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— Uno straniero è persona assai interessante; ha egli inconsuete abitudini, eccita egli la curiosità.
Non più di venti minuti fa, entrò uno straniero in questa affascinante bottega, scambiò egli il suo rosso Dimonio della Foresta con una delle notevoli e avventurose creazioni messe assieme in questo luogo.
Il fabbricante di maschere guardò Thissell di sghembo e, senza dire una parola, suonò una serie di accordi su uno strumento che Thissell non aveva mai visto: una sacca flessibile afferrata con il palmo della mano con tre corti tubicini che passavano tra le dita. Se i tubicini venivano strizzati, quasi fino a chiuderli, e l’aria veniva fatta passare nella fessura, si produceva un suono simile a quello di un oboe. All’orecchio non ancora abituato di Thissell lo strumento parve difficile, ma il fabbricante di maschere pareva abile e la musica diffondeva un profondo senso di disinteresse.
Thissell provò ancora, manovrando laboriosamente lo strapan. Cantò:
— Per un extra-sirenese su questo bel pianeta, la voce di chi vi abita è come acqua su di una pianta assetata. Una persona che possa unire due poveri extra-sirenesi fa un grande atto di pietà.
Il fabbricante di maschere passò distrattamente le dita sul suo strapan ed eseguì una serie di scale barocche, mentre le sue dita si muovevano più in fretta di quanto l’occhio potesse seguire. Cantò in stile formale:
— Per un artista sono preziosi i suoi momenti di concentrazione; a lui non interessa passare il tempo scambiando banalità con qualcuno che al massimo è di medio prestigio. — Thissell tentò di inserire una contro-melodia, ma il fabbricante di maschere suonò una nuova serie di accordi di tal portento da eludere le capacità di comprensione di Thissell, poi continuò:
— Nella bottega arriva una persona che evidentemente ha preso per la prima volta uno strumento di cui non aveva mai saggiato le difficoltà, poiché la sua esecuzione musicale è criticabile. Egli parla di nostalgia e desidera vedere un altro del suo paese. Egli dissimula il suo enorme strakh dietro un Faleno Lunare, poiché suona lo strapan a un Maestro Artigiano e canta con una voce di sprezzante dileggio. Il raffinato e creativo artista ignora la provocazione.
Egli suona un cortese strumento, rimane sul vago e confida che lo straniero si stanchi di prenderlo in giro e se ne vada subito.
Thissell tirò fuori il suo kiv. — Il nobile fabbricante di maschere ha completamente equivocato…
Fu interrotto dal grattare dello strapan del fabbricante di maschere. —
Allo straniero, adesso, pare divertente mettere in ridicolo le capacità di comprensione dell’artista.
Thissell grattò furiosamente sullo strapan:
— Per proteggermi dal caldo, sono entrato in un piccolo e poco appariscente negozio di maschere. L’artigiano, benché distratto dal fatto di conoscere poco i suoi nuovi strumenti, promette di migliorare. Lavora con pignoleria per perfezionarsi, a tal punto che dopo un po’egli rifiuta di conversare con gli stranieri, non importa di cosa essi abbiano bisogno.
Il fabbricante di maschere posò con attenzione i suoi strumenti per scolpire. Si alzò in piedi, andò dietro un paravento e ritornò indossando una maschera di acciaio e d’oro, che simulava delle fiamme che si alzavano dai capelli. In una mano teneva uno skaranyi e nell’altra una scimitarra. Suonò una brillante serie di note selvagge e cantò:
— Anche l’artista più realizzato può aumentare il proprio strakh uccidendo mostri marini, Uomini-notte e scocciatori. Ecco, ora c’è l’occasione. L’artista attenderà solo dieci secondi, perché chi l’ha offeso indossa un Faleno Lunare. — Ruotò la scimitarra, la fece girare in aria.
Thissell pestò disperatamente sullo strapan. — Entrò un Dimonio della Foresta in questa bottega? Se ne andò egli con una nuova maschera?
— Cinque secondi trascorsero — cantò il fabbricante di maschere in un ritmo veloce, di cattivo augurio.
Thissell si allontanò pieno di rabbia. Attraversò la piazza e guardò su e giù per la spianata. Centinaia di uomini e donne gironzolavano lungo i moli, oppure stavano sui ponti delle loro barche, ognuno con una maschera che doveva esprimere il relativo umore, il prestigio e gli attributi speciali, e dappertutto si sentiva il cicaleccio degli strumenti musicali.
Thissell era a un punto morto. Il Dimonio della Foresta era scomparso.
Haxo Angmark camminava libero per Fan e Thissell aveva fallito le urgenti istruzioni di Castel Cromartin.
Dietro di lui suonarono le distratte note di un kiv. — Ser Faleno Lunare Thissell, la vedo assorbito dai pensieri.
Thissell si voltò e vide accanto a sé un Gufo delle Caverne, in un sobrio mantello grigio e nero. Thissell riconobbe la maschera che simbolizzava erudizione e paziente esplorazione di idee astratte; Mathew Kershaul l’aveva indossata quando si erano incontrati la settimana prima.
— Buon giorno, Ser Kershaul — borbottò Thissell.
— E come vanno gli studi? Ha imparato a eseguire la scala di do maggiore più con il gomapardo? Se ben ricordo, lei trovava questi intervalli risvoltati piuttosto imbarazzanti.
— Ci ho lavorato su — disse Thissell malinconicamente. — Tuttavia, poiché sarò con ogni probabilità richiamato a Polvpolis, sarà stato solo del tempo perso.
— Eh? Come mai?
Thissell raccontò la storia di Haxo Angmark. Kershaul annuì gravemente. — Ricordo Angmark. Non era un personaggio simpatico, ma un eccellente musicista, con delle dita veloci e un autentico talento per i nuovi strumenti. Si tirò pensosamente il pizzetto della sua maschera da Gufo delle Caverne. — Che cosa conta di fare?
— Non ne ho idea — disse Thissell, suonando un triste fraseggio sul kiv.
— Non so che razza di maschera indossi adesso, e se non so che aspetto abbia, come faccio a trovarlo?
Kershaul si tirò la barbetta. — Ai vecchi tempi egli prediligeva il Ciclo Exo Cambiano e credo che usasse un’intera serie di Creature degli Inferi.
Certo che adesso potrebbe aver cambiato gusti.
— Proprio così — si lamentò Thissell. — Potrebbe essere sei metri più in là e io non avrei modo di saperlo. — Lanciò uno sguardo amaro dall’altra parte della passeggiata, verso la bottega del fabbricante di maschere. —
Nessuno mi dirà niente; mi chiedo se gliene importi qualcosa del fatto che un assassino stia camminando per i loro moli.
— Assolutamente vero — convenne Kershaul. — Il modo di giudicare dei sirenesi è diverso dal nostro.
— Non hanno alcun senso della responsabilità — dichiarò Thissell. —
Mi chiedo se lancerebbero una corda a uno che sta affogando.
— È vero che a loro non piacciono le interferenze — convenne Kershaul. — Per loro è essenziale la responsabilità dell’individuo e l’autosufficienza.
— Interessante — disse Thissell — ma io brancolo ancora nel buio per quanto riguarda Angmark.
Kershaul lo osservò con gravità. — E se dovesse individuare Angmark, cosa farebbe dopo?
— Eseguirei gli ordini dei miei superiori — disse Thissell supinamente.
— Angmark è un uomo pericoloso — rimuginò Kershaul. — Ha un sacco di vantaggi su di lei.
— Non devo farci caso. Il mio dovere è quello di rimandarlo a Polypolis. Probabilmente è tranquillo, almeno finché continuerò a non avere la più pallida idea di dove egli sia.
Kershaul rifletté. — Un extra-sirenese non può nascondersi dietro una maschera; non tra quelli di Sirene, per lo meno. Siamo in quattro qui a Fan: Rolver, Welibus, lei e io. Se ci fosse un altro extra-sirenese che volesse metter su casa, la notizia arriverebbe in un batter d’occhio.
— E se si recasse a Zundar?
Kershaul alzò le spalle. — Dubito che osi tanto. D’altra parte… — Kershaul fece una pausa, poi, notando che Thissell non faceva attenzione, si volse a seguire il suo sguardo.
Un uomo con un Dimonio della Foresta camminava spavaldamente verso di loro, lungo la passeggiata. Kershaul mise una mano sul braccio di Thissell per trattenerlo, ma Thissell si incamminò alla volta del Dimonio della Foresta, con la pistola che gli era stata prestata pronta in mano. —
Haxo Angmark — berciò — non fare una mossa, o ti ammazzo. Sei in arresto.
— È sicuro che sia Angmark? — chiese Kershaul con voce preoccupata.