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— E quali strumenti suona?
— Be’… Mi è sembrato di capire che andasse bene qualsiasi piccolo strumento, o che bastasse anche soltanto cantare.
— Molto impreciso. Soltanto gli schiavi cantano senza accompagnamento. Le suggerisco di imparare i seguenti strumenti il più in fretta possibile: l’himerkin, per i suoi schiavi. Il ganga per la conversazione tra amici o con uno che è leggermente a lei inferiore nello strakh. Il kiv per i comuni contatti casuali. Lo zacinko per discussioni più formali. Lo strapan o il krodatch per quelli che le sono socialmente inferiori: nel suo caso, solo se vuole insultare qualcuno. Il gomapardo <sup>[5]</sup> o il doppio kamanthil <sup>[6]</sup> per le cerimonie. — Ci pensò un momento. — Sono assai utili anche il crebarin, il liuto ad acqua e lo slobo… Ma forse è meglio che prima impari gli altri strumenti. Almeno le daranno la possibilità di una rudimentale comunicazione.
— Non sta forse esagerando? — suggerì Thissell. — O magari scherzando?
Rolver emise una risata saturnina. — Niente affatto. Per prima cosa lei ha bisogno di una casa galleggiante. Poi vorrà anche degli schiavi.
Rolver condusse Thissell dal campo di atterraggio ai moli di Fan, una passeggiata di un’ora e mezzo lungo un piacevole sentiero ombreggiato da enormi alberi carichi di frutta, baccelli di cereali, vesciche di succo zuccherino.
— In questo momento — disse Rolver — ci sono solo quattro extra-sirenesi a Fan, contando anche lei. Ora la porterò da Welibus, il nostro agente commerciale. Credo che lui abbia una vecchia casa galleggiante che potrebbe fare al caso suo.
Erano quindici anni che Cornely Welibus risiedeva a Fan e aveva acquistato abbastanza strakh da poter portare la sua maschera Vento del Sud con autorità. Questa consisteva in un disco azzurro con incastonati lapislazzuli grezzi, circondato da un’aureola di luccicante pelle di serpente. Più sincero e anche più cordiale di Rolver, non solo procurò una casa galleggiante a Thissell, ma anche una serie di vari strumenti musicali e un paio di schiavi.
Imbarazzato da tanta generosità, Thissell balbettò qualcosa circa il pagamento, ma Welibus tagliò corto con un largo gesto. — Mio caro amico, questa è Sirene. Simili sciocchezze non costano nulla.
— Ma una casa galleggiante…
Welibus suonò un piccolo svolazzo cortese sul suo kiv. — Franco sarò, Ser Thissell. La barca è vecchia e un po’cadente. Io non posso rischiare di adoprarla; il mìo rango ne patirebbe. — Le parole erano accompagnate da una graziosa melodia. — Il rango a lei ancor non cale. Solo rifugio a lei serve, conforto e sicurezza dagli Uomini-notte.
— Uomini-notte?
— I cannibali che vagano per la costa dopo il tramonto.
— Ah, sì. Ser Rolver me ne aveva accennato.
— Orrenda cosa. Non ne parliamo affatto. — Un trillo impaurito uscì dal kiv. — Ora, gli schiavi. — Batté il disco azzurro della sua maschera con un dito, con fare pensoso. — Rex e Toby saranno al suo servizio. —
Alzò la voce e suonò un veloce ticchettio sul suo himerkin.
— Avari esx trobu!
Apparve una schiava che indossava una dozzina di strette strisce di tessuto rosa e una raffinata maschera nera scintillante di lustrini di madreperla.
— Fascu etz Rex ae Toby.
Apparvero Rex e Toby, che indossavano maschere larghe di tessuto nero e giustacuori rosso-bruni, Welibus si rivolse a loro con un risonante sbattimento dell’himerkin, rallegrandoli affinché servissero bene il nuovo padrone, minacciandoli però di farli tornare, in caso contrario, alle loro isole native. Essi si prostrarono, cantando pegni di buon servizio a Thissell con voci morbide e acute. Thissell rise nervosamente e provò una frase in lingua sirenese. — Andate alla casa galleggiante, pulitela bene e portate a bordo il cibo.
Toby e Rex lo fissarono con gli occhi vuoti attraverso i buchi delle loro maschere. Welibus ripeté gli ordini con l’accompagnamento dell’himerkin.
Gli schiavi si inchinarono e si allontanarono.
Thissell osservò gli strumenti musicali con sgomento. — Non ho la più pallida idea di come fare a imparare queste cose.
Welibus si rivolse a Rolver. — Che ne dice di Kershaul? Andrebbe bene per dare un’infarinatura base a Ser Thissell?
Rolver annuì solennemente. — Kershaul potrebbe farcela.
— Chi è Kershaul? — chiese Thissell.
— È il quarto del nostro piccolo gruppo di emigrati — replicò Welibus.
— Un antropologo. Ha letto Zundar la Splendida? Ritratti di Sirene? La gente senza volto? No? Peccato, tutti libri eccellenti. Kershaul ha un notevolissimo prestigio e credo che ogni tanto visiti Zundar. Porta un Gufo della Caverna, qualche volta un Vagabondo delle Stelle, o anche un Arbitro Saggio.
— Si è preso un Serpente Equatoriale — disse Rolver. — La variante con le zanne dorate.
— Davvero! — si meravigliò Welibus. — Bene, devo dire che se lo è meritato. Un buon amico, una brava persona davvero. — E cominciò a strimpellare il suo zacinko, pensoso.
Passarono tre mesi, con l’aiuto di Mathew Kershaul, Thissell si esercitò con l’himerkin, il ganga, lo strapan, il kiv, il gomapardo e lo zacinko. Kershaul disse che il doppio kamanthil, il krodatch, lo slobo, il liuto ad acqua e diversi altri potevano aspettare fino a quando Thissell non si fosse impadronito dei sei strumenti base. Imprestò a Thissell le registrazioni di importanti conversazioni sirenesi in vari umori e con vari accompagnamenti, sicché Thissell poté imparare le convenzioni melodiche di uso corrente e perfezionarsi nell’eleganza dell’intonazione, nei vari ritmi, ritmi incrociati, ritmi composti, ritmi impliciti, ritmi eliminati. Kershaul diceva di trovare la musica sirenese uno studio affascinante e Thissell ammetteva che si trattava di una materia ancora tutta da scoprire.
Gli strumenti potevano eseguire dei quarti di tono per cui erano possibili ventiquattro tonalità, che moltiplicate per i cinque modi normalmente usati realizzavano centoventi diverse scale. Tuttavia, Kershaul consigliò Thissell di concentrarsi prima di tutto su due modi soltanto, in modo da imparare ogni strumento nella sua tonalità fondamentale.
Thissell non aveva niente di particolare da fare a Fan, tranne la visita settimanale a Mathew Kershaul, per cui portò la casa galleggiante a quattordici chilometri più a sud e l’ancorò sottovento presso un promontorio roccioso. Se non fosse stato perché doveva esercitarsi continuamente, Thissell avrebbe vissuto una vita idilliaca. Il mare era calmo e trasparente come il cristallo; la spiaggia, circondata dalle foglie grigie, verdi e porporine della foresta, era lì a portata di mano se voleva sgranchirsi le gambe.
Toby e Rex occupavano un paio di cubicoli sul davanti, Thissell aveva per sé tutte le cabine posteriori. Di tanto in tanto si baloccava con l’idea di prendersi un terzo schiavo, magari una giovane femmina, per aggiungere un elemento di bellezza e di vivacità al suo ménage, ma Kershaul sconsigliò un simile passo, temendo che la concentrazione di Thissell potesse in qualche modo diminuire. Thissell accondiscese e si dedicò tutto allo studio dei sei strumenti.
I giorni trascorsero velocemente. Thissell non si stufava mai dello splendore delle albe e dei tramonti; le nuvole bianche e il mare azzurro a mezzogiorno; il cielo notturno che fiammeggiava con le ventinove stelle dell’Ammasso SI 1-715. Il viaggio settimanale a Fan rompeva la routine: Toby e Rex si interessavano del cibo; Thissell visitava la lussuosa casa galleggiante di Mathew Kershaul per ascoltare la lezione e i consigli. Poi, tre mesi dopo l’arrivo di Thissell, arrivò il messaggio e mandò completamente all’aria il solito tran-tran: Haxo Angmark, assassino, agente provocatore, abile e spietato criminale, era giunto a Sirene. Praticare l’arresto e la detenzione di quest’uomo! diceva l’ordine. Attenzione! Haxo Angmark è estremamente pericoloso. Uccidetelo senza esitazione!
Thissell non era in piena forma. Trottò per cinquanta metri, prima che gli mancasse il fiato, quindi si mise a camminare: passò tre basse colline incoronate di bianchi bambù e nere felci; attraversò valli gialle di noccioline; passò per campi pieni di viti selvatiche. Passarono venti minuti, venticinque minuti… venticinque minuti! Thissell sentì un peso alla stomaco e capì che era troppo tardi. Haxo Angmark era atterrato e avrebbe percorso quella stessa strada alla volta di Fan. Ma Thissell incontrò solamente quattro persone su quella strada: un ragazzino che indossava una maschera da Isolano di Alk, ridicolmente truce; due giovani donne che portavano un Uccello Rosso e un Uccello Verde; un uomo che indossava un Dimonio della Foresta. Avvicinandosi all’uomo, Thissell si fermò un momento. Era Angmark?
Thissell mise in atto uno stratagemma. Si avvicinò audacemente all’uomo, fissò la maschera orrenda. — Angmark — berciò nella lingua dei Pianeti Patria — sei in arresto!
Il Dimonio della Foresta lo fissò senza capire, poi riprese a camminare per la sua strada.
Thissell gli andò dietro. Afferrò il suo ganga, poi, ricordandosi la reazione dello stalliere, strimpellò invece un accordo con il suo zacinko.
— Oh, tu che provieni dallo spazioporto — cantò. — Cosa hai visto colà?
Il Dimonio della Foresta afferrò la tromba a mano, uno strumento usato per deridere gli avversari sul campo di battaglia, per chiamare le bestie o qualche volta per manifestare una rozza e immediata cattiveria. — Da dove vengo e cosa ho visto sono cose che riguardano me solo. Stai indietro o ti camminerò sopra. — Si mise in movimento e, se Thissell non avesse fatto un salto da una parte, il Dimonio della Foresta avrebbe messo in atto la sua minaccia.
Thissell rimase a fissare quello che se ne andava. Angmark? Improbabile, con un simile tocco sicuro della tromba a mano. Thissell esitò, e poi si voltò e continuò per la sua strada.
Arrivato allo spazioporto, andò direttamente nell’ufficio. La pesante porta era socchiusa; mentre Thissell si avvicinava, un uomo apparve sulla soglia. Portava una maschera di squame verdi opache, piastrine di mica, legno nero laccato di blu e aculei neri… l’Uccello Lacustre.
— Ser Rolver — chiamò ansiosamente Thissell — chi è sceso dal Carina Cruzeiro?
Rolver studiò Thissell un lungo momento. — Perché me lo chiede?
— Perché lo chiedo? — ripeté Thissell. — Lei deve aver visto lo spaziogramma che ho ricevuto da Castel Cromartin!
— Ah, sì — disse Rolver. — Si capisce. Naturalmente.
— Mi è stato consegnato solo mezz’ora fa — disse Thissell amareggiato.
— Sono corso qui il più velocemente possibile. Dov’è Angmark?