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— D’accordo. Dove?
— Alla fossa del barbecue, dove gli alberi s’infoltiscono attorno al sentiero. C’è una strettoia. Non riusciranno a colpirci tutti assieme.
— Bene! — Mi girai verso gli altri. — Ci avete sentiti? Correte ai cavalli! Phil vi guiderà! Hasan e io li terremo fermi finché potremo!
Parrucca Rossa girò la testa e cominciò a dire qualcosa.
— Non metterti a discutere! Andate! Volete crepare o salvarvi?
Volevano salvarsi. Scapparono.
Hasan ed io ci girammo, vicini ormai alla fossa del barbecue, ed attendemmo. Gli altri continuarono la fuga, sparendo nel bosco, dirigendosi verso il villaggio e il recinto dei cavalli. La folla continuò ad avanzare, diritta su Hasan e me.
La prima ondata ci raggiunse, e cominciammo ad uccidere. Ci trovavamo in un punto a forma di V, dove il sentiero sbucava dal bosco nella pianura. Sulla sinistra avevamo la fossa del barbecue; sulla destra un fitto gruppo d’alberi. Ne avevamo uccisi tre, e diversi altri stavano sanguinando, quando si ritirarono, si fermarono, poi presero ad aggirarci.
Allora ci mettemmo schiena contro schiena e continuammo a farli fuori non appena si avvicinavano.
— Se uno di loro ha una pistola siamo morti, Karagee.
— Lo so.
Un altro semi-uomo cadde sotto la mia spada. Hasan ne lanciò uno, urlante, nella fossa.
Poi ci furono addosso. Una lama entrò nella mia guardia e mi colpì sulla spalla. Un’altra mi carezzò la coscia.
— Tornate indietro, pazzi! Ho detto di ritirarvi, mostri!
Al che obbedirono, allontanandosi aldilà della portata delle nostre spade.
L’uomo che aveva parlato era alto un metro e sessantacinque. La sua mascella si muoveva come quella d’una marionetta, quasi avesse un paio di cardini, e i suoi denti si aprivano e si chiudevano con uno schiocco, e sembravano tanti pezzi del gioco del domino: neri, con qualche puntino bianco qua e là.
— Sì, Procuste — sentii dire ad uno.
— Prendete le reti! Catturateli vivi! Non avvicinatevi! Ci sono già costati troppo!
Moreby era al suo fianco, e piagnucolava.
— … Non sapevo, mio signore!
— Zitto, stregone dei miei stivali! Ci sei già costato un dio e molti uomini!
— Dobbiamo scappare? — chiese Hasan.
— No, ma tieniti pronto a tagliare le reti.
— Non è bene che ci vogliano vivi — decise.
— Ne abbiamo spediti parecchi all’inferno, per spianarci la strada — ribattei, — e siamo ancora qui a stringere le nostre spade. Cosa vuoi di più?
— Se corriamo via potremo prendercene altri due, forse quattro. Se aspettiamo, c’intrappoleranno e moriremo senza averli uccisi.
— E cosa te ne importa, una volta che sei morto? Aspettiamo. Finché restiamo vivi ci sono sempre delle possibilità. C’è sempre la speranza che succeda qualcosa di inaspettato a nostro favore.
— Come vuoi.
E quelli trovarono le reti e le gettarono. Ne facemmo a pezzi tre, prima che la quarta ci fregasse. La strinsero per bene e s’avvicinarono.
La spada mi venne strappata dal pugno, e qualcuno mi tirò un calcio. Era Moreby.
— Adesso morirete come solo pochissimi muoiono — disse.
— Gli altri sono fuggiti?
— Per il momento — rispose. — Li inseguiremo, li prenderemo, e li porteremo indietro.
Risi.
— Hai perso — dissi. — Ce la faranno.
Mi diede un altro calcio.
— È così che funzionano i tuoi regolamenti? — chiesi. — Hasan ha vinto l’Uomo Morto.
— Ha barato. La donna ha tirato una torcia.
Procuste gli giunse a fianco, mentre gli altri continuavano ad impacchettarci nella rete.
— Portiamoli alla Valle del Sonno — disse Moreby, — e operiamo su di loro i nostri incantesimi e teniamoli in serbo per futuri riti.
— Ciò è bene — assentì Procuste. — Sì, sarà fatto.
Nel frattempo Hasan doveva aver fatto scivolare il braccio sinistro attraverso la rete, perché lo tese improvvisamente in avanti e graffiò da vicino con le unghie la gamba di Procuste.
Procuste gli diede diversi calci, e uno anche a me per buona misura. Poi si grattò i graffi sul polpaccio.
— Perché l’hai fatto, Hasan? — chiesi, dopo che Procuste s’era allontanato ad ordinare che ci legassero agli spiedi del barbecue per portarci via.
— Dovrebbe esserci ancora un po’ di meta-cianuro sulle mie unghie — spiegò.
— E come c’è finito?
— Viene dalle pallottole che tenevo nella cintura, Karagee, e che loro non m’hanno tolto. Oggi mi sono spalmato le unghie, dopo essermele limate.
— Ah! Hai graffiato l’Uomo Morto all’inizio del combattimento…
— Sì, Karagee. Poi dovevo solo cercare di non crepare finché lui fosse caduto.