123603.fb2 Il boia torna a casa - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 4

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— Dove vive? — chiesi.

— Memphis. E qual è il problema?

— Sto solo cercando di inquadrare la situazione — dissi. — Il Senatore Brockden è ancora a Washington?

— No. È tornato nel Wisconsis ed attualmente si trova nella parte settentrionale dello stato. Quattro miei uomini sono con lui.

— Capisco.

Versai il caffè e mi risedetti. Quel lavoro non mi piaceva, e avevo deciso di non accettarlo. Non volevo però dare a Don un semplice «No». I suoi incarichi erano diventati una parte molto importante della mia vita. Ovviamente per lui la cosa era importante, e voleva che ci pensassi io. Decisi di cercare i punti deboli della situazione, di trovare un qualche sistema per ridurlo al semplice lavoro di guardia del corpo già in atto.

— Non sembra strano — dissi — che Brockden sia il solo a temere il Boia?

— Sì.

— … e che non dia motivi?

— Vero.

— … oltre alla sua condizione fisica e agli effetti che può avere sulla sua mente.

— Non ho dubbi sul fatto che sia nevrotico — disse Don. — Guarda qui.

Prese il cappotto, tolse di tasca un blocco di fogli, ne scelse uno e me lo diede.

Era un foglio intestato del Congresso, con un messaggio scribacchiato sopra. «Don» diceva «Devo vedervi. Il mostro di Frankenstein è appena tornato da dove l’abbiamo esiliato e mi sta cercando. Tutto il fottuto universo mi sta dando la caccia. Mi chiami tra le 8 e le 10… Jess.»

Annuii, feci per restituirglielo, esitai un attimo, poi glielo diedi. Che maledetto affare!

Bevvi una tazza di caffè. Pensavo che da tempo avevo perso la speranza in cose del genere, ma avevo notato qualcosa che mi creava immediatamente dei problemi. Nel margine del foglio intestato, dove vengono elencate quel tipo di cose, avevo notato che Jesse Brockden faceva parte del comitato per la revisione del programma della Banca Centrale dei Dati. Ricordai che si supponeva che quel comitato dovesse lavorare su una serie di riforme raccomandate. Sul momento, non riuscivo a ricordare la posizione di Brockden nei problemi implicati, ma… oh, diavolo! La cosa era troppo grandiosa per poter essere alterata in maniera significativa proprio adesso… Ma era quello il solo mostro di Frankenstein che mi preoccupava realmente, e c’era pur sempre la possibilità… D’altra parte… diavolo, ancora! E se l’avessi lasciato morire pur avendo la possibilità di salvarlo, e fosse stato proprio lui a…?

Bevvi un altro sorso di caffè. Accesi un’altra sigaretta.

Poteva esserci un sistema di risolvere le cose in modo che David non entrasse nemmeno in scena. Potevo parlare a Leila Thackery in primo luogo, controllare poi tutti i dati dell’assassinio di Burns, seguire da vicino i nuovi sviluppi, trovare altre notizie sul vascello caduto nel Golfo… Potevo sistemare tutto, anche se sarebbe stata solo una negazione della teoria di Brockden, senza che il mio sentiero dovesse incrociare quello di David.

— Hai tutti i dati sul Boia? — chiesi.

— Sono qui.

Me li porse.

— I rapporti di polizia sull’omicidio di Burns?

— Eccoli.

— Gli alibi di tutti i sospetti, e qualche informazione su di loro?

— Qua.

— Il luogo od i luoghi in cui posso raggiungerti nei prossimi giorni… a qualsiasi ora? Questo caso può richiedere un certo coordinamento.

Sorrise e prese la penna.

— Felice di averti a bordo — disse.

Scossi la testa.

Lo squillo del telefono mi svegliò. Un riflesso condizionato mi spinse ad attraversare la stanza, e ad afferrare il ricevitore.

— Sì?

— Mister Donne? Sono le otto.

— Grazie.

Mi lasciai cadere su una sedia. Sono quello che potrebbe essere definito un partente lento. Stento a ricapitolare la situazione tutte le mattine. I desideri fondamentali si aprono lentamente la strada attraverso la mia materia grigia per chiudere un contatto. Lentamente, allungai una mano ancora addormentata e composi un paio di numeri telefonici. Biascicai un ordine di colazione alla voce che mi rispose. Poi andai a risciacquarmi per prendere contatto con la realtà.

Non avevo dormito molto, la notte prima. Avevo chiuso la nave appena dopo la partenza di Don. Lasciato il Proteus ero andato all’aeroporto per prendere un aereo che mi portasse a St. Louis in piena notte. Non riuscii a dormire durante il volo; pensavo al caso, e decisi che sarei andato subito a parlare con Leila Thackery. All’arrivo, presi una camera al motel dell’aeroporto, chiedendo di svegliarmi ad un’ora irragionevole, e quindi crollai.

Mentre mangiavo, riconsiderai i fogli che Don mi aveva lasciato.

Al momento Leila Thackery era sola, avendo appena divorziato dal secondo marito; aveva quarantasei anni, e viveva in un appartamento nei pressi dell’ospedale in cui lavorava. C’era pure una foto che poteva avere forse dieci anni. Aveva pubblicato un certo numero di libri ed articoli con titoli pieni di alienazione, ruoli, transazioni, contesti sociali, ed altre alienazioni ancora.

Non avevo avuto il tempo di seguire la solita prassi, di diventare un nuovo individuo con una storia controllabile. Solo un nome ed una storia, ecco tutto. In ogni modo, in quell’occasione non sembrava necessario niente di più. Per una volta, un approccio ragionevolmente onesto sembrava il più adatto.

Presi un mezzo pubblico per giungere al suo appartamento. Non telefonai prima di andare, perché è più facile dire «No!» ad una voce che ad una persona.

Secondo le registrazioni, quello era uno dei giorni in cui visitava i pazienti a casa. La sua idea evidentemente; distruggere l’immagine alienante delle istituzioni, rimuovere ogni risentimento trasformando le riunioni in qualcosa di maggiormente simile alle occasioni sociali, eccetera. Io non avevo bisogno di molto del suo tempo — avevo deciso che se era il caso ci avrebbe pensato Don — anche perché ero sicuro che le sue visite erano programmate in modo da lasciare pochissimo tempo libero.

Avevo appena rintracciato il suo nome e il numero dell’appartamento sul citofono quando una donna mi sorpassò ed aprì il portone. Mi guardò e tenne aperta la porta, così che potei entrare senza suonare. L’elemento presenza, ancora una volta.

Presi l’ascensore fino al piano di Leila, il secondo, trovai la porta e bussai. Ero quasi pronto a bussare una seconda volta quando si aprì uno spiraglio.

— Sì? — chiese, ed io riconsiderai la stima fatta sull’età della foto. Sembrava praticamente la stessa.

— Dottoressa Thackery — dissi — il mio nome è Donne. Potrebbe essermi di grande aiuto per un mio problema.

— Che tipo di problema?

— Implica uno strumento noto come il Boia.

Sospirò e sorrise. Le sue dita tamburellarono sulla porta.

— Ho percorso molta strada, ma ci vorrà pochissimo tempo. Ci sono solo poche domande che vorrei porle.

— Lavora per il governo?

— No.