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— Grande cacciatore, ne abbiamo perso un altro — gli dissi.
Lui annuì con la sua grande testa.
Le fiamme raggiunsero la cima della pira e cominciarono a mordere la notte. L’aria era piena di dolci aromi e del rumore del fuoco.
Giasone s’avvicinò.
— Padre — disse, — mi ha condotto al posto della roccia infiammata, ma tu eri già fuggito.
Annuii.
— Una creatura non umana amica ci ha liberati. E prima, quest’uomo, Hasan, ha distrutto l’Uomo Morto. Sicché i tuoi sogni si sono provati sinora esatti ed errati al contempo.
— È lui il guerriero con gli occhi gialli della mia visione — ribatté.
— Lo so, ma anche questa è passata.
— E la Bestia Nera?
— Non s’è fatta viva.
— Bene.
Restammo a guardare per molto, molto tempo, mentre la notte si ritirava su se stessa. Diverse volte gli orecchi di Bortan si tesero in avanti, e le sue narici si dilatarono. George ed Ellen non s’erano mossi. Hasan era uno strano osservatore: i suoi occhi sembravano non avere espressione.
— E adesso cosa farai, Hasan? — gli chiesi.
— Tornerò al Monte Sindjar — disse, — per un po’.
— E poi?
Scrollò le spalle. — Quello che sta scritto — replicò.
E allora ci giunse un suono pauroso, come il mugugnare d’un gigante idiota, accompagnato dal rumore di alberi divelti.
Bortan si rizzò sulle zampe e mugolò. Gli asini che avevano tirato il carro si agitarono, a disagio. Uno di loro lanciò un raglio breve e penetrante.
Giasone strinse il bastone appuntito che aveva raccolto dal mucchio di legna, e s’irrigidì.
E poi ci comparve davanti, lì nello spiazzo. Grande, e spaventosa, e terribile come dicevano.
La Mangiatrice d’Uomini…
Il Terrore della Terra…
L’Enorme Creatura Maligna…
La Bestia Nera della Tessaglia.
Finalmente qualcuno era in grado di dire cosa fosse. Ammesso che non ci lasciasse la pelle, ovviamente.
Doveva essere stato l’odore della carne bruciata ad attirarla. Ed era grossa. Stesse dimensioni d’un elefante, come minimo.
Qual era la quarta fatica d’Ercole?
Il cinghiale d’Arcadia, accidenti.
D’improvviso desiderai che Ercole fosse ancora nei paraggi, per darci una mano.
Un maiale enorme… Un pecari, con zanne lunghe come il braccio d’un uomo… Piccoli occhi da porco, neri, che roteavano alla luce del fuoco, selvaggiamente…
Abbatteva gli alberi sul suo cammino.
Grugnì quando Hasan raccolse dalla pira un tizzone ardente e glielo ficcò contro il muso, tirandosi indietro subito dopo.
Fece anche uno scarto, il che mi diede il tempo d’afferrare il bastone di Giasone.
Corsi in avanti e lo centrai con quello nell’occhio sinistro. Allora fece un altro scarto, e squittí come una caldaia che perda.
… E Bortan gli era addosso, a mordergli le spalle.
Cercai di colpirlo per due volte alla gola, ma gli procurai solo ferite superficiali. La bestia si dimenò, scrollando le spalle contro le zanne del mastino, e riuscì a liberarsi di Bortan.
Hasan mi fu al fianco, con un altro tizzone in mano.
Poi ci caricò.
Ma dal fianco, dove non stavo guardando, George gli scaricò addosso una mitragliatrice. Hasan lanciò il tizzone. Bortan l’attaccò di nuovo, questa volta dal lato dov’era accecato.
… E tutto questo lo costrinse a deviare di nuovo nella sua carica, mandandolo a finire contro il carro ormai vuoto. Uccise tutti e due gli asini.
Allora gli corsi contro, ficcando il bastone sotto la sua zampa sinistra.
Il bastone si spezzò in due.
Bortan continuava a morderlo, e il suo ringhio era un rumore di tuono. Quando la Bestia riusciva a toccarlo con le zanne lui abbandonava la presa, s’allontanava un poco, e poi tornava all’attacco.
Ero sicuro che la punta d’acciaio della mia lancia affilata non si sarebbe spezzata. Ma l’avevo lasciata sulla Vanitie…
Hasan ed io lo circondammo, reggendo i rami più appuntiti e robusti che avevamo trovato. Continuammo a colpirlo, per farlo girare in cerchio. Bortan cercava d’azzannargli la gola, ma il grande muso prominente della Bestia era piegato verso il basso, e un occhio roteava e l’altro sanguinava, e le zanne s’agitavano avanti e indietro e su e giù come spade. I suoi zoccoli grossi come forme di pane scagliavano in aria zolle di terreno, mentre l’animale girava su se stesso in senso antiorario, cercando di ucciderci tutti quanti, alla luce arancione del fuoco che danzava graziosamente.
Alla fine si fermò e si girò (all’improvviso, per una bestia di quelle dimensioni), e colpì Bortan di spalle, scagliandolo a tre o quattro metri da me. Hasan lo colpi sulla schiena col suo bastone e io cercai di ficcargli il mio nell’occhio destro, ma lo mancai.
Poi il mostro si mosse contro Bortan, che si stava ancora rimettendo sulle zampe, la testa bassa, le zanne scintillanti.
Scagliai il bastone e saltai contro la Bestia mentre si lanciava sul mio cane. La fermai un attimo prima che sferrasse il colpo mortale con la testa già abbassata.