123823.fb2 Io, Nomikos, limmortale - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 11

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— Chi può isolare la fonte d’un’ispirazione?

— Sei tu che me lo devi dire.

— Mi è venuta mentre meditavo. Stavo componendone una per il vegano (per puro esercizio, s’intende) e mi sono trovato a pensare: «Presto finirò quella del greco». — Dopo un momento, continuò: — Concettualizza questa cosa: tu visto come due persone distinte, una più alta dell’altra.

— Sarebbe possibile se me ne stessi di fronte ad uno specchio e spostassi in continuazione il mio peso da un piede all’altro. Ho questa gamba più corta. Dunque, sto concettualizzando. E adesso?

— Nulla. Non t’avvicini a queste cose nel modo dovuto.

— È una tradizione culturale contro cui non sono stato mai immunizzato a dovere. Nodi, cavalli: Gordia, Troia. Lo sai. Siamo furtivi, insinuanti.

Lui rimase in silenzio per i dieci passi seguenti.

— Ala o piombo? — gli chiesi.

— Prego?

— È l’indovinello del kallikanzaros. Scegli.

— Ala?

— Hai sbagliato.

— Se avessi detto piombo…?

— Uh-uh. Hai un solo colpo a disposizione. La risposta esatta è quella che vuole il kallikanzaros. Hai perso.

— Mi sembra un poco arbitrario.

— I Kallikanzaroi sono fatti così. Sottigliezza greca, diversa da quella orientale. Ma anche meno imperscrutabile. Perché spesso la tua vita dipende dalla risposta, e il kallikanzaros in genere vuole che tu perda.

— Perché mai?

— Chiedilo al prossimo kallikanzaros che incontri, se ne hai la possibilità. Sono spiriti spregevoli.

Infilammo la strada giusta, svoltando al primo angolo.

— Cos’è questo improvviso ritorno d’interesse per la Radpol? — mi chiese. — È un pezzo che l’hai abbandonata.

— Me ne sono andato al momento opportuno, e l’unico interesse che ho attualmente è di sapere se sta ritornando in vita. Come ai vecchi giorni. Hasan viene stimato molto perché esegue sempre i suoi incarichi, e io voglio sapere cosa bolle in pentola questa volta.

— Hai paura che ti abbiano scoperto?

— No. Sarebbe una cosa spiacevole, ma dubito che potrebbe paralizzarmi del tutto.

Il Royal ci si presentò davanti, ed entrammo. Ci dirigemmo direttamente all’appartamento. Mentre percorrevamo il corridoio coperto di tappeti Phil osservò, in un lampo di autocritica: — Sto di nuovo ficcanasando, eh?

— Già.

— Okay. Scommetto uno a dieci che non scoprirai un accidente.

— Non accetto. È probabile che tu abbia ragione.

Bussai alla porta di legno scuro.

— C’è nessuno? — chiesi, mentre la porta si apriva.

— Avanti, avanti.

Ed eravamo dentro.

Mi ci vollero dieci minuti per portare la conversazione sulla deplorevole botta presa dal Beduino, dato che lì c’era anche Parrucca Rossa che continuava a distraimi per il semplice fatto di esserci.

— Buon mattino — salutò lei.

— Buonasera — replicai.

— Niente di nuovo nelle Arti?

— No.

— Monumenti?

— No.

— Archivi?

— No.

— Come dev’essere interessante il tuo lavoro!

— Oh, è stato pubblicizzato e valorizzato in maniera assolutamente falsa da certi romantici dell’Ufficio Informazioni. In realtà non facciamo altro che localizzare, riparare e conservare i dati e le costruzioni che l’umanità ha lasciato sulla faccia della Terra.

— Sareste delle specie di spazzini culturali?

— Mm, sì. Penso che sia un’espressione efficace.

— Be’, perché?

— Perché cosa?

— Perché lo fai?

— Qualcuno deve pur farlo, dato che si tratta di pattume culturale. Il che lo rende degno d’essere raccolto. Io conosco il mio pattume meglio di chiunque altro sulla Terra.

— Senti la tua missione, e sei anche modesto. È molto bello.

— Per di più non c’era tanta gente tra cui scegliere quando mi misi in lista per quel lavoro; e io sapevo dov’era sepolto un mucchio di pattume.