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Thissell bestemmiò piano. — Perché non lo ha trattenuto, non lo ha bloccato in qualche maniera?
Rolver alzò le spalle. — Io non ho né l’autorità, né la voglia, né la capacità di fermarlo.
Thissell cercò di scacciare la sua rabbia. Con voce volutamente calma disse:
— Venendo ho incontrato uno con una maschera piuttosto spaventosa… occhi a piattino, bargigli rossi.
— Un Dimonio della Foresta — disse Rolver. — Angmark aveva proprio quella maschera.
— Ma quello suonava la tromba a mano — protestò Thissell. — Angmark non poteva…
— Egli conosce bene Sirene; ha passato cinque anni a Fan.
Thissell grugnì, seccato. — Cromartin non ha fatto cenno di questo.
— È cosa risaputa — disse Rolver con un’alzata di spalle. — Era Rappresentante Commerciale prima che venisse Welibus.
— Lui e Welibus si conoscono?
Rolver fece una breve risata. — Si capisce. Ma l’unica cosa poco onesta che sia capace di fare Welibus è quella di truccare i suoi conti. Le assicuro che non è complice di un assassino.
— A proposito di assassini — disse Thissell. — Lei ha qualche arma da prestarmi?
Rolver lo fissò meravigliato. — Lei è venuto qui a prendere Angmark a mani nude?
— Non avevo scelta — disse Thissell. — Quando Cromartin dà un ordine, si aspetta dei risultati immediati. In ogni caso c’era qui lei con i suoi schiavi.
— Non faccia conto sul mio aiuto — disse stizzosamente Rolver. — Io indosso l’Uccello Lacustre e non pretendo di avere del coraggio. Ma le posso prestare la mia pistola a energia. È un po’che non la uso; non le posso garantire che funzioni.
Rolver entrò nell’ufficio e ne uscì subito dopo con la pistola.
— Adesso cosa farà?
Thissell scosse tristemente il capo. — Cercherò di rintracciare Angmark a Fan. O sarà andato a Zundar?
Rolver ci pensò su. — Angmark potrebbe benissimo cavarsela anche a Zundar. Ma dovrà prima rispolverare la sua abilità musicale. Immagino che rimarrà a Fan qualche giorno.
— Ma come faccio a trovarlo? Dove devo cercare?
— Non glielo saprei dire — rispose Rolver. — Lei sarebbe più al sicuro se non lo trovasse. Angmark è un uomo pericoloso.
Thissell ritornò a Fan per la strada che aveva già percorso prima.
Dove il sentiero svoltava dalle colline per andare sulla pianura, c’era un edificio pisé de terre, dalle spesse pareti. La porta era stata ricavata da una solida asse di legno nero; le finestre erano protette da sbarre di acciaio rinforzato. Questo era l’ufficio di Cornely Welibus, agente commerciale, import-export. Thissell trovò Welibus seduto tranquillamente sulla veranda piastrellata, con indosso una modesta variazione della maschera Waldemar. Pareva perduto nei suoi pensieri e poteva anche non aver riconosciuto il Faleno Lunare di Thissell; in ogni caso, non si alzò per salutarlo.
Thissell si avvicinò al portico.
— Buon giorno, Ser Welibus.
Welibus annuì distrattamente e disse con voce piatta, pizzicando il suo krodatch:
— Buon giorno.
Thissell fu piuttosto sorpreso. Questo non era proprio lo strumento da usarsi con un amico e compagno extra-sirenese, anche se indossava il Faleno Lunare.
Thissell disse freddamente:
— Le posso chiedere da quanto tempo lei è seduto qui?
Welibus ci pensò mezzo minuto e, quando parlò, lo fece accompagnandosi sul più cordiale crebarin. Ma il ricordo delle note del krodatch risuonava ancora nella mente di Thissell.
— Sono qui da quindici o venti minuti. Perché me lo chiede?
— Mi domandavo se ha visto passare un Dimonio della Foresta.
Welibus annuì. — È andato verso la pianura… Credo che sia entrato nella prima bottega di maschere.
Thissell sibilò tra i denti. Questa era la prima mossa che doveva fare Angmark, naturalmente. — Non lo troverò mai più quando si sarà cambiata la maschera — mormorò.
— Chi è questo Dimonio della Foresta? — chiese Welibus, come se la cosa non lo interessasse più che tanto.
Thissell non vide ragioni per tenergli nascosto il nome. — Un noto criminale: Haxo Angmark.
— Haxo Angmark! — gracchiò Welibus, appoggiandosi alla sua sedia.
— Ma è sicuro che sia qui?
— Ragionevolmente sicuro.
Welibus si fregò le mani che tremavano. — Questa è una brutta notizia…
davvero brutta! Si tratta di un mascalzone senza scrupoli.
— Lei lo conosce bene?
— Bene come tutti. — Ora Welibus si accompagnava con il kiv. — Prima aveva il posto che adesso occupo io. Io ero venuto per un’ispezione e ho scoperto che truffava quattromila UMI al mese. Sono sicuro che egli non provi molta gratitudine verso di me. — Welibus guardò nervosamente verso la pianura. — Spero che lei lo acchiappi.
— Farò del mio meglio. Lei dice che è entrato nella bottega delle maschere?
— Ne sono sicuro.
Thissell si voltò. Ritornando sul sentiero si chiuse la pesante porta dietro le spalle.
Camminò lungo la passeggiata fino al negozio delle maschere e si fermò fuori come se ammirasse gli articoli: un centinaio di maschere miniate, ricavate da legni preziosi e minerali, adornate di fiocchi di smeraldo, seta di ragnatele, ali di vespa, squame di pesce pietrificato e cose del genere. La bottega era vuota, escluso il fabbricante di maschere, un uomo nodoso vestito di giallo, che indossava una maschera illusoriamente semplice: l’Esperto Universale, costruita con oltre duemila pezzettini di innesti di legno.
Thissell pensò a cosa dovesse dire, come doveva accompagnarsi, quindi entrò. Il fabbricante di maschere, vista la maschera da Faleno Lunare e notati i modi diffidenti di Thissell, continuò con il suo lavoro.