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(Little Tib aprì lo sportello del frigorifero più in silenzio che poté, e sentì il lieve click della luce interna. Si chiese se non avrebbe dovuto offrirsi di portare qualcosa da bere a Nitty e a Mr. Parker, ma stabilì che era meglio se i due non badavano a lui.)
— Ci ha messo tre anni.
(Le dita di Little Tib trovarono una lattina fredda nello scomparto superiore. Tirò la linguetta e la aprì con un pop soffocato. L’odore era insolito, ma dopo qualche istante capì che si trattava di birra e la depose. Nello scomparto di sotto c’era la Coca Cola. Chiuse il frigorifero.)
— Tre anni!
— All’incirca, sì.
Ci fu una pausa. Little Tib si chiese perché i due uomini avessero smesso di parlare.
— Forse hai ragione. Non riesco a ricordare che anno sia. Posso dirti in che anno sono nato, o la data della mia assunzione alla scuola. Ma non so in che anno siamo adesso: tu lo sai?
Nitty glielo disse. Poi per alcuni lunghi minuti tacquero ancora.
— Ricordo di avere alquanto viaggiato con te, ma non mi sembra che…
Nitty non disse niente.
— In quello che ricordo c’è sempre l’estate. Come posso ricordare soltanto l’estate se sono trascorsi tre anni?
— In inverno eravamo soliti scendere sulla costa del Golfo; Biloxi, Mobile, Pescagoula. Qualche volta siamo andati fino a Panama City e a Tallahassee: è stato due anni fa.
— Be’… adesso sto perfettamente.
— Lo so. Posso vedere che lei sta bene. Sto dicendo però che lei è stato male… per molto tempo. Poi quelle due donne ci hanno tirato la bomba a gas. Il gas è scomparso, e lei è guarito. Le due cose sono successe insieme.
— Ho preso una bella botta in testa quando sono corso dritto contro la parete di quel vagone.
— Non credo che sia stato questo.
— Vuoi dire che pensi che sia stato George? Perché non l’hai domandato a lui?
— Finora è stato troppo malato. Inoltre non sono sicuro che lo sappia. Non ha capito molto di quel che ha fatto alla gamba della bambina, anche se gliel’ho visto fare.
— George, sei stato tu a farmi guarire quando eravamo sul treno? E sei stato tu a far scomparire il gas?
— Non le dispiace se ho preso la Coca Cola, vero?
— No, no. Ma hai fatto tu queste cose, sul treno?
— Non lo so — disse Little Tib. Si chiese se doveva confessare d’aver aperto la lattina di birra.
— Come ti sentivi, sul treno? — domandò Nitty. La sua voce, solitamente gentile, parve più dolce che mai.
— Mi sentivo strano.
— È naturale che si sentisse strano — disse Mr. Parker. — Aveva la febbre.
— Lo stesso Gesù non sempre sapeva. Disse: Chi mi ha toccato? E anche: Sento che il potere mi abbandona.
— Matteo, quattordici; e Luca, diciotto. Certo — borbottò Mr. Parker.
— Non è necessario che lei creda che fosse Dio. Anzi era un uomo, di carne e ossa, eppure fece tutte quelle cose. Curò i malati, e camminò sulle acque.
— Non vide nessun leone ballerino.
— Anche San Pietro camminò sull’acqua: San Pietro Lo vide. Ma quello che mi sto chiedendo è: cosa succederebbe a lei se questo ragazzo se ne andasse?
— Niente mi succederebbe. Se sto bene, sto bene. Tu credi che sia Gesù o qualcosa di simile. Comunque, dopo la morte di Gesù non accadde nulla alla gente che lui aveva curato, no?
— Non lo so — disse Nitty. — Questo non è scritto.
— E poi perché dovrebbe andarsene? Noi ci prenderemo cura di lui, non è così?
— Certo che è così.
— Allora sei a posto. Quel costume glielo metterai addosso prima di uscire?
— Aspetterò finché voi due non sarete dentro l’edificio. Poi, quando lui ne verrà fuori, lo riporterò qui per vestirlo e andremo al raduno.
Little Tib sentì il rumore caratteristico delle saracinesche quando Mr. Parker tirò su quella della finestra: un ritmico mitragliare di colpetti. L’uomo chiese: — Pensi che farà abbastanza buio a! momento in cui arriveremo là?
— No.
— Credo che tu abbia ragione. La finestra ha sempre la serratura rotta, e direi che lui riuscirà a passare attraverso le sbarre. Quanto tempo è passato da quando l’abbiamo esaminata? Tre anni?
— Fu l’anno scorso — disse Nitty. — L’estate scorsa.
— Mi è parsa identica. George, tutto ciò che tu dovrai fare è di darmi il modo di entrare nell’edificio. Ma è necessario che io entri dalla porta del municipio solo quando non ci sarà gente che possa vedermi. Capisci?
Little Tib disse che aveva compreso.
— Dunque, l’edificio è vecchio, e tutte le finestre del pianterreno hanno le sbarre, perciò anche se tu aprissi per me una di quelle io non potrei entrare. Ma c’è una porticina secondaria, usata solo come ingresso di servizio, e questa è chiusa all’esterno con un solido lucchetto. Io voglio che tu cerchi la chiave del lucchetto, e che me la consegni attraverso la finestra.
— Dov’è il computer? — chiese Little Tib.
— Questo non importa… mi occuperò io del computer. Il tuo compito sarà solo quello di farmi entrare.
— Voglio sapere dov’è — insistette Little Tib.
— Perché mai? — chiese Nitty.
— È una cosa che mi fa paura.
— Non può farti alcun male — disse Nitty. — È solo un grosso mastica-numeri. Comunque, la notte viene spento. Non è vero, Mr. Parker?