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La Deathmaker volò silenziosa nel vuoto per due anni, senza mai rientrare a Punto Nord.
Negli ultimi venti mesi aveva preso terra tre volte: una per acquistare il materiale necessario alla costruzione dell’arma a entropia, un’altra per trasportarlo a Belore e una terza per chiudere alcuni conti in banca mentre si riforniva nel contempo di carburante.
Due volte nel corso di quel lungo viaggio aveva creduto di imbattersi nella Besita dei Sogni, ma si era sbagliato. Anche il Mufti dava segni di stanchezza, al punto che per due volte Lane lo aveva sottoposto a un’ibernazione di tre mesi. Avrebbe desiderato che esistesse un sistema meno noioso di riscuotere i fondi di cui ancora disponeva, ma le capitali economiche della Democrazia non avevano molti rapporti commerciali coi mondi di frontiera, e così non restava altro da fare che andare a riscuoterli di persona. Nelle lunghe e snervanti ore in cui non aveva niente da fare si sottoponeva alla sua rigorosa routine anti-noia, e cercava di ignorare gli incubi che da tempo lo assalivano anche quando era sveglio.
Intanto, altrove, accadevano cose importanti. La Democrazia cominciava a sfaldarsi ai margini. Il mercato finanziario dei crediti fu prima valutato in uranio, poi si passò al platino, e infine si basò sulla fiducia; ed era evidente che di fiducia non ne esisteva molta. Uno sciopero dei Minatori Confederati aveva immobilizzato per più di un mese la parte controllata dall’uomo della galassia prima che il governo, messo alle corde, cedesse alle richieste. Era stata finalmente scoperta una cura per la eplasia, una malattia del sangue che aveva fatto la sua prima comparsa tre secoli addietro e che si era enormemente diffusa. Altre duecentosettantotto forme di vita, compresi i Vermisciocchi, si erano estinte, e ne erano state scoperte altre centosedici sui mondi di frontiera.
Lane ignorava tutte queste cose, né vi avrebbe dato molto peso se le avesse sapute. Non provava interesse per il governo più di quanto il governo si interessasse a lui. Non aveva niente a che fare I coi minatori, e quanto agli animali estinti, finché se ne scoprivano nuove specie a lui non sarebbe mancato il lavoro.
E infatti il lavoro non gli mancava. Il Sindacato Vainmill aveva affrontato due volte l’ingente spesa di mettersi in contatto con lui nello spazio per chiedergli di procurare alcuni esemplari destinati ai suoi musei. Lui aveva accettato la proposta, ma finora non l’aveva ancora soddisfatta. La sua unica preoccupazione, attualmente — e lo era ormai da due anni — era la distruzione della Bestia dei Sogni. Prima doveva disporre dell’arma, e poi usarla sulla vittima designata, e solo dopo avrebbe ripreso la sua professione.
Guardò per l’ennesima volta il pannello dei comandi. Mancavano ventisette giorni a Punto Nord. Era tempo di fermarsi un po’, far revisionare la nave, dormire in un vero letto, mangiare un vero pasto annaffiato con un paio di boccali della birra migliore di Tchaka. Un po’ di riposo, un po’ d’aria buona, un paio di giorni con una donna, e poi sarebbe stato pronto ad affrontare la fase finale della caccia.
E fu proprio allora che la vide.
Non sapeva da dove venisse o cosa facesse così lontano dalla nube, se lo seguisse o se lo allettasse a inseguirla o se volesse prenderlo in giro. Ma era lì a settantamila chilometri sulla dritta, di poppa, a circa sessanta gradi d’arco al di sotto della nave.
Lane imprecò fra i denti e decise di non cambiare rotta. La creatura spaziale si avvicinò fino a cinquantamila chilometri.
Lane controllò i sensori per assicurarsi che non si trattasse di una nave… No, era proprio la Bestia. Accelerò al massimo per qualche minuto, e la Bestia fece altrettanto mantenendo invariata la distanza.
Rimasero così per sei ore, poi, lentamente ma inesorabilmente la creatura cominciò ad accorciare le distanze, e Lane cercò di sfuggirle, ma invano.
Quando fu a ventimila chilometri cominciò a cadere in preda a una forte tensione, senza riuscir a capire se si trattava di una reazione emotiva sua o se gli era trasmessa dalla Bestia. Comunque fosse, la tensione andò aumentando di secondo in secondo, mista a un brivido di anticipazione. Scrollò con forza la testa mettendosi a cantare a pieni polmoni per scacciare quella sensazione, ma non ci riuscì.
Adesso la creatura si trovava a quindicimila chilometri, poi a dodici, e lui capì che non avrebbe mai raggiunto Punto Nord senza scontrarsi con lei. Sudava, era scosso da capo a piedi da un violento tremito, e non riuscì più a cantare.
Pur sapendo che non sarebbe servito sparò col cannone a laser e poi con l’implosore molecolare.
— Vattene — gridò allo schermo dove la creatura era appena comparsa. — Non sono ancora pronto!
Ma la creatura non se ne andò, anzi si avvicinò pulsando fino a seimila chilometri. Lane rallentò al massimo, sperando che, nel suo slancio, la Bestia Spaziale lo superasse lasciandogli il tempo di manovrare liberamente. Ma non fu così: anche la Bestia Spaziale rallentò e ormai si trovava a meno di cinquemila chilometri.
Le sensazioni che provava non erano diverse da quelle delle altre volte, ma ora che sapeva interpretarle si sentiva tremendamente a disagio. Sparò ancora, sempre senza successo, e infine, con un suono roco che stava fra l’urlo e il singhiozzo, azionò il vibratore.
Lo shock emotivo fu forte come sempre, ma questa volta gli occorsero un paio di minuti per riprendere il dominio di sé. Guardò il pannello e vide che la Bestia dei Sogni stava battendo velocemente in ritirata, come era avvenuto anche le altre volte. Fra pochi minuti sarebbe stata fuori della portata dei suo strumenti. Ormai si era ripreso completamente e gli sarebbe bastato poco tempo per riprendere la rotta per Punto Nord. Doveva aspettare che l’arma fosse pronta prima di incontrarsi di nuovo con la Bestia. La cosa più importante, adesso, era andare a Punto Nord a ritirare il denaro necessario per le ultime rifiniture.
Ma mentre si chinava sul pannello sapeva che non avrebbe fatto rotta per Punto Nord.