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— No, è qualcosa di diverso.
— Benissimo — disse. — In questo momento ho una riunione di gruppo. Probabilmente durerà per un’altra mezz’ora. Se non le dispiace attendere nell’ingresso, la chiamerò appena sarà finita. Poi potremo parlare.
— Abbastanza soddisfacente — dissi. — Grazie.
Lei annuì e chiuse la porta. Trovai la scala e ridiscesi.
Una sigaretta dopo, decisi che il diavolo trova lavoro per le mani pigre e lo ringraziai per il suggerimento. Uscii. Sul citofono, lessi il nome di alcuni inquilini del quinto piano. Salii e bussai ad una delle porte. Prima che si aprisse tirai fuori visìbilmente la biro e il blocchetto per gli appunti.
— Sì? — Sulla cinquantina, curiosa.
— Mi chiamo Stephen Foster, Mrs. Gluntz. Sto facendo un’inchiesta per la Lega Nordamericana dei Consumatori. Vorrei pagarle un paio di minuti del suo tempo, per porre alcune domande sui prodotti di cui si serve.
— Perché… pagarmi.
— Sì, signora. Dieci dollari. Per una dozzina di domande. Ci vorranno al massimo un paio di minuti.
— Benissimo. — Spalancò la porta. — Vuole entrare?
— No, grazie. La cosa è talmente breve che non ce n’è bisogno. La prima domanda riguarda i detersivi…
Dieci minuti dopo ero tornato nell’atrio ed avevo terminato tre liste di spese medie. Quando una situazione è piena di elementi imponderabili e faccio un gioco che non consoco, mi piace premunirmi il più possibile.
Ancora un quarto d’ora, e rientrai nell’ascensore da cui erano appena usciti tre ragazzi, vestiti sportivamente, che ridacchiavano allegri.
Il più grosso mi indicò ed annuì.
— È lei che deve parlare con la Dottoressa Thackery.
— Esatto.
— Dice che può salire.
— Grazie.
Tornai su, alla sua porta. Lei aprì, mi fece entrare, mi indicò una sedia molto comoda e si sedette con me.
— Vuole una tazza di caffè? — chiese. — È fresco. Ne ho fatto più del necessario.
— Splendido. Grazie.
Pochi istanti dopo, portò un paio di tazze, me ne diede una, e si risedette. Ignorai latte e zucchero e bevvi un sorso.
— Mi ha interessata — disse. — Dica tutto.
— D’accordo. Mi è stato riferito che lo strumento telefattore noto come il Boia, probabilmente dotato di un’intelligenza artificiale, è ritornato sulla Terra…
— Per ipotesi — disse lei. — A meno che non sappia qualcosa più di me. Mi è stato detto che il velivolo del Boia è rientrato, e che si è schiantato nel Golfo. Non ci sono prove del fatto che fosse occupato.
— Sembra anche altrettanto ragionevole che il Boia abbia inviato il velivolo in un punto di rendez-vous molti anni fa e che esso l’abbia raggiunto solo adesso, dopo di che è entrato in azione il programma di rientro facendolo scendere.
— Perché avrebbe dovuto far rientrare il veicolo e rimanersene lassù?
— Prima che le risponda — disse, — vorrei conoscere il motivo del suo interessamento. Giornali?
— No — dissi. — Sono uno scrittore di argomenti scientifici… tecnica, su un livello abbastanza divulgativo. Ma non sto cercando l’argomento per un articolo. Sto cercando le implicazioni psicologiche della cosa.
— Per chi?
— Un’agenzia privata di investigazioni. Vogliono sapere che cosa potrebbe influenzare i suoi processi di pensiero, come potrebbe probabilmente comportarsi… se è realmente tornato. Ho già svolto la maggior parte del lavoro, e quella che ho raccolto è una probabilità secondo cui la sua responsabilità nucleare era una sintesi delle menti dei quattro operatori. Così, i contatti personali sono stati una conseguenza abbastanza logica. Ora vorrei sentire la sua opinione sui modi in cui potrebbe agire. Sono venuto per prima cosa da lei per ovvi motivi.
Lei annuì.
— Un certo Mister Walsh mi ha parlato l’altro giorno. Lavora per il Senatore Brockden.
— Sì? Non mi interesso mai degli affari di chi mi paga, oltre a ciò che mi serve per il mio lavoro. Il Senatore Brockden è sul mio elenco, però, insieme ad un certo David Fentris.
— Sa già di Manny Burns?
— Sì. Una disgrazia?
— È evidentemente la cosa che ha mandato in crisi Jesse. E… come potrei dire?… si sta aggrappando freneticamente alla vita, cerca di realizzare un gran numero di cose nel tempo che gli rimane. Ogni momento è prezioso, per lui. Sente che la morte gli alita sul collo… Poi è tornata la nave ed uno di noi è rimasto ucciso. Da quello che so del Boia, l’ultima volta che ne abbiamo avuto notizie, è diventato irrazionale. Jesse ha visto un collegamento, e nelle sue condizioni la paura è comprensibile.
— Ma lei non vede una minaccia?
— No. Sono stata l’ultima persona a programmare il Boia prima che le comunicazioni si interrompessero, ed ho potuto vedere che cosa accadde. So come hanno funzionato i suoi processi conoscitivi… Pensi ad un bambino che abbia imparato l’Indirizzo di Gettysburg. È lì nella sua testa, ed è tutto. Un giorno, però, l’informazione può rivelarsi importante per lui. Può perfino ispirare una sua azione. Adesso pensi ad un bambino del genere con un gran numero di schemi in conflitto, atteggiamenti, tendenze, ricordi, nessuno dei quali è particolarmente problematico fintanto che rimane un bambino. Aggiungiamo un po’ di maturità, però… e teniamo in mente che gli schemi originati da quattro individui diversi, tutti più potenti delle parole del più bello dei discorsi, avranno provocato chissà quanti conflitti interni, contraddizioni a non finire…
— Perché tutto questo non è stato previsto? — chiesi.
— Ah — disse, sorridendo. — Sulle prime non venne apprezzata in pieno tutta la sensibilità del cervello a neuristori. Si ipotizzò che gli operatori non facevano altro che aggiungere dati in maniera lineare, e che questo processo sarebbe continuato fino al raggiungimento dei una massa critica, corrispondente alla costituzione di un modello o quadro del mondo che sarebbe poi servito come punto di partenza per la crescita della mente del Boia. E tutto sembrava filare nel verso giusto.
— Ciò che avvenne in effetti, però, fu un fenomeno di impressione. Le caratteristiche secondarie delle menti degli operatori, al di fuori delle situazioni didattiche, si impressero anch’esse. Esse non divennero immediatamente funzionali, e quindi non vennero rilevate. Rimasero latenti fino a quando la mente non si fu sviluppata sufficentemente da comprenderle. E poi era troppo tardi. Improvvisamente acquisì quattro personalità addizionali, che non fu più capace di coordinare. Quando cercò di schematizzarle diventò schizoide; quando cercò di integrarle, divenne catatonico. Continuò ad oscillare avanti ed indietro tra queste alternative. Poi divenne silenzioso. Sentii che aveva raggiunto l’equivalente di una fase schizoide. Correnti selvagge attraverso quel materiale magnetico avevano, in effetti, cancellato la sua mente, provocando l’equivalente della morte o dell’idiozia.
— Riesco a seguirla — dissi. — Ora, solo per amore di discussione, consideriamo l’alternativa o di un’integrazione riuscita di tutto questo materiale, oppure il conseguimento di una schizofrenia vera e propria. Quale pensa che sarebbe il suo comportamento più probabile per ognuna di queste possibilità?
— D’accordo — convenne. — Come ho appena detto, però, penso che esistessero limitazioni fisiche alla sua possibilità di conservare strutture multiple di personalità per periodi di tempo molto lunghi. Se ciò fosse avvenuto, però, avrebbe continuato a vivere con la sua personalità come dominante, unita a una replica di quelle dei quattro operatori, per un certo periodo. La situazione si sarebbe presentata radicalmente diversa da quella di uno schizoide umano del genere analogo, per il fatto che le personalità addizionali sarebbero state immagini valide di identità genuine piuttosto che complessi autogenerati divenuti autonomi. Avrebbero potuto continuare ad evolversi, fino a degenerare, ed entrare in conflitto ad un punto di distruzione o di notevoli modifiche. In altre parole, non è possibile formulare predizioni sulla natura del risultato.
— Posso azzardarne una?
— Dica pure.
— Dopo notevoli ansietà, li padroneggia. Li congloba. Vince questo quartetto di demoni che l’hanno lacerato, acquisendo nel frattempo, nel processo, un odio totale per gli individui responsabili della sua sofferenza. Per liberarsi totalmente, per vendicarsi, per elaborare la sua catarsi ultima, decide di cercarli e distruggerli.
Lei sorrise.
— Ha un po’ aggirato l’argomento della schizofrenia effettiva; mi pare che il risultato da lei prospettato possieda una dose notevole di autonomia. La situazione comunque è diversa… indipendentemente dalle analisi dialettiche.