123632.fb2 Il mangiatore danime - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 17

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Salpando da Deluros, Lane era ancora incerto sul da farsi. Cinquantamila crediti consentivano alla sua nave di viaggiare alla massima velocità per dieci anni, un secolo o per tutta l’eternità, se non doveva far manovra. Una volta in caduta libera bastava l’inerzia a mantenere a velocità costante la Deathmaker, ma tutte le volte che rallentava o accelerava o doveva cambiar rotta, consumava carburante. E anche col denaro che gli aveva dato Ilse Vescott, una volta che avesse cominciato sul serio a dar la caccia alla creatura, il consumo sarebbe sicuramente aumentato. Perciò, sebbene si fosse guadagnato un po’ di respiro, non aveva la certezza di raggiungere la creatura, Aveva dunque bisogno di altro denaro, ma non sapeva come procurarselo. Pensò di fare il pieno in una stazione di rifornimento spaziale con la minaccia delle armi ma scartò subito l’idea, perché avrebbe avuto alle calcagna tutta la polizia interplanetaria, e non aveva bisogno di quel genere di problema nella fase decisiva della caccia.

Cercò allora di trovare un’altra soluzione. Erano ormai passati molti anni da quando aveva assolto un impegno o firmato un contratto, per cui era poco probabile che riuscisse a ottenere un incarico, e del resto non aveva voglia di andare a caccia. Ci sarebbe voluto troppo tempo, posto che riuscisse a ottenere un incarico.

Aveva, è vero, cacciato anche animali protetti, illegalmente. Alcuni, come il Campanellino di Dedalus VII, o l’ultima specie di animali selvatici terrestri non ancora estinta — il dingo — venivano pagati profumatamente dai collezionisti privati, e lui era un cacciatore abilissimo. Ma anche se il compenso era allettante, restavano le stesse obiezioni per cui non intendeva andare a caccia degli altri animali, e prima di tutto c’era il fattore tempo. Inoltre era da tanto tempo fuori dal giro che ignorava quali fossero le specie a cui era proibito dare la caccia.

Carezzò per un momento l’idea di fare un raid sul pianeta fortezza di Braxton IV, dove la Democrazia coltivava il mionato, la droga più potente mai conosciuta, ma la scartò perché era troppo lontano. Inoltre anche se fosse riuscito laddove molti avevano fallito, lui aveva bisogno di denaro, non di mionato grezzo, che poi non avrebbe saputo a chi vendere; inoltre, esisteva sempre il rischio di attirare l’attenzione della polizia.

Si gingillò perfino con il progetto di tornare su Deluros VIII e rapire o derubare Ilse Vescott, ma scartò subito anche questo, non per motivi morali, ma perché le probabilità di successo erano troppo scarse.

Si scervellò per ore, e dopo aver scartato l’impossibile e l’improbabile, esaminò quel che restava. Lo fece con freddezza ed efficienza, valutando rischi e profitti, e i sistemi più validi da seguire.

Quand’ebbe finito sapeva esattamente cosa fare per riuscire ad avere carburante sufficiente per la caccia alla creatura spaziale. Non provava ripugnanza morale per quello che aveva deciso di fare, ma lo considerava soltanto una spiacevole necessità da affrontare e risolvere al più presto possibile.

Attivò il sistema cartografico, lo collegò al computer navigazionale e alla banca di memorie di quello principale, e ne ricavò un elenco dei mondi che erano stati esplorati e colonizzati negli ultimi dieci anni. Eliminò poi quelli in cui erano istallate colonie agricole convinto che non avevano denaro sufficiente perché valesse la pena rischiare. Gli interessavano soprattutto quelli colonizzati da gruppi religiosi e/o pacifisti, dove si presumeva che le difese fossero minime se non inesistenti.

Aggiunse a questo elenco alcuni mondi di frontiera ricchi di minerali dove le operazioni di scavo, completamente automatizzate, erano sorvegliate da pochi uomini, forse addirittura solo uno o due.

Poi calcolò fino all’ultimo centimetro cubo il carburante di cui disponeva e inserì la rotta che lo avrebbe portato lontano tanto da Punto Nord che dalla nube, ma gli avrebbe lasciato carburante sufficiente per poter tornare a Punto Nord al termine del viaggio, calcolò quante volte avrebbe potuto atterrare e scelse accuratamente i mondi su cui sarebbe scesa la Deathmaker.

E con la fredda efficienza che aveva caratterizzato i suoi preparativi tante volte nel passato, Nicobar progettò la sua penultima caccia.