123659.fb2 Il tempo considerato come una spirale di pietre semipreziose - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 5

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Annuii.

— Il mio ospite, invece, potrebbe usarli in ben altro modo.

— Può dirmi chi è questo ospite?

— Mi sono deciso a chiedere a Hawk chi era lei, e mi ha fatto capire che stavo per commettere una grave mancanza di galateo. Sarebbe altrettanto scorretto rivelarle il nome del mio ospite. — Sorrise. — Ma l’indiscrezione è il principale carburante che fa funzionare la macchina sociale, Mr. Harvey Cadwaliter-Erickson… — E sorrise con aria saputa.

Io non sono mai stato Harvey Cadwaliter-Erickson, ma già, Hawk è un ragazzo pieno di fantasia. Poi mi passò per la testa un secondo pensiero, e cioè, i Cadwaliter-Erickson, i magnati del tungsteno di Tythis, su Tritone. Hawk non era soltanto fantasioso, era geniale proprio come lo presentavano tutte le riviste e tutti i giornali.

— Immagino che la sua seconda indiscrezione sarà dirmi chi è questo ospite misterioso.

— Ecco — disse Alex, con il sorriso di un gatto ingrassato a canarini — Hawk è d’accordo con me nel ritenere che The Hawk sarebbe curioso di vedere quello che lei tiene lì dentro — indicando. — E infatti lo è.

Aggrottai la fronte. Poi pensai una quantità di piccoli, rapidi pensieri che esprimerò a tempo debito. — The Hawk?

Alex annuì.

Non credo di aver fatto smorfie troppo vistose. — Le spiacerebbe mandare qui per un momento il nostro giovane amico?

— Se vuole. — Alex s’inchinò, se ne andò. Dopo circa un minuto, Hawk arrivò scavalcando le rocce e passando tra gli alberi, sogghignante. Quando vide che non ricambiavo il sogghigno, si fermò.

— Uhmmm… — cominciai io.

Lui inclinò la testa.

Mi grattai il mento con le nocche delle dita. — … Hawk — dissi — sai niente di un dipartimento della polizia chiamato Servizio Speciale?

— Ne ho sentito parlare.

— Di colpo, quelli si stanno interessando parecchio a me.

— Cribbio — fece lui, con sincero stupore. — Dicono che siano efficienti.

— Uhmmm — ripetei.

— Senti — annunciò Hawk. — Ti piace l’idea? Stasera c’è qui il mio omonimo. Chi l’avrebbe mai detto.

— Alex non manca mai un colpo. Hai idea del perché è qui?

— Probabilmente cerca di mettersi d’accordo con l’Abolafia. La sua inchiesta comincia domani.

— Oh. — Ripensai ad alcune delle cose che avevo pensato prima. — Conosci una certa Maud Hinkle?

Il suo sguardo perplesso disse un “no” molto convincente.

— Si presenta come uno degli alti papaveri dell’arcana organizzazione di cui ti ho parlato.

— Davvero?

— Questa sera ha concluso il nostro colloquio con una piccola omelia sui falchi e sugli elicotteri. Ho considerato il nostro successivo incontro come una pura e semplice coincidenza. Ma adesso scopro che la serata ha confermato il significato del plurale. Due Hawk: due falchi. — Scossi il capo. — Hawk, mi trovo catapultato all’improvviso in un mondo paranoide in cui i muri non solo hanno orecchie, ma hanno probabilmente anche occhi, e lunghe dita unghiute. Chiunque mi sta attorno, sì, anche tu, anche tu, potrebbe rivelarsi una spia. Sospetto che ogni tombino e ogni finestra del primo piano nascondano un binocolo, un mitra o peggio. Perché proprio non riesco a capire in che modo queste forze insidiose, sebbene onnipresenti, ti abbiano spinto ad attirarmi in questo complicato e diabolico…

— Oh, piantala! — Lui si ributtò i capelli all’indietro. — Io non ti ho attirato…

— Consciamente no, forse, ma il Servizio Speciale ha l’Archivio Informazioni a Ologrammi, e metodi insidiosi e crudeli…

— Ti ho detto di piantarla. — E sul suo volto passarono di nuovo piccole espressioni dure d’ogni genere. — Credi che… — Poi, credo, si rese conto che ero spaventatissimo. — Senti, The Hawk non è un tagliaborse da quattro soldi. Vive in un mondo paranoide quanto lo è adesso il tuo, ma lui ci vive sempre. Se è qui, puoi star certo che i suoi uomini, occhi e orecchie e dita, sono numerosi quanto quelli di Maud Hickenlooper.

— Hinkle.

— Comunque, funziona in entrambe le direzioni. Nessun Cantore… Ehi, senti, davvero credi che io…

E sebbene sapessi che tutte quelle piccole espressioni dure erano crosticine sulla sofferenza, dissi: — Sì.

— Una volta tu hai fatto qualcosa per me, e io…

— Ti ho lasciato qualche cicatrice in più. Ecco tutto.

— Tutte le crosticine si staccarono.

— Hawk — dissi. — Fammi vedere.

Lui trasse un profondo respiro. Poi cominciò a slacciare i bottoni d’ottone. Le falde del giubbotto si aprirono. La luminaria gli colorò il petto di riflessi pastello.

Mi sentii raggrinzire la faccia. Non volevo distogliere lo sguardo. Trassi un respiro sibilante, invece, e forse era anche peggio.

Lui alzò la testa. — Ce ne sono molte di più di quando sei stato qui l’ultima volta, vero?

— Tu ti ucciderai, Hawk.

Scrollò le spalle.

— Non riesco neppure a capire quali sono quelle che ho fatto io.

Lui cominciò a indicarle.

— Oh, andiamo — dissi io, troppo bruscamente. E per la durata di tre respiri, lui divenne sempre più impacciato, fino a quando vidi che allungava le mani verso l’ultimo bottone. — Ragazzo — dissi, cercando di escludere la disperazione dalla voce — perché lo fai? — E finii per tenere fuori proprio tutto, e non c’è niente di più disperato d’una voce vuota.

Lui scrollò le spalle, capì che non era questo che volevo, e per un attimo la collera gli guizzò negli occhi verdi. Non volevo neppure quello. Perciò disse: — Senti… tu tocchi una persona, dolcemente, delicatamente, magari addirittura con amore. E beh, credo che un’informazione pervenga al cervello, dove qualcosa l’interpreta come piacere. Forse qualcosa, dentro la mia testa, interpreta male l’informazione.

Scossi il capo. — Tu sei un Cantore. Si sa che i Cantori sono eccentrici, sicuro; ma…

Adesso fu lui a scuotere il capo. Poi la rabbia si rivelò. E io vidi un’espressione salire da tutti quei punti che avevano comunicato la sofferenza al resto dei suoi lineamenti, e svanire senza neppure trasformarsi in una parola. Ancora una volta, abbassò lo sguardo sulle ferite che avvolgevano il suo corpo esile in una sorta di rete.

— Abbottonati, ragazzo. Mi dispiace di aver parlato.

Le sue mani si fermarono a metà strada dal bavero. — Pensi davvero che potrei tradirti?

— Abbottonati.