che si era concluso tragicamente. Cosa avrebbe fatto al posto nostro?
— Non lo so! Forse la stessa cosa. Anch’io sono passato attraverso simili esperienze.
Annuì.