123625.fb2 Il giudice - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 7

Il giudice - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 7

Pedersen scosse il capo. — No… uh… — disse con voce rauca, — sono qui in veste di testimone per… uh… ieri. — Era mortalmente pallido.

Kallimer sorrise gelido. — Il signor Pedersen ha deciso di ritirarsi dalla vita pubblica, Giudice Joyce. Ora considera inadeguato il suo primo tentativo di dissociarsi dal Foro.

Joyce spostò lo sguardo da Kallimer a Pederson. Si accorse all’improvviso che il giovane era terrorizzato.

— Blanding è morto, sapete? — disse Kallimer senza alcuna inflessione. — Ieri pomeriggio è stato colpito alla testa da un blocchetto di porfido. Le circostanze non sono chiare, ma un membro della Guardia Civile ha dato la notizia. — Kallimer sorrise a Pedersen. — Ed ora, il nostro ex-collega, dal momento che i suoi presentimenti si sono dimostrati corretti, farà presto un viaggio all’estero… nella Confederazione dei Laghi, vero?

— Ho dei lontani parenti a St. Paul — confermò brusco Pedersen. — E a Toronto c’è un ramo di famiglia dell’Ontario. Intendo assentarmi per un certo tempo. Un ampio giro.

Kallimer continuava a sorridere. — La parola chiave in questa affermazione dovrebbe essere lontano, vero, signor Pedersen?

Pedersen arrossì di rabbia, ma Joyce interpretò come rassicurante l’atteggiamento di Kallimer. Voleva dire che la codardia di Pedersen non era un atteggiamento generale. Al momento questo sembrava più importante della notizia della morte di Blanding.

La sua mancanza di sbalordimento lo portò a considerare con stupore le proprie reazioni. Era sconvolto al punto che la notizia dell’assassinio di un Giudice non lo toccava? Si era davvero spinto così avanti nell’accettare l’incredibile?

Sapeva, o almeno lo sapeva la parte della sua mente governata dalla calma e dalla logica, che prima di ieri si sarebbe considerato un pazzo anche soltanto a pensare che qualcuno potesse attaccare la Legge. Oggi, invece, poteva anche accettarlo. Non con leggerezza, ma riusciva ad accettarlo nonostante tutto.

— Siete sicuro dell’informazione, Kallimer? — chiese.

Kallimer annuì, guardandolo in modo curioso. — Il testimone è attendibile. Ed ha portato anche l’arma. È un oggetto sconcertante. Vi interesserà.

Joyce sollevò educatamente un sopracciglio. — Davvero? — Vide Joshua Normandy entrare nell’aula e fece un cenno in direzione del Presidente. — L’udienza sta per cominciare. Verrà mostrata, naturalmente?

Kallimer era decisamente sconcertato dal suo atteggiamento. Joyce teneva il capo eretto e le spalle si erano raddrizzate di colpo.

— Sì, naturalmente.

— Bene. Vogliamo avviarci ai nostri posti? Buon giorno, signor Pedersen. È stato un piacere averla al banco con me. — Prese il braccio di Kallimer ed insieme si avvicinarono verso il lungo tavolo posto di fronte alle sedie dei Giudici minori.

Joyce sapeva quello che gli stava succedendo e la parte calma e imparziale della sua mente, a cui era stato dato qualcosa su cui riflettere, approvava.

Era stato preso dal panico. Il giorno prima, a mezzogiorno, le fondamenta della sua logica erano state distrutte. L’integrità dei Giudici e della giustìzia era stata attaccata, e la sua fiducia nel fatto che tutti accettassero la Legge del Messire si era dimostrata errata. Aveva scoperto, in un breve attimo cruciale, che vi erano persone che desideravano deliberatamente attaccare la Legge.

Si era trovato in grave imbarazzo. Non aveva precedenti a cui riferirsi per tale crimine, nessuna base su cui giudicare la situazione. Qualcun altro, forse, qualcuno come Kallimer o il Giudice Normandy, avevano le capacità mentali per capire. Ma Joyce sapeva di non essere un uomo brillante. Era solo un uomo onesto e sapeva quello che era al di fuori delle sue capacità. Nell’istante in cui si era fermato a guardare stupefatto l’arma sul selciato della piazza e la ragazza che si lanciava per afferrarla, aveva cessato di essere in grado di valutare la situazione legale e di prendere gli opportuni provvedimenti. Il panico poteva distorcere completamente la capacità di giudizio di un uomo.

Era questo che il Messire aveva cercato di fargli capire. Il mondo stava cambiando, e il Giudice Capo non era in grado di affrontare questo cambiamento.

Da uomo onesto, di fede sincera, era pronto a cedere le proprie responsabilità e a lasciare che fossero altri più adatti ad assumersele.

Fece un cenno al giudice Normandy e agli altri membri dell’Associazione, poi si sedette con calma a fianco di Kallimer, in attesa di vedere che cosa avevano capito della situazione gli uomini più intelligenti di lui.

Kallimer stava mostrando l’arma portata da Nyack. Joyce la guardò con curiosità.

Era pomeriggio inoltrato ed un buon numero di testimonianze erano già state messe a verbale. Pedersen aveva affermato di essersi accorto di movimenti rabbiosi nella folla quando Joyce aveva estratto l’arma, ma che la pistola era stata lanciata da un individuo sconosciuto prima che si potesse intervenire. Dopo la sparatoria, l’uomo e il gruppo che lo circondava si erano persi tra la folla. La folla stessa era rimasta sconcertata all’inizio, mostrando poi reazioni contrastanti. Nei primi momenti della rivolta non c’erano stati segni di un’azione concertata.

Il rappresentante della Guardia Civile aveva testimoniato che, per quel che ne sapeva, lui era l’unico superstite della squadra designata a mantenere l’ordine durante il processo. Si era impadronito dell’arma dopo che l’Imputata l’aveva lasciata cadere ed era corso al quartier generale per chiedere aiuto. La sua impressione era che i primi a rimanere uccisi tra i membri delle famiglie presenti al processo, erano stati vittima dei disordini spontanei scoppiati tra la folla e non di qualche azione premeditata.

Il Giudice Kallimer aveva commentato dicendo che anche lui aveva avuto la stessa impressione. Le uniche tracce di un piano organizzato, affermò, erano stati il taglio dei cavi ferroviari fuori da Nyack e l’attacco alla stazione radio, dove l’uomo della famiglia preposto alla sorveglianza aveva fracassato la trasmittente prima che qualcuno potesse impadronirsene. Venne inoltre sottolineata la fedeltà del personale tecnico della stazione.

Ora Kallimer disse: — Tenendo presenti le testimonianze precedenti, vorrei richiamare l’attenzione dei giudici sulla costruzione e sulla forma di quest’arma illegale.

Joyce si chinò in avanti. C’erano un certo numero di dettagli strani nella pistola, ed egli ne fu subito attratto.

— Primo — disse Kallimer, — quest’arma è ovviamente costruita a mano. La struttura è un pezzo di metallo solido, acciaio, secondo il parere di un tecnico competente, che mostra chiaramente i segni di una lima. In più ha una forma piuttosto primitiva. Ha una canna liscia, forata dalla bocca fino all’otturatore ed è congiunta all’otturatore per mezzo di una mortasa che può contenere una cartuccia ed un cane a molla. Altre munizioni sono stivate nel calcio, coperto da una pietra a frizione. Si spara tirando indietro il cane con il pollice e poi rilasciandolo, dopo di che, per poter ancora sparare, bisogna prima rimuovere il bossolo e poi ricaricare.

«Un’arma costruita in gran fretta. Un’arma della disperazione, messa insieme da qualcuno che aveva solo poche ore di tempo.

Kallimer posò la pistola. — Un’arma inefficiente e inadeguata. Mi dicono che la canna non era neppure stata forata parallelamente all’asse della struttura, e che anche i mirini rudimentali erano storti, rendendo ancor più complicato il problema della mira. È sorprendente che il Giudice Joyce sia stato colpito e non fa meraviglia che l’Imputata non sia riuscita a sparare un secondo colpo.

Joyce scosse piano la testa. Era assolutamente ovvio come la ragazza fosse riuscita a colpirlo. Ma Kallimer, con le sue opinioni lievemente eccentriche, non avrebbe certo pensato di tener conto del Messire.

Kallimer stava di nuovo parlando.

— Ma non è questa la cosa rilevante. È la natura di quest’arma che ci interessa. Ovviamente non è stata costruita da qualcuno particolarmente esperto in questo campo, e il disegno manca completamente di originalità. Non è probabile che vi siano altri esemplari in circolazione. Ne consegue che la ribellione, se posso chiamarla così per il momento, è decisamente ristretta alla… ah… parentela dell’Imputata. Non esiste in effetti alcuna azione organizzata su larga scala.

«Abbiamo la testimonianza del signor Pedersen e della Guardia Civile. È ovvio che il piano di colui che ha lanciato l’arma aveva come scopo solo di fornire all’Imputata una pistola. Quello che è seguito è stata una dimostrazione spontanea. Questa, insieme ad altri dati rilevanti già emersi nelle testimonianze, è la base su cui abbiamo fondato il nostro programma di correzione.

Kallimer si volse verso il centro del tavolo. — Giudice Normandy.

Normandy era un uomo anziano, con i capelli grigi e sopracciglia folte e spioventi. Si alzò sostenendo il proprio peso con le mani, e si sporse in avanti verso i Giudici minori che erano seduti di fronte. Joyce lo osservò con curiosità. Normandy non era mai stato Giudice Capo. Era diventato Primo Giudice Aggiunto sotto Kemple, il Giudice Capo che aveva preceduto quello a cui era subentrato Joyce. Figlio maggiore di una delle Prime Famiglie, Normandy si era ritirato dalla professione attiva diventando prima Cancelliere e poi Presidente dell’Associazione Forense. Aveva ricoperto quella carica più a lungo di quanto Joyce fosse stato Giudice Capo, e doveva avere almeno settant’anni.

Joyce si domandò che cosa lui e Kallimer avessero deciso di fare.

La voce di Normandy era aspra a causa dell’età. Ogni parola gli usciva a fatica.

— Il Giudice Kallimer ha riassunto molto bene i fatti. A Nyack, una ribellione puramente personale contro la Legge ha dato l’avvio ad una dimostrazione spontanea. Avete notato la mancanza di prove che dimostrino l’esistenza di provocatori, a parte i parenti dell’Imputata. Questi non sono altro che carpentieri. C’è stata la parziale adesione di alcuni tecnici, perché ci voleva un minimo di competenza per capire l’importanza di interrompere le comunicazioni. Ma questo è successo solo dopo che lo sconvolgimento emotivo ha avuto la possibilità di diventare contagioso.

«C’è aria di ribellione, è vero, ma è appena allo stato embrionale. Non si spargerà, se noi non lo permetteremo, e certo faremo qualsiasi sforzo in questo senso. Entro il pomeriggio di domani tutto sarà tornato normale.

«Grazie, Giudici. Quest’udienza è conclusa e il signor Kallimer, il signor Joyce ed io ci tratterremo per un’ulteriore discussione.

Joyce osservò i Giudici minori uscire ordinatamente dall’aula delle udienze, molto meno nervosi di quando vi erano entrati. Normandy aveva ridato loro vigore.

Anche Joyce si sentiva meglio. Aveva avuto ragione nell’aspettarsi che Kallimer e Normandy avessero pronta una soluzione. Lasciava la Legge in mani capaci.

Normandy aspettò che la sala fosse vuota. Poi si voltò verso Kallimer con un’espressione di disgusto.

— Be’, ci hanno creduto. Sarei stato più contento se qualcuno di loro non l’avesse fatto.

Kallimer alzò le spalle. — Non c’è modo di dirlo. Se qualcuno di loro ha letto fra le righe, è stato abbastanza intelligente da non mostrarlo.

Normandy inarcò un sopracciglio, sporse le labbra e dopo un momento sghignazzò: — Questa è una buona osservazione.

Joyce li guardò entrambi senza capire. — Debbo presumere — disse alla fine, — che la situazione sia più seria di quanto le notizie divulgate facciano ritenere. — Sentì riaffiorare un po’ della vecchia inquietudine, ma non era certo panico.

Normandy e Kallimer si voltarono verso di lui ed entrambi lo guardarono meditabondi.

Normandy annuì. — Molto più seria. Ai tecnici c’è voluto un po’ per rendersi conto di quello che stava succedendo, ma hanno preso il comando della ribellione nel giro di un’ora. Adesso sono loro a dirigerla. Abbiamo dovuto bombardare la stazione radio ed impiantare un falsa trasmittente sulla stessa lunghezza d’onda. Sembra probabile che i tecnici avessero già un piano pronto a scattare, ma non in così breve tempo. Sono stati presi un po’ in contropiede.