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— Al diavolo. Cos’è stato della tua stupefacente coscienza politica? Il Dipartimento della Critica Letteraria te ne faceva un gran merito.
— Alla mia età, l’odore della morte diventa sempre più preoccupante ogni volta che lo s’incontra.
— E Dos Santos odora?
— Tende a puzzare.
— Ho sentito che s’è portato dietro una nostra vecchia conoscenza. Uno dei tempi dell’Affare Madagascar.
Phil piegò la testa da una parte e mi lanciò un’occhiata interrogativa.
— Fai molto presto a sentire le cose. Ma d’altra parte sei amico di Ellen. Sì, Hasan è qui. È di sopra con Don.
— Chissà quale peso karmico dovrà aiutare a sopportare? E per conto di chi?
— Come ho già detto, non so niente di tutta la faccenda e non me ne interesso minimamente.
— Vuoi azzardare un pronostico?
— Non sento nessuna fretta.
Entrammo in una parte della foresta relativamente spoglia d’alberi, e io mi fermai ad arraffare un rum-e-qualcosaltro dal vassoio automatico sospeso nell’aria, che ci aveva seguito con tale costanza da spingermi alfine ad accontentarlo e ad afferrarlo per la sporgenza che gli pendeva sul retro. Al che esso s’era abbassato, aveva fatto un gran sorriso, rivelando i tesori che nascondeva nel suo stomaco gelato.
— Ah, che piacere! Un drink, Phil?
— Pensavo che tu avessi fretta.
— Sì, ma voglio dare un’occhiata alla situazione.
— Molto bene, Prenderò una similcoca.
Lo sbirciai di sottecchi e gli passai l’aggeggio. Poi, mentre si voltava, seguii la direzione del suo sguardo. Un mucchio di morbide poltrone stavano poggiate nell’alcova formata per due lati dai muri a nord della stanza, e per il terzo dalla telinstra. La suonatrice di telinstra era una vecchia signora con occhi sognanti. Lorel Sands, il Direttore della Terra, stava fumando la sua pipa…
Insomma, la pipa è una delle facce più interessanti della personalità di Lorel. È una vera Meerschaum, e non è che a questo mondo ne siano rimaste poi molte. Per il resto, la funzione principale di Lorel consiste nel fare da anticomputer: gli fate ingurgitare tutti i possibili tipi di fatti accuratamente vagliati, percentuali e statistiche, e lui li trasforma in spazzatura. Pungenti occhi neri, e un lento, minuzioso modo di parlare mentre quei suoi occhi vi tengono incatenati; piuttosto parco nei gesti, ma estremamente efficace quando taglia l’aria con l’ampia destra o punzecchia immaginarie signore con la pipa; bianco alle tempie e nero di capelli; ha la fronte alta e una carnagione che fa a pugni coi suoi vestiti (evita regolarmente le Uniformi Nere), e cerca sempre di sistemare la mascella troppo in avanti di qualche centimetro, in una posizione che sembrerebbe oltremodo scomoda. È un pezzo grosso della politica, alle dipendenze del Governo Terrestre di Taler, e prende molto sul serio il suo lavoro, al punto di dimostrare il proprio attaccamento con periodici attacchi d’ulcera. Non è il più intelligente uomo di questa Terra. È il mio capo. È anche uno dei migliori amici che ho.
Al suo fianco sedeva Cort Myshtigo. Potevo quasi sentire l’odio di Phil per quell’essere, dalle punte blu-pallide dei suoi piedi a sei dita ai suoi capelli colorati di rosa, a indicare l’appartenenza ad una casta superiore. Non lo odiava così tanto perché era lui; lo odiava, ne ero sicuro, perché era il più prossimo parente (nipote) di Tatram Yshtigo, che quarant’anni prima aveva cominciato a dimostrare che il maggior scrittore vivente di lingua inglese era un vegano. Le vecchie generazioni sono ancora ferme lì, e non credo che Phil gliel’abbia mai perdonato.
Con la coda dell’occhio (quello blu) vidi Ellen salire la grande, adorna scalinata che stava sull’altro lato della stanza. Con la coda dell’altro occhio vidi Lorel scrutare nella mia direzione.
— Sono stato individuato — dissi — e devo andare a porgere omaggio al Gran Signore di Taler. Vieni anche tu?
— Be’… Va bene — fece Phil, — all’anima fa bene soffrire.
Ci muovemmo verso l’alcova e ci fermammo davanti alle due poltrone, tra la musica e il rumore, abbagliati da tanta potenza. Lorel s’alzò lentamente e ci diede la mano. Myshtigo s’alzò più lentamente, e non ci diede la mano; ci fissava, gli occhi color ambra, il viso assolutamente privo d’espressione mentre gli eravamo presentati. La sua tunica color arancio fluttuava liberamente e in continuazione nell’aria; i suoi polmoni divisi a sezioni pompavano fuori un’incessante esalazione dalle narici anteriori, poste alla base dell’ampia cassa toracica. Annuì brevemente, ripeté il mio nome. Poi si girò verso Phil con qualcosa come un sorriso.
— Le spiacerebbe se traducessi la sua «masque» in inglese? — chiese, con la voce che vibrava come un diapason in fase calante.
Phil girò sui tacchi e s’allontanò.
Allora pensai per un secondo che il vegano stesse male, finché mi ricordai che la risata d’un vegano sembra la tosse d’un capro. Di solito mi tengo alla larga da queste creature e dai loro luoghi di soggiorno.
— Siediti — disse Lorel, piuttosto a disagio dietro la pipa.
Abbrancai una sedia e sedetti di fronte a loro.
— Okay.
— Cort scriverà un libro — asserì Lorel.
— Così hai detto.
— Sulla Terra.
Annuii.
— Ha espresso il desiderio che tu gli faccia da guida in un giro di certi Vecchi Posti…
— Sono onorato — dissi piuttosto rigidamente. — E sono anche curioso di sapere cos’ha determinato la sua scelta.
— E anche più curioso di sapere quello che io conosco di lei, eh? — replicò il vegano.
— Sì, certo — concessi. — Al duecento per cento.
— Ho chiesto ad una macchina.
— Bene. Adesso lo so.
M’appoggiai all’indietro e finii il liquore.
— Sono partito consultando il Registro Generale della Terra quando ho avuto l’idea di questo progetto, tanto per avere qualche dato indicativo sull’umanità: poi, quando ho trovato un esemplare interessante, mi sono rivolto ai Banchi-memoria del Personale Terrestre…
— Mm-hm — feci.
— … e mi ha più impressionato quello che non dicevano di lei di quello che dicevano.
Scrollai le spalle.
— Ci sono molti vuoti nella sua biografia. Anche adesso nessuno sa davvero cosa lei faccia per gran parte del suo tempo… E tanto per sapere, quand’è nato?
— Non lo so. Era un piccolo villaggio della Grecia, e quell’anno erano finiti i calendari. Comunque mi dicono che fosse Natale.
— Secondo la registrazione del Banco-memoria Personale, lei ha settantacinque anni. Secondo il Registro Generale, ne ha centoundici o centotrenta.
— Ho mentito sull’età per ottenere il lavoro. Eravamo in periodo di Depressione.
— … Così ho costruito un profilo-Nomikos, una cosa molto interessante, e ho ordinato al Registro Generale di cercare tutte le persone che presentino una rassomiglianza fisica con lei, fino allo 0,01 per cento d’approssimazione.