123636.fb2 Il miracolo nei tuoi occhi - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 8

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— No.

— Per me non ci sono difficoltà. Mi sento bene.

— Si sente bene adesso.

Mr. Parker si sporse in avanti. Little Tib lo capì perché il vestito di lui frusciò e la sua voce si fece più vicina. — Nitty, chi è il capo, qui?

— Lei, Mr. Parker. Solo che, se cominciasse a uscire di sentimento, potrei diventare matto per la preoccupazione. Cosa le ho mai fatto che voglia mettermi addosso quell’ansia?

Mr. Parker rise. — Va bene. Ti dirò io cosa faremo. Tenteremo insieme fino alle dieci. Se per allora non avremo trovato un passaggio io non andrò più avanti di mezzo miglio, e lascerò a voi due la prima possibilità d’esser presi su da chi arriva. — Little Tib lo sentì alzarsi. — Credi che i vestiti di George si siano asciugati?

— Sono ancora un po’ umidi.

— Posso mettermeli — affermò Little Tib. Aveva già portato indumenti bagnati dopo che un acquazzone gli era passato addosso.

— Questo è proprio un bravo ragazzo. Aiutalo a vestirsi, Nitty.

Quando furono in cammino sulla strada, e comprese che Mr. Parker era a una certa distanza davanti a loro, Little Tib domandò a Nitty se pensava che avrebbero trovato un passaggio prima delle dieci.

— So che lo troveremo — disse lui.

— E come fai a saperlo?

— Perché ho pregato molto, e quando io prego molto per avere una cosa la ottengo sempre.

Little Tib rifletté su quel pensiero. — Potresti pregare per trovare un lavoro — disse, ricordando che Nitty gli aveva detto quanto desiderasse un lavoro.

— L’ho fatto, subito dopo aver perso l’ultimo. Poi ho incontrato Mr. Parker e ho visto in che condizioni era, così ho deciso di andare con lui per tenergli dietro. Di conseguenza ebbi un lavoro… ed è quello che faccio adesso. È Mr. Parker quello che non ha un lavoro.

— Ma non vieni pagato — osservò Little Tib in tono pratico.

— Abbiamo l’introito dell’assistenza. E io li uso, il mio e il suo, per quello che ci occorre. Ma ora stai quieto… siamo sulla strada.

Rimasero fermi sul bordo a lungo. Ogni tanto passavano una macchina o un autocarro. Little Tib cominciò a chiedersi se Nitty e Mr. Parker alzavano il pollice. Ricordava d’aver visto gente che alzava il pollice, quando lui e i suoi genitori erano partiti dalla vecchia casa. Rifletté ancora su quel che Nitty aveva detto della preghiera e cominciò a pregare anche lui, pensando a Dio e chiedendogli che la prossima auto si fermasse.

Per un bel po’ di tempo nessuna rallentò neppure. Little Tib immaginò che si fermasse un autocarro carico di bestiame e disse a Dio che era disposto a sedere anche sulla schiena di una mucca. Immaginò che a fermarsi fosse un camion della spazzatura, e disse a Dio che si sarebbe seduto perfino sui rifiuti. Poi sentì qualcosa avvicinarsi. Doveva essere un veicolo vecchio e malconcio, e il motore emetteva strani ciottoli che avrebbero preoccupato qualsiasi conducente. — Ha l’aria di uno di quegli antichi autobus della scuola — borbottò Nitty. — Guardi un po’ che buffi disegni ha sulla carrozzeria.

— Si sta fermando — disse Mr. Parker, e Little Tib sentì il cigolio dello sportello anteriore che si apriva.

Una voce sconosciuta, alta per appartenere a un uomo e capace di parlare in fretta, disse: — Andate da questa parte? Potete salire. Tutti sono i benvenuti nel tempio di Deva.

Mr. Parker salì, e Nitty issò Little Tib sugli scalini. Lo sportello si chiuse dietro di loro. Nell’aria c’era un odore singolare.

— Avete con voi un ragazzino. Ottimo. Al Dio piacciono molto i ragazzini e gli anziani. I bambini e le bambine hanno l’innocenza; gli anziani hanno la tranquillità e la saggezza. Queste sono doti che compiacciono il Dio. Dovremmo lottare per mantenere in noi l’innocenza, e per raggiungere la tranquillità e la saggezza il più presto possibile.

— Proprio così — disse Nitty.

— È proprio un bel bambino. — Little Tib sentì sulla faccia il respiro del conducente, caldo e dolce, e qualcosa che tintinnava lo colpì lievemente sul petto. Lo afferrò e scoprì che si trattava di un pezzo di legno con tre sbarrette incrociate, sospeso a un laccio di cuoio. — Ah! — disse la voce dell’uomo. — Hai trovato il mio amuleto, eh?

— George non può vedere — spiegò Parker. — Dovete scusarlo.

— Me n’ero accorto appena l’ho guardato; ma forse è doloroso per lui sentirselo rammentare. E adesso meglio che riparta prima che la polizia venga a chiedermi perché mi sono fermato. Non ci sono sedili… li ho tolti tutti salvo questo. È preferibile che la gente si sieda sul pavimento, di fronte a Deva. Ma voi potete stare dietro di me, se volete. È abbastanza comodo per voi?

— Saremo felici anche di stare in piedi — disse Mr. Parker.

L’autobus si mise in movimento. Little Tib si aggrappò a Nitty con una mano, e con l’altra a un palo che aveva trovato a tentoni. — Eccoci in marcia. È una cosa che dà soddisfazione. Sarebbe ancora meglio se potessimo muoverci sempre, senza fermarci mai. Avevo anzi pensato di costruire il mio tempio su una barca… una barca si muove continuamente, grazie alle onde. Sono sempre in tempo a farlo.

— Lei passa da Martinsburg?

— Sì, sì, sì — disse il conducente. — Permettete che mi presenti: io sono il Dr. Prithivi.

Mr. Parker strinse la mano al Dr. Prithivi, e Little Tib sentì l’autobus deviare da un lato. Mr. Parker emise un grido, e quando il veicolo fu di nuovo raddrizzato presentò Nitty e Little Tib.

— Se lei è un dottore — disse Nitty, — forse può dare un’occhiata a George, quando ha tempo. Non è stato bene.

— Non sono un dottore di quel genere — spiegò Prithivi. — Non curo il corpo, bensì l’anima. Sono dottore in Scienza Divina, laureato all’università di Bombay. Quando qualcuno è malato può chiamare un medico. Se dei giovani si rivelano malvagi, chiamano me.

— Di solito, però — disse Nitty, — le famiglie non lo fanno perché sono contenti di vederli finalmente guadagnare un po’ di denaro.

Il dottor Prithivi rise, di una risatina musicale e acuta. A Little Tib parve di sentirla echeggiare nel vecchio autobus come un trillo. — Ma noi tutti siamo malvagi — disse l’uomo, — e perciò pochi di noi fanno denaro. Questo come lo spiegate? Questo è il buffo della cosa. Io curo le anime malvagie: dunque tutti al mondo non dovrebbero far altro che chiamarmi dalla mattina alla sera. Se avessi un’insegna essa direbbe che il mio orario d’ufficio è dalle nove alle cinque, niente chiamate a casa. E invece sono io che, senza ricevere chiamate, porto la mia casa a tutti, la casa di Dio. Qui accolgo i miei pazienti, e a chi viene dico di salire sul retro del mio autobus.

— Non sapevamo che lei dovesse essere pagato — disse Little Tib, preoccupato perché Nitty gli aveva detto che lui e Mr. Parker non avevano denaro sul loro conto.

— Nessuno deve pagare… questo è il bello. Coloro che desiderano offrire un po’ di benzina al Dio possono infilare qui la loro carta di credito, ma è tutto volontario e noi accettiamo anche altre offerte.

— Certo che è molto buio lì sul retro — disse Nitty.

— Lasciate che ve lo mostri. Vedete che stiamo arrivando a una piazzuola di sosta? Ecco com’è regolato alla perfezione l’universo. Là potremo fermarci e riposare un po’, e prima di ripartire potrò mostrarvi il Dio.

Little Tib sentì l’autobus così all’improvviso che trasalì. Nell’ultimo anno in cui avevano abitato nella casa vecchia era andato a scuola con un autobus. Ricordava quanto caldo c’era stato dentro, e come gli fosse sembrato sciatto dopo le prime settimane; adesso stava sognando di andare al buio su un autobus dall’odore strano, ma poi si sarebbe svegliato, si sarebbe trovato di nuovo sul vecchio autobus, e lo sportello si sarebbe aperto per lasciarlo correre fuori nella luce calda verso la scuola.

Lo sportello si aprì, cigolando e sferragliando. — Scendiamo — disse il Dr. Prithivi. — Ricreiamoci un po’, e vediamo quei che c’è da vedere qui.

— È un luogo panoramico — disse Mr. Parker. — Da qui si possono vedere ben sette contee. — Little Tib si sentì sollevare e portar giù di peso. Nelle vicinanze c’era della gente, anche se non proprio lì accanto, e poté udire le loro voci.

— È molto bello — osservò il Dr. Prithivi. — Anche noi abbiamo belle montagne in India… l’Himalaia, così si chiamano. Questo splendido panorama mi fa pensare ad esse. Quand’ero un ragazzino mio padre affittò una casa sull’Himalaia. I rododendri crescevano selvaggi lassù, e una volta vidi un leopardo nel mio giardino.

Una voce estranea disse: — Qui lei può vedere leoni di montagna. Il momento adatto è la mattina presto… basta alzare lo sguardo sulle grandi pareti di roccia fra cui si guida.

— Proprio così! — esclamò eccitato il Dr. Prithivi. — Era molto presto quando vidi quel leopardo.

Little Tib cercò di ricordare quale fosse l’aspetto di un leopardo, e scoprì di non riuscirci. Poi tentò con un gatto, ma quello che immaginò non era un gatto molto preciso. Si sentiva sudato e stanco, e cercò di dirsi che non era trascorso molto da quando Nitty gli aveva lavato i vestiti. La cucitura sul davanti della camicia, dove c’erano i bottoni, era ancora umida. Quand’era stato capace di vedere aveva saputo con precisione quale fosse l’aspetto di un gatto. Era certo che se avesse potuto tenere un gatto in braccio l’avrebbe saputo di nuovo. Immaginò la morbidezza di un gatto, grosso e con il pelo lungo. Inaspettatamente esso fu lì, di fronte a lui. Non un gatto, bensì un leone, e in piedi sulle zampe posteriori. Aveva una lunga coda con un ciuffo all’estremità, e un nastro rosso annodato sulla criniera. Il suo volto era stranamente offuscato, ma stava ballando… ballava alla musica, solo ricordata, della trillante risata del Dr. Prithivi. Gli era vicinissimo.

Little Tib fece un passo verso di lui ma trovò la strada sbarrata da due tubi metallici. Scivolò al di là di essi. Il leone danzava, saltellava, ondeggiava mutando posa senza sosta. S’inchinò, roteando via, e anche Little Tib cominciò a ballare dietro di lui. Era un gioco e una gara, ed era divertente. Il leone balzò a destra e poi a sinistra, così vicino che poteva quasi toccarlo, e lui lo seguì.

Sentiva che alle sue spalle la gente stava gridando, ma le loro voci gli sembravano sfocate e lontanissime a paragone del trillo flautato sul cui ritmo ballava. Il leone gli tornò di fronte, gli porse le zampe anteriori e lui le afferrò, quindi saltellarono qua e là allegramente. Il suo muso si faceva nitido ora, e divenne più chiaro a mano a mano che facevano girotondo… era una buffa, terribile, amichevole faccia.

Ad un tratto fu come se si fosse infilato in un cespuglio i cui rami erano braccia e mani. Lo afferrarono in più punti, sollevandolo e tirandolo indietro verso le sbarre di metallo. Poté udire la voce di Nitty, ma stava urlando e non si capiva quel che dicesse. Anche una donna strillava… no, parecchie donne, mentre un uomo dalla voce a lui sconosciuta sbraitava: — L’abbiamo preso! L’abbiamo preso! — Little Tib capì che si riferiva a lui, visto che erano in molti ad averlo preso.