123603.fb2 Il boia torna a casa - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 6

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— D’accordo, accetto l’obiezione… ma per quanto riguarda le conclusioni?

— Mi sembra un tentativo rozzo di invocare lo spirito di Freud: Edipo ed Elettra nello stesso essere cosciente, alla ricerca della distruzione di tutti i genitori — gli autori di oggi, forma di tensione, ansietà, crisi nella sua psiche giovane ed impressionabile. Neanche Freud ha definito una situazione del genere. Lei saprebbe farlo?

— Complesso di Hermacis — suggerii.

— Hermacis?

— Ermafrodite unito in un sol corpo con la ninfa Salmacis. Ho fatto la stessa cosa con i loro nomi. La creatura risultante avrebbe allora quattro genitori contro cui reagire.

— Acuto — disse. — Se anche le armi classiche non servono ad altro, indubbiamente sono una fonte inesauribile di allegorie bellissime. Questa è però fin troppo apertamente antropomorfa, però. Lei voleva la mia opinione? Benissimo. Se il Boia ha attraversato tutte queste fasi, è stato solamente a causa delle differenze tra un cervello a base di neuristori ed uno umano. In base alla mia esperienza professionale, un essere umano non potrebbe conservare stabilità mentale in una situazione del genere. Se il Boia ci è riuscito, avrebbe dovuto risolvere tutte le contraddizioni ed i conflitti, padroneggiando e comprendendo la situazione nella sua interezza in modo tale, penso, che molto difficilmente avrebbe potuto rimanere una qualche forma di odio. La paura, l’insicurezza, le cose che alimentano l’odio sarebbero state analizzate, digerite, trasformate in qualcosa di più utile. Probabilmente ci sarebbe stato disgusto, e forse un atto di indipendenza, di affermazione di se stesso. Questo è uno dei motivi per cui potrebbe aver fatto ritornare la sua nave.

— È sua opinione, allora, che se il Boia esiste come individuo pensante oggi, questo è il solo atteggiamento che potrebbe avere nei confronti dei suoi ex operatori: quindi non vorrebbe avere più nulla a che fare con lei?

— Proprio così. Mi dispiace per il suo complesso di Hermacis. Ma in questo caso dobbiamo prendere in considerazione il cervello, non la psiche. E possiamo notare due cose: la schizofrenia l’avrebbe distrutto, ed una soluzione positiva dei suoi problemi avrebbe impedito la vendetta. In ogni modo, non c’è nulla di cui preoccuparsi.

Come potevo affrontare l’argomento con un certo tatto? Decisi che era impossibile.

— Tutto questo va benissimo — dissi — fino ad un certo punto. Ma tralasciando la dimensione puramente psicologica e quella puramente fisica, potrebbe esserci un motivo ben preciso per la sua ricerca della vostra morte… un motivo per l’omicidio, basato sui fatti piuttosto che sui modi di pensare?

La sua espressione era indecifrabile, ma indubbiamente da lei non mi ero aspettato niente di diverso.

— Quali fatti? — chiese.

— Non ne ho idea. Sono io a chiederlo.

Lei scosse la testa.

— Temo di non avere idee neanch’io.

— Allora è tutto — dissi. — Non riesco a pensare ad altre domande da farle.

Lei annuì.

— Neanch’io.

Finii il caffè, e posai la tazzina.

— Grazie, allora — dissi — per il suo tempo e per il caffè. Mi è stata di grande aiuto.

Mi alzai. Lei mi imitò.

— Cosa farà adesso? — chiese.

— Non ho ancora ben deciso — risposi. — Voglio fare il miglior rapporto possibile. Ha qualche suggerimento in proposito?

— Penso che non ci sia più nulla da suggerire, in quanto le ho dato la sola spiegazione plausibile dei fatti.

— Non pensa che David Fentris potrebbe fornirmi altri dati?

Lei sospirò.

— No — disse. — Non penso che potrebbe dirle altro di utile.

— Cosa intende dire? Dal modo in cui parla…

— Lo so. No, volevo dire che… alcuni trovano conforto nella religione. Altri… Sapete. Altri cercano una vendetta nella vita. Vedono tutto in funzione del loro modo di pensare.

— Fanatismo? — dissi.

— Non esattamente. Zelo mal collocato. Una cosa abbastanza simile al masochismo… Diavolo! Non dovrei formulare diagnosi a distanza… né influenzare la sua opinione. Dimentichi quello che ho detto. Si faccia una sua opinione quando lo incontrerà.

Alzò la testa, approvando la mia reazione.

— Bene — risposi io. — Non sono del tutto certo che lo vedrò. Ma mi ha reso curioso. Come può la religione influenzare l’ingegneria?

— Ho parlato con lui dopo che Jesse ci diede la notizia del ritorno della capsula. In quell’occasione ebbi l’impressione che pensasse che avevamo violato prerogative divine cercando di creare un’intelligenza artificiale. Il fatto che la nostra creazione fosse impazzita era solo logico, essendo prodotto di uomini imperfetti. Sembrava considerare giusto che essa fosse tornata indietro per vendicarsi, come un segno di giudizio su di noi.

— Oh — dissi.

Sorrise. La imitai.

— Sì — continuò — ma forse l’ho solo sentito in un momento in cui era di cattivo umore… Forse dovrebbe andare personalmente a trovarlo.

Qualcosa mi disse di scuotere la testa… c’era una differenza notevole tra questa visione, i miei ricordi, ed i commenti di Don secondo cui David aveva detto che conosceva il suo cervello e non ne era particolarmente interessato. In mezzo a questi dati c’era qualcosa che sentivo avrei dovuto sapere, senza però dare l’impressione di farlo.

Così dissi: — Penso di aver capito abbastanza la situazione, adesso. E la sua dimensione psicologica quella che sembra più importante, non la meccanica… o la teologica. Mi è stata di grandissimo aiuto. Ancora grazie.

Lei mi accompagnò sorridendo alla porta.

— Se non le crea problemi — disse, mentre uscivo. — Mi piacerebbe molto sapere come andrà a finire la questione… o qualsiasi sviluppo significativo.

— Il mio interesse per questo caso termina con questo rapporto, e andrò subito a scriverlo.

— Ha il mio numero…?

— Probabilmente, ma…

L’avevo già, ma lo scrissi di nuovo, appena dopo le risposte di Mrs. Gluntz sui detersivi.

Appena uscito mi diressi all’aeroporto, presi un volo per Memphis, su cui salii per ultimo essendo arrivato appena in tempo. Era il turno di David Fentris; purtroppo non potevo più fare a meno di evitarlo. Avevo una sensazione troppo intensa che Leila Thackery non mi avesse raccontato la storia intera. Dovevo controllare le conseguenze della situazione da vicino. Sentivo che la cosa poteva avere un’importanza vitale.

Appena sceso dall’aereo mi diressi subito all’ufficio di Dave.

Mentre mi avvicinavo, cominciò a cadere una pioggerella fastidiosa ed insistente che tentava inutilmente di ripulirne la facciata polverosa.

Nell’atrio il portinaio mi indicò la strada, l’ascensore mi fece salire, i miei piedi trovarono la strada per la porta dell’ufficio. Bussai. Dopo un attimo, ribussai di nuovo ed attesi. Ancora nulla. Cosi tentai di entrare, scoprii che la porta era aperta e lo feci.

Era un ingresso piccolo e deserto, dalle pareti verdi. La scrivania era polverosa. L’uomo che c’era seduto mi volgeva la schiena. Bussai di nuovo sulla scrivania. Mi sentì e si voltò.