123633.fb2 Il mantello e il bastone - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 5

Il mantello e il bastone - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 5

Tutti guardarono la donna, istintivamente.

— Non è vero — disse lei con voce esile. — Non hanno minacciato di farmi niente. Mi hanno tenuta lì un po’ ad aspettare e poi rilasciata per mancanza di prove.

— L’hanno lasciata libera perché io ho dato loro un motivo di dubitare che fosse stata lei a tracciare quel segno! — Il furore stava trascinando Shane come una marea scura e inesorabile. — L’hanno rilasciata perché è giovane e sana, e loro non sprecano le bestie utili senza una ragione. Mancanza di prove! Credete ancora di aver a che fare con gli umani!

— Sta bene — disse l’uomo dai capelli corti, in tono secco. — Tutto questo è molto bello, ma adesso spiegarci dove hai imparato il nostro Segno.

— Imparato? — Shane rise, una risata simile a un singulto di rabbia soffocata. — Buffoni! L’ho inventato io. Io! Lo incisi su un muro di mattoni ad Aalborg, due anni fa, per la prima volta. Dove l’ho imparato! Come l’avete imparato voi? Come l’hanno scoperto gli aalaang? Vedendolo inciso in qualche posto, naturalmente!

Vi fu un momento di silenzio, nella stanza, quando si spense l’eco della voce di Shane.

— Allora è pazzo — disse l’uomo con la pipa.

— Pazzo — ripeté Shane, e rise di nuovo.

— Un momento — disse la donna. Girò intorno al tavolo e si fermò di fronte a lui. — Chi sei? Cosa fai con gli aalaag?

— Sono un traduttore, un corriere — disse Shane. — Appartengo a Lyt Ahn… io e una trentina di altri uomini e donne come me.

— Maria… — disse l’uomo dai capelli corti.

— Aspetta, Peter. — Lei alzò la mano e continuò senza staccare gli occhi da Shane. — Sta bene. Raccontaci cos’è successo.

— Stavo consegnando dispacci speciali a Laa Ehon… conoscete il vostro Comandante locale, immagino…

— Conosciamo Laa Ehon — disse bruscamente Peter. — Continua.

— Avevo da consegnare comunicazioni speciali. Ho guardato da un falso specchio e ti ho vista. — Shane guardò Maria. — Sapevo cosa ti avrebbero fatto. Laa Ehon stava parlando di te con uno dei suoi ufficiali. Avevano avvistato un umano con una veste azzurra. C’era la vaga possibilità che se fosse arrivata un’altra segnalazione di un umano con la veste azzurra che tracciava quel segno avrebbero avuto abbastanza dubbi per non voler sprecare una bestia giovane e sana come te. Perciò sono sgattaiolato via e ho fatto in modo che ricevessero un’altra segnalazione. Ha funzionato.

— Perché l’hai fatto? — Maria lo stava guardando con occhi penetranti.

— Un momento, Maria — disse Peter. — Lascia che gli faccia qualche domanda. Tu, come ti chiami?

— Shane Everts.

— E hai detto di aver sentito Laa Ehon parlare con uno dei suoi ufficiali. Come mai eri lì?

— Stavo aspettando di consegnare i dispacci.

— E Laa Ehon ha discusso tutto quanto davanti a te… è questo che stai cercando di raccontarci?

— Loro non ci vedono a non ci sentono, a meno che abbiano bisogno di noi — disse amaramente Shane. — Siamo oggetti… animali.

— Dunque — disse Peter, — in che lingua parlava Laa Ehon?

— In aalaag, naturalmente.

— E tu l’hai compreso tanto bene da intuire che c’era la possibilità di fargli credere che l’umano che cercavano fosse un altro e non Maria?

— Ve l’ho detto. — Una sorda stanchezza incominciava a impadronirsi di Shane, mentre la furia si spegneva. — Sono un traduttore. Faccio parte del gruppo speciale di traduttori umani di Lyt Ahn.

— Nessun umano sa parlare o capire veramente la lingua aalaag — disse in basco l’uomo con la pipa.

— Molti non ci riescono — rispose Shane, in basco. La stanchezza lo intontiva al punto che quasi non si accorgeva del cambiamento della lingua. — Vi dico che faccio parte di un gruppo speciale appartenente a Lyt Ahn.

— Che cosa? Cos’hai detto, Georges? — Peter stava girando lo sguardo dall’uno all’altro.

— Lui parla il basco — disse Georges, fissando Shane.

— Lo parla bene?

— Ecco… — Georges fece uno sforzo. — Lo parla… molto bene.

Peter si rivolse a Shane.

— Quante lingue parli?

— Quante? — ripeté stordito Shane. — Non lo so. Centocinquanta, duecento le parlo bene. Molte altre le parlo un po’…

— E parli l’aalaag come un alieno.

Shane rise.

— No — disse. — Lo parlo bene… per un umano.

— E giri il mondo come corriere… — Peter si rivolse a Maria e Georges. — State ascoltando?

Maria lo ignorò.

— Perché l’hai fatto? — chiese. — Perché hai cercato di salvarmi? — Lo guardava negli occhi.

Vi fu un nuovo silenzio.

— Yowaragh — disse Shane, cupamente.

— Che cosa?

— È una parola che usano loro — disse Shane. — Gli aalaag. Quando una bestia impazzisce improvvisamente e reagisce contro uno di loro. Fu così quella prima volta ad Aalborg, quando cedetti e misi il segno del pellegrino sul muro, sotto l’uomo che avevano gettato sui ganci per giustiziarlo.

— Non ti aspetterai che crediamo davvero che sei stato tu a inventare il simbolo della resistenza contro gli alieni.

— Vai all’inferno! — gli disse Shane in inglese.

— Cos’hai detto? — chiese prontamente Peter.

— Hai capito benissimo che cosa ho detto — ribatté Shane in tono rabbioso e sempre in inglese, con l’esatto accento della zona di Londra dov’era cresciuto l’altro. — Non m’importa se mi credi o no. Basta che la smetta di cercare di fingere che sai parlare italiano.

Un rossore cupo apparve sulle guance di Peter. Per un secondo i suoi occhi scintillarono. Shane l’aveva compreso alla perfezione. Era uno di quelli che riuscivano a imparare un’altra lingua abbastanza bene per illudersi… ma non la parlava come uno del posto. Shane l’aveva colpito in un punto vulnerabile.