123823.fb2 Io, Nomikos, limmortale - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 38

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— Bocca che beve…

— Bocca che beve!

— Il sangue della vita!

— Il sangue della vita!

— Grande è la nostra tribù!

— Grande è la nostra tribù!

— Grande è l’Uomo Morto!

— Grande è l’Uomo Morto!

— GRANDE È L’UOMO MORTO!

Alla fine stavano urlando. Gole umane, semi-umane e disumane emettevano nel campo quella breve litania, come una marea inarrestabile. Anche le nostre guardie stavano gridando. Myshtigo s’era tappato gli orecchi sensibili, e aveva un’espressione d’agonia dipinta sul viso. Anche a me rimbombava la testa. Dos Santos si fece il segno della croce, e una delle guardie scosse il capo e alzò la spada in maniera molto significativa. Don scrollò le spalle e girò la testa verso il campo.

Moreby si portò alla baracca rossa e picchiò tre volte sulla porta con la sua bacchetta.

Una delle guardie gliel’aprí.

All’interno si trovava un enorme catafalco nero, circondato da crani di bestie e d’uomini. Sopra c’era appoggiata una gigantesca bara di legno nero, decorata con lucenti linee zigzaganti. Ad un ordine di Moreby, le guardie sollevarono il coperchio. Per i venti minuti successivi fece iniezioni ipodermiche a qualcosa che stava nella bara. Si muoveva con lentezza ritualistica. Una delle guardie mise da parte la spada e gli fece da assistente. I tamburi mandavano un suono continuo e basso. La folla era molto silenziosa, molto tranquilla.

Poi Moreby si girò.

— Ora l’Uomo Morto si leverà — annunciò.

— Si leverà — risposero gli spettatori.

— Ora egli verrà ad accettare il sacrificio.

— Ora egli verrà…

— Vieni, Uomo Morto — ordinò Moreby, girandosi nuovamente verso il catafalco.

E lui venne.

Con molta lentezza.

Perché era grosso.

Grasso, obeso.

Era grande sul serio, l’Uomo Morto.

Qualcosa come 150 chili.

Si rizzò nella sua bara e si guardò attorno. Si fregò il petto, le ascelle, il collo, l’inguine. Saltò fuori da quell’enorme scatola e si fermò a fianco del catafalco, facendo sembrare Moreby un nano.

Indossava solo un perizoma, e grandi sandali di pelle di capra. La sua pelle era bianca, bianca come la morte, bianca come un ventre di pesce, bianca come la luna… bianca come la morte.

— Un albino — disse George, e la sua voce si ripercosse nel campo perché era l’unico suono nella notte.

Moreby guardò nella nostra direzione e sorrise. Prese per mano l’Uomo Morto e lo condusse fuori dalla baracca, nel campo. L’Uomo Morto si ritraeva dalla luce delle torce. Mentre avanzava, studiai l’espressione del suo viso.

— Quella faccia è priva d’intelligenza — disse Parrucca Rossa.

— Riesci a vedergli gli occhi? — chiese George, stringendo le palpebre. Gli occhiali gli si erano rotti nella zuffa.

— Sì. Sono rosati.

— Ha dei ripiegamenti epicantiali?

— Mm… Sì.

— Uh-huh. È un mongoloide, un idiota. È per questo che Moreby può manovrarlo con tanta facilità. E guardate i denti! Sembrano limati.

Li guardai. Quello stava sorridendo, perché aveva visto i capelli colorati di Parrucca Rossa. Due file di magnifici denti affilati facevano bella mostra di sé.

— Il suo albinismo è il motivo delle abitudini notturne che Moreby gli ha imposto. Guardate! Gli danno fastidio persino le torce! È ultrasensibile a tutti gli attinici.

— E le sue abitudini alimentari?

— Acquisite, dietro imposizione. Diversi popoli primitivi bevono il sangue delle loro bestie. I Kazaks l’hanno fatto fino al ventesimo secolo, e anche i Todas. Avete visto le ferite su quei cavalli che stanno al recinto. Il sangue è davvero nutriente, se s’impara a mandarlo giù; e sono sicuro che Moreby ha manipolato la dieta di quell’idiota sin dall’infanzia. È naturale che sia un vampiro: l’hanno educato così.

— L’Uomo Morto s’è levato — disse Moreby.

— L’Uomo Morto s’è levato — fece coro la folla.

— Grande è l’Uomo Morto!

— Grande è l’Uomo Morto!

Allora egli abbandonò quella mano bianca come la morte e s’avvicinò a noi, lasciando l’unico vero vampiro di nostra conoscenza a sorridere nel centro del campo.

— Grande è l’Uomo Morto — disse, anche lui sorridendo, mentre ci raggiungeva. — Magnifico, non è vero?

— Cosa ha fatto a quella povera creatura? — chiese Parrucca Rossa.

— Molto poco — replicò Moreby, — è nato piuttosto ben equipaggiato.

— Cos’erano quelle iniezioni che gli ha fatto? — l’interrogò George.

— Oh, prima di incontri del genere gli imbottisco i centri cerebrali del dolore di Novocaina. La sua mancanza di reazioni al dolore ingrandisce il mito dell’invincibilità. E gli ho stimolato qualche ormone. Negli ultimi tempi è cresciuto di peso, e s’è fatto un po’ grassoccio. Devo rimediare in qualche modo.

— Lei ne parla e lo tratta come se fosse un giocattolo meccanico — disse Diane.