123632.fb2 Il mangiatore danime - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 25

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EPILOGO

Passò il tempo.

Gli anni vennero e se ne andarono, com’è loro abitudine. La Democrazia stava vivendo un ultimo momento di potenza e saldezza prima della dissoluzione finale. Il credito era di nuovo stabile, ma lo era solo momentaneamente.

Anche i Gufidiavoli erano entrati a far parte della categoria delle specie estinte. La cura per l’eplasia non era risultata così definitiva come si era sperato nei primi tempi, e la malattia perdurava ancora.

E, come sempre, i mondi di frontiera prestavano a queste notizie ben poca attenzione e ci pensavano ancora meno.

Il locale di Tchaka era affollato.

Seduti spalla a spalla a tutti i tavoli c’erano i cacciatori, gli esploratori, gli avventurieri, i disadattati venuti a cercar fortuna alla frontiera. In fondo alla stanza, un gruppo di Dabihs era alla ricerca di un ingaggio come conciapelle in qualche spedizione di caccia. Vicino alla porta, quattro trafficanti del mercato nero cercavano di imbrogliarsi a vicenda. In piedi, in un punto dove l’illuminazione lo faceva meglio risaltare c’era un minatore elegantemente vestito e ingioiellato che era arricchito di recente grazie a un colpo di fortuna. Due prostitute si riposavano bevendo qualcosa al banco.

Tchaka in persona serviva i clienti. Era un po’ appesantito, la sua faccia era un po’ più rugosa e le nocche della mano destra erano ancora gonfie a causa di un pestaggio avvenuto la settimana prima, ma era sempre imponente e vigoroso.

L’occhio artificiale lampeggiava scintillando luminoso come sempre, e la lucertolina nel lobo dell’orecchio faceva parte della trentasettesima generazione di quei gioielli vivi. Tre giovani, barbuti e baffuti per farsi credere più vecchi, col cappello piantato sulle ventitré, gli stivali un po’ troppo nuovi e lucidi, stavano seduti a un tavolo vicino al banco. Avevano ormai esaurito la loro limitata scorta di avventure e adesso stavano discutendo amichevolmente.

— Chiedilo a Tchaka — disse uno dei tre. — Vedrai che lui lo sa di certo.

— Ci scommetto — disse un altro. — Ehi, Tchaka ci puoi aiutare?

— Bionda o bruna? — sogghignò Tchaka. — Sono sempre disposto a farmi in quattro per un cliente che paga.

— Più tardi — disse il giovane. — Prima ci devi dire una cosa.

— Avanti, sentiamo — disse Tchaka chinandosi sul banco per dare un pizzicotto a una delle ragazze che stavano passando in quel momento.

— I miei amici, qui presenti — disse il giovane con una certa qual condiscendenza, — credono che ci sia qualcosa di vero nella nuova leggenda dell’Olandese Volante.

— Non conosco neanche la vecchia — disse Tchaka.

— Quella parlava di un capitano costretto a navigare lungo gli oceani della Terra per l’eternità a meno che la maledizione non fosse annullata dall’amore di una donna. Adesso, invece, dicono che un uomo incredibilmente vecchio e intrattabile dalle parti della frontiera, sia condannato a continuare a dar la caccia a qualcosa o qualcuno che nessun altro ha mai visto.

— Dicono che la sua nave non scenda mai a terra — aggiunse un altro dei tre, — e che fugga appena qualcuno si avvicina.

— E voi volete la mia opinione? — chiese Tchaka.

— Sì, cosa ne pensi?

— Preferisco la prima versione — rispose Tchaka con un sorriso che nessuno riuscì a interpretare.

— Non volevo dir questo — insisté il giovane. — La storia è vera o no, secondo te?

Un minatore dai capelli grigi, che era stato ad ascoltare attentamente, si avvicinò al gruppo. — È una favola inventata da qualche spaziale debole di mente tanto per passare il tempo — disse. — A questa stregua potreste anche credere… — s’interruppe per cercare l’esempio più calzante — … nell’esistenza della Bestia dei Sogni.

I tre giovani si guardarono scoppiarono a ridere, e dopo un istante anche Tchaka si unì alla risata gettando indietro la testa, coi denti d’oro che brillavano come piccole stelle nella caverna della sua bocca.

FINE