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Ma tentai, e forse ci riuscii anche, per un secondo…
Per lo meno, quando mi trovai scaraventato in aria con le mani ferite e sanguinanti, vidi che Bortan aveva fatto in tempo a levarsi di mezzo.
La caduta mi lasciò intontito, perché ero stato scagliato molto lontano e in alto; e udii un gigantesco grugnito da maiale impazzito. Hasan gridò e Bortan emise di nuovo il suo latrato di guerra a tutta gola.
… E il caldo lampo rosso di Zeus discese due volte dal cielo.
… E tutto fu tranquillo.
Mi rimisi lentamente in piedi.
Hasan stava a fianco della pira fiammeggiante, con un ramo infuocato in mano e in posizione di lancio.
Bortan fiutava quella massa di carne sussultante.
Cassandra stava dietro un cipresso, a fianco di uno dei due asini morti, con la schiena appoggiata al tronco dell’albero. Indossava pantaloni di pelle, una camicetta di lana azzurra, e aveva un debole sorriso sul volto, e il mio fucile per elefanti fumava ancora nella sua mano.
— Cassandra!
Lasciò ricadere il fucile, e si fece pallidissima. Ma l’avevo tra le braccia prima che l’arma toccasse il suolo.
— Più tardi ti chiederò un mucchio di cose — le dissi. — Non adesso. Niente, adesso. Sediamoci dietro questo albero e guardiamo il fuoco bruciare.
E così facemmo.
Un mese più tardi, Dos Santos fu espulso dalla Radpol. Da allora non ho più sentito nulla di lui e Diane. Voci affermano che abbiano abbandonato il Ritornismo, si siano trasferiti su Taler, e adesso vivano là. Spero che non sia vero, dopo quello che è successo negli ultimi cinque giorni. Non ho mai saputo tutta la storia di Parrucca Rossa, e immagino che non la saprò mai. Se avete fede in una persona, fede sul serio, voglio dire, e v’importa di lei, come a Diane importava di me, dovreste almeno fermarvi a vedere chi aveva ragione nella grande disputa finale, lei o voi. Diane non s’è fermata, e io mi chiedo se adesso ha dei rimorsi.
Comunque non credo proprio che la rivedrò mai più.
Subito dopo il riassestamento interno della Radpol, Hasan è tornato dal Monte Sindjar, s’è fermato qualche giorno al Porto, e poi s’è comperato una navicella e una mattina presto è partito, senza nemmeno dirci arrivederci o dare qualche indicazione sulla sua destinazione. Si presumeva che avesse trovato un nuovo impiego da qualche parte. Ma diversi giorni dopo scoppiò un uragano, e a Trinidad sentii dire che Hasan era stato sbattuto sulla costa del Brasile e aveva trovato morte per mano dei fieri guerrieri che ci vivono. Ho cercato di controllare la storia, ma non ci sono riuscito.
Comunque, due mesi più tardi, Ricardo Bonaventura, Presidente della Lega contro il Progresso, una diramazione minore della Radpol che era caduta in disgrazia ad Atene, morì d’un colpo apoplettico durante una riunione di partito. Si disse che le acciughe servite al rinfresco sapevano un po’ di veleno per conigli (una combinazione maledettamente letale, m’assicura George); e il giorno seguente il nuovo Capitano delle Guardie di Palazzo svanì misteriosamente, assieme ad una Lancia e alle minute delle ultime tre sedute segrete della LCP (per non parlare del contenuto d’una piccola cassaforte murale). L’autore del tutto pare essere un tipo molto grosso, con gli occhi gialli, e i lineamenti lievemente orientali.
Giasone accudisce ancora le sue pecore dalle molte gambe nei luoghi alti, dove le dita di Aurora giungono per prime a tingere di rosa il cielo, e senza dubbio corrompe i giovinetti col suo canto.
Ellen è di nuovo incinta, tutta delicata e con la pancia grossa, e parla soltanto con George. George vuole tentare un piccolo esperimento di chirurgia embrionale adesso, prima che sia troppo tardi, e abituare suo figlio a respirare non solo l’aria ma anche l’acqua, per via della grande frontiera vergine che sta sotto il mare, dove i suoi discendenti potranno fare da pionieri, e per di più lui sarebbe il padre d’una nuova razza e potrebbe scrivere un interessante libro sull’argomento, e cose del genere. Comunque Ellen non è che vada matta per quest’idea, e così penso che gli oceani resteranno vergini ancora per un poco.
Oh sì, ho portato George a Capistrano qualche tempo fa, a vedere il ritorno dei pipiragni. Era davvero impressionante: riempivano di nero il cielo col loro volo, facevano i nidi nelle rovine, mangiavano i maiali selvatici, sporcavano di rifiuti verdi le strade. Lorel ha ore e ore di questo spettacolo su pellicola tre-di, e le proietta ad ogni festa dell’Ufficio. È una specie di documento storico, adesso che i pipiragni sono sulla via dell’estinzione. George ha tenuto fede alla parola, e ha dato il via ad un’epidemia slishi, e quelli cadono giù come mosche. Proprio la settimana scorsa me n’è caduto uno davanti ai piedi, con un gran tonfo, mentre me ne stavo andando da Mamma Julie con una bottiglia di rum e una scatola di cioccolatini. Quando ha toccato terra era bell’e morto. Gli slishi sono molto insidiosi. Il povero pipiragno ignora quello che sta accadendo; è lì che vola tutto contento, cercando qualcosa da mangiare, e poi zip!, lo slish lo frega, e quello vola giù nel bel mezzo d’una festa o nella piscina di qualcuno.
Per il momento ho deciso di tenere in piedi l’Ufficio. Organizzerò una qualche specie di parlamento dopo aver creato un partito d’opposizione alla Radpol. Ricin, forse, o una cosa del genere: Ricostruttori Indipendenti.
Buone vecchie forze della distruzione finale… Ne avevamo proprio bisogno, qui tra le rovine.
E Cassandra (la mia principessa, il mio angelo, la mia deliziosa signora) è contenta di me anche senza il fungo. M’è scomparso dopo quella notte nella Valle del Sonno.
Sua, naturalmente, era la nave d’eroi che Hasan aveva visto quel giorno a Pegase. Niente vello, comunque: soltanto le mie armi e cose del genere. Già. Mi ha fatto molto piacere sapere che la Golden Vanitie, una carretta che mi sono costruita tutta da solo, con le mie mani, è riuscita a tener testa persino allo tsunami che s’è levato dopo quel tremendo terremoto. Quando Kos ha cominciato a tremare, Cassandra era già fuori sul mare. E poi ha diretto le vele a Volos, perché sapeva che Makrynitsa era piena zeppa di miei parenti. Oh, una preziosa combinazione, che lei avesse avuto la sensazione del pericolo imminente, e si fosse presa a bordo tutta l’artiglieria pesante. (Una preziosa combinazione, inoltre, che sapesse anche come usarla). Dovrò imparare a prendere più sul serio le sue premonizioni.
Mi sono preso una bella villa piena di pace all’estremità di Haiti, dall’altra parte del porto. Ci vogliono solo quindici minuti di Lancia per arrivare in centro, e c’è una bella spiaggia e una notevole giungla nei dintorni. Debbo tenere una certa distanza, come ad esempio tutta l’isola, tra me e il mondo civile, perché ho questo…
Be’, questo problema logistico. L’altro giorno, quando gli avvocati si sono fatti vivi, non sapevano cosa significasse il cartello ATTENTI AL CANE. Adesso lo sanno. Quello che è finito in trazione non mi farà causa per danni, e George lo rimetterà a nuovo in un batter d’occhio. Gli altri se la sono cavata meglio.
Meno male che ero nei paraggi, comunque.
E così eccomi qui, in una posizione insolita, come sempre.
Tutto quanto il pianeta Terra è stato acquistato dal governo talerita dalla famosa e ricca gens degli Shtigo. La maggioranza degli emigrati voleva la cittadinanza vegana, piuttosto che restare sotto il governo talerita e lavorare nell’Impero in condizioni d’inferiorità, registrati come alieni. La cosa era matura da parecchio tempo, sicché l’unico problema era trovare l’acquirente adatto; perché il nostro ex-governo avrebbe immediatamente perso ogni ragione d’esistenza dopo la concessione della cittadinanza vegana. Finché nell’Impero Vegano c’erano dei terrestri tutto andava bene, ma adesso sono diventati tutti vegani, e quindi non possono più votare per loro; e di certo non saremo noi a farlo.
Per cui si rendeva necessario vendere tutto il pianeta; e gli unici clienti erano la gens degli Shtigo.
Ma il vecchio saggio Tatram ha capito subito che la Terra non apparteneva agli Shtigo. Sicché il contratto d’acquisto è stato fatto a nome di suo nipote, Cort Myshtigo.
E Myshtigo ha lasciato questo testamento, o ultime volontà o come diavolo volete chiamarlo, secondo lo stile vegano…
… in cui sono menzionato io.
… Ho… Uh… Ho ereditato un pianeta.
La Terra, per essere precisi.
Be’…
Accidenti, non la voglio. Cioè, è chiaro che per il momento me la trovo sulle spalle, ma ci sarà bene una scappatoia.
È stato quell’infernale Registro Generale, e quattro altri banchi-memoria di cui s’è servito Tatram. Stava cercando un amministratore locale che rimettesse un po’ in sesto la Terra e creasse un governo permanente sul luogo, e poi rinunciasse al pianeta non appena le cose avessero cominciato a funzionare. Voleva qualcuno che fosse sulla scena da un po’ di tempo, che fosse qualificato come amministratore, e che non desiderasse tenersi tutto per sé.
Tra i diversi altri, il cervello elettronico gli sputò fuori uno dei miei nomi, poi un altro (il secondo era classificato come «forse tuttora vivente»). Allora si diedero da fare con la mia scheda personale e con i dati dell’altro me stesso, e dopo un po’ la macchina tirò fuori altri nomi, tutti miei. Poi cominciò ad annotare discrepanze e somiglianze peculiari, fece delle ipotesi, e fornì risposte sempre più curiose.
A quel punto Myshtigo decise che io dovevo essere «ispezionato».
Cort venne a scrivere un libro.
In realtà venne a vedere se ero Buono, Onesto, Nobile, Puro, Leale, Fedele, Fidato, Indipendente, Gentile, Vivace, Sicuro, e Privo d’Ambizioni Personali.
Il che significa che lui era uno stramaledetto lunatico, perché ha risposto: «Sì, è tutte queste cose».
Devo proprio averlo imbrogliato.
Comunque forse aveva ragione per la mancanza d’ambizioni personali. Io sono un pigrone della malora, e non ho proprio nessuna voglia di tirarmi addosso tutti i mal di testa che nasceranno da questa Terra tormentata.
Ad ogni modo, ho intenzione di farmi qualche concessione per quanto concerne il mio benessere personale. È molto probabile che mi prenda altri sei mesi di vacanza.
Uno degli avvocati (non quello in trazione; quello col braccio ingessato) mi ha portato una lettera del Tipo Blu. Dice, in parte:
Caro Come-Diavolo-Ti-Chiami,
è piuttosto imbarazzante cominciare una lettera a questo modo, sicché rispetterò la tua volontà e ti chiamerò Conrad.