123659.fb2 Il tempo considerato come una spirale di pietre semipreziose - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 8

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— E con questo?

— C’è un solo modo perché tu possa venirne fuori — mi sibilò Hawk.

Il giubbotto si era aperto per metà, sul suo petto devastato. — Se Arty ti porta fuori insieme a lui.

— Idea geniale — conclusi io. — Vuole che le renda un paio di tavolette da mille in cambio del servigio?

L’idea non lo divertiva. — Non voglio niente da lei. — Si rivolse a Hawk. — Voglio qualcosa da te, figliolo. Non da lui. Vedi, non ero preparato ad affrontare Maud. Se vuoi che tiri fuori il tuo amico, devi fare qualcosa per me.

Il ragazzo lo guardò confuso.

Mi parve di vedere soddisfazione sul volto di Arty, ma l’espressione divenne preoccupata. — Devi trovare un modo per riempire l’atrio di gente, e in fretta.

Stavo per chiedere perché, ma non conoscevo l’entità del Servizio di Sicurezza di Arty. Stavo per chiedere come, ma il pavimento mi premette contro i piedi e le porte si aprirono. — Se non ci riesci — ringhiò The Hawk a Hawk — nessuno di noi uscirà di qui. Nessuno di noi!

Non avevo idea di quello che avrebbe fatto il ragazzo, ma quando accennai a seguirlo nell’atrio, The Hawk mi abbrancò il braccio e sibilò: — Resti qui, idiota!

Tornai indietro. Arty teneva premuto il pulsante APERTURA PORTA.

Hawk corse verso la vasca. Si buttò dentro, diguazzando.

Raggiunse i bracieri sui tripodi alti quattro metri e cominciò ad arrampicarsi.

— Si farà del male! — bisbigliò The Hawk.

— Già — dissi io, ma non credo che lui afferrasse il mio cinismo. Sotto la grande conca di fuoco, Hawk stava armeggiando. Poi qualcosa si staccò. Qualcosa d’altro fece Clang! E qualcosa d’altro ancora fiottò attraverso l’acqua. Il fuoco corse e arrivò alla vasca, turbinando e ruggendo come l’inferno.

Una freccia nera con la testa d’oro: Hawk si tuffò.

Mi morsi l’interno delle guance, mentre suonava l’allarme. Quattro individui accorsero attraverso il tappeto azzurro. Un altro gruppo arrivava dall’altra direzione, vide le fiamme, e una delle donne urlò. Esalai il fiato, pensando che il tappeto e le pareti e il soffitto dovevano essere incombustibili. Ma continuavo a dimenticare quell’idea, davanti a quei venti metri infernali.

Hawk emerse al bordo della vasca nell’unico posto rimasto sgombro, si rotolò sul tappeto, stringendosi la faccia. E rotolò. E rotolò. Poi si alzò in piedi.

Un altro ascensore vomitò un carico di passeggeri che spalancarono la bocca e lanciarono grida soffocate. Dalla porta entrò un gruppo d’uomini con l’equipaggiamento antincendio. L’allarme continuava a suonare.

Hawk si voltò a guardare la dozzina di persone raccolte nell’atrio. L’acqua che gli sgocciolava dai calzoni fradici e lucidi formava una pozza sul tappeto. Le fiamme trasformavano in rame e sangue le gocce sulle sue guance.

Batté i pugni sulle cosce bagnate, trasse un profondo respiro, e tra i ruggiti e gli squilli e i mormorii, Cantò.

Due persone rientrarono in due ascensori. Da una porta uscirono cinque o sei persone. Gli ascensori ritornarono dopo mezzo minuto con una dozzina di persone ciascuno. Compresi che in tutto il grattacielo si andava spargendo l’annuncio che un Cantore Cantava nell’atrio.

L’atrio si riempì. Le fiamme ringhiavano, i vigili del fuoco si davano da fare, e Hawk, piantato a gambe larghe sul tappeto azzurro, accanto alla vasca in fiamme, Cantava, e Cantava di un bar dalle parti di Times Square, pieno di ladri, di morphadinomani, di attaccabrighe, di ubriaconi, di donne troppo vecchie per vendere quello che ancora offrivano, dove, quella sera, era scoppiata una rissa, e un vecchio era stato ridotto in fin di vita.

Arty mi tirò per la manica.

— Cosa…?

— Andiamo — sibilò lui.

La porta dell’ascensore si chiuse dietro di noi.

Passammo tra gli ascoltatori attenti, soffermandoci per osservare, soffermandoci per udire. Non saprei rendere giustizia a Hawk, veramente. Per quasi tutto quel lento transito, continuai a chiedermi che specie di servizio di sicurezza aveva Arty.

Mentre mi fermavo dietro due coniugi in accappatoio che socchiudevano gli occhi in quel gran caldo, decisi che era tutto molto semplice. Arty voleva semplicemente passare inosservato in mezzo alla folla, perciò aveva indotto Hawk a radunargliela.

Per arrivare alla porta dovevamo passare praticamente in mezzo a un cordone di poliziotti del Servizio Regolare, che non credo avessero nulla a che vedere con quanto stava succedendo nel giardino pensile: erano solo accorsi per vedere l’incendio, ed erano rimasti ad ascoltare il Canto. Quando Arty batté la mano sulla spalla di uno di loro — Mi scusi — per passare, il poliziotto lo guardò, distolse lo sguardo, poi si rigirò come un personaggio di una comica di Mack Sennet. Ma un altro poliziotto notò la scena, e toccò il braccio del primo, scuotendo freneticamente la testa. Poi entrambi si voltarono di nuovo a guardare il Cantore: Mentre il terremoto che avevo in petto si acquietava, decisi che la rete di sicurezza di The Hawk, con agenti e controagenti, manovranti nell’atrio fiammeggiante, doveva essere così fine e intricata che cercare di capirla avrebbe significato condannarsi alla paranoia totale.

Arty aprì l’ultima porta.

Uscii dall’aria condizionata, nella notte.

Scendemmo in fretta la rampa.

— Ehi, Arty…?

— Lei vada da quella parte. — Indicò la strada. — Io vado da questa.

— Eh… e di lì dove si va? — Indicai nella mia direzione.

— La stazione della subsottosotterranea delle Twelve Towers. Senta. Io l’ho tirata fuori. Mi creda, per il momento è al sicuro. Adesso prenda un treno e vada in qualche posto interessante. Addio. Vada. — Poi Arty The Hawk si infilò i pugni in tasca e si allontanò in fretta.

Cominciai a scendere, tenendomi rasente il muro, aspettandomi che qualcuno mi tirasse un dardo con la cerbottana da un’auto in corsa, o mi sparasse un raggio della morte dagli arbusti.

Raggiunsi la stazione.

E non era ancora accaduto nulla.

Agata lasciò il posto a Malachite:

Tormalina:

Berillo (e quel mese compii i ventisei anni):

Porfido:

Zaffiro (quel mese presi i diecimila che non avevo sperperato e li investii in The Glacier, una supergelateria perfettamente legale su Tritone — la prima e unica supergelateria di Tritone — che decollò come un razzo: tutti gli investitori ci guadagnarono l’ottocento per cento, senza scherzi. Due settimane dopo avevo perso metà del guadagno in un’altra serie di assurde attività illegali, e mi sentivo molto depresso, ma The Glacier continuava a rendere bene. Arrivò la nuova Parola):

Cinabro:

Turchese:

Occhio di tigre:

Hector Calhoun Eisenhower si mise finalmente tranquillo e impiegò quei tre mesi imparando a diventare un membro rispettabile della malavita della classe medioalta. Questo è un lungo romanzo. Alta finanza: diritto industriale; ingaggio aiutanti: Fiuuu! Ma le complessità della vita mi hanno sempre affascinato. Me la cavai. La regola fondamentale è sempre la stessa: osservare attentamente, imitare efficacemente.

Granato:

Topazio (bisbigliai quella parola sul tetto della Centrale Elettrica Trans-Satellite, e i miei salariati commisero due omicidi. E sapete? Non mi fece nessun effetto):