124279.fb2 La pietra della Luna - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 12

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La visione era in realtà un ricordo? Il mostro era proprio lui? No, non poteva essere, non poteva.

Childes fissò la finestra serrata e ascoltò i rumori della notte.

* * *

Sedeva nell’ombra, guardando la sottile lama di luce lunare attraverso le finestre lerce; sogghignò ripensando alla cerimonia svoltasi nel cimitero quella sera stessa.

Ripensò al momento stupendo in cui aveva squarciato quel corpo, allo scempio delle interiora, e si esaltò al ricordo.

Si umettò le labbra con la lingua. Il cuore immobile aveva un buon sapore.

Ma una smorfia ne stravolse il volto.

Nel cimitero, per un attimo appena, mentre estraeva dalla bara il corpicino, una sensazione aveva frenato il suo gesto, la sensazione di essere osservata. Eppure il cimitero era deserto, questo era sicuro, a far da spettatori notturni solo le lapidi e gli angeli congelati.

Eppure c’era stato un contatto con qualcosa, con qualcuno. Una congiunzione di spiriti.

Chi?

E come era possìbile?

La figura si mosse sulla sedia mentre una nube avviluppava la luna; il respiro si fece breve e aspro finché non rivide il debole chiarore. Analizzò l’eventualità che qualcuno sapesse, sforzò la mente alla ricerca dell’intruso, cercò ma non trovò nulla. Non ancora.

Ma c’era tempo, c’era tempo.

* * *

«Ha il viso un po’ pallido.» fece Estelle Piprelly mentre Childes, entrato nello studio, si sedeva su una sedia di fronte alla grande scrivania.

«Sto benissimo.» rispose.

«Ma si è fatto male.»

Lui sollevò la mano fasciata a mo’ di difesa. «Ho rotto un bicchiere, niente di serio, qualche taglietto.»

Il soffitto della stanza era alto, le pareti coperte fino a metà altezza di rovere chiaro, poi dipinte di un riposante verde pastello; uno dei muri era invece arredato con scansie piene di libri. Un ritratto del fondatore del la Roche troneggiava sul muro alla destra di Childes: era indubbiamente somigliante, ma, come tanti dipinti dell’epoca vittoriana non esprimeva nulla del carattere del personaggio ritratto. Accanto alla porta un antico orologio ticchettava rumoroso come se ogni secondo che passava fosse di per sé importante. Childes guardò oltre la preside del La Roche, fuori il sole splendeva dalle grandi finestre accendendo d’argento i capelli grigi della donna. La vista dava sui grandi giardini del college, i fiori e gli arbusti risvegliati dal novello tepore, le serre imbiancate che rilucevano nel sole, abbaglianti. Oltre le mura vi erano le scogliere aspre, bastioni a difesa dal mare che andavano lentamente erodendosi. Il blu scuro segnava il confine tra mare e cielo, un segno netto tra i due elementi così simili. Benché la stanza fosse spaziosa e i colori morbidi Childes si sentiva imprigionato, come se i muri reprimessero una energia che lui stesso emanava, una forza che il suo corpo non era capace di racchiudere. Sapeva bene che non era altro che una leggera claustrofobia, niente di più, in gran parte dovuta anche all’imminente confronto con la preside.

«Ho ricevuto una telefonata di Victor Platnauer stamattina,» iniziò la Piprelly, confermando quel che lui si aspettava, «so che vi siete incontrati in casa di amici sabato sera.»

Childes annuì.

«Mi ha parlato del suo, ehm, spiacevole incidente» continuò la preside. «Ha detto che lei ha avuto uno svenimento durante la cena.»

«La cena era appena terminata.»

«Era preoccupato del suo stato di salute» disse lei sbirciandolo con una enorme freddezza. «Del resto lei capisce che abbiamo una enorme responsabilità nell’insegnamento ai giovani, un avvenimento del genere in classe potrebbe provocare chissà quali traumi alle ragazze. In quanto nostro amministratore, il consigliere Platnauer sentiva l’esigenza di verificare che questi avvenimenti non fossero frequenti. Mi pare ragionevole, non le sembra?»

«È stata la prima volta, glielo assicuro!»

«Ha idea del perché è accaduto? È andato da un medico?»

Egli esitò un attimo prima di rispondere. «No, a tutt’e due le domande. Sto bene ora, non ho bisogno di un medico.»

«Sciocchezze! Se è svenuto ci sarà pure un motivo.»

«Forse sì, ecco, ero piuttosto teso sabato. Una questione personale.»

«Abbastanza da farla svenire?» disse lei in tono ironico.

«Posso solo dirle che non era mai accaduto prima. Sono in buona salute attualmente, anzi forse sto meglio di quanto non sia stato da un pezzo. La vita qui sull’isola è per me un grosso cambiamento, un modo diverso di vivere rispetto al mio precedente lavoro, senza stress, senza la concorrenzialità dovuta alla carriera. E devo aggiungere che il mio matrimonio era stato poco sereno negli ultimi anni. Le cose sono cambiate da quando sono venuto qui, mi sento più rilassato, più felice, oserei dire.»

«Sì, posso crederle. Ma come le ho detto prima quando è entrato, lei ha l’aria un tantino tesa.»

«Quel che è successo ha scioccato anche me, oltre agli altri commensali» disse un poco risentito.

Era a disagio di fronte allo sguardo scrutatore della donna; distolse gli occhi spolverandosi un inesistente granello di polvere dai pantaloni di velluto a coste. Per un attimo gli sembrò che lei penetrasse fin dentro la sua anima.

«Va bene, Childes, non intendo insistere in merito. Comunque le suggerisco di vedere un medico al più presto, quello svenimento potrebbe essere il sintomo di qualche malattia di cui lei non sa nulla.»

Lui si sentì sollevato ma non disse niente.

La Piprelly tambureggiò con la stilografica sulla scrivania come se fosse il martelletto di un giudice. «Victor Platnauer mi ha anche informata di qualcosa che ha a che fare con il suo passato, e di cui, e mi spiace dirlo, lei non mi ha mai riferito.»

Egli si drizzò sulla sedia, il corpo teso, le mani strette intorno alle ginocchia, ben sapendo quello che sarebbe seguito.

«Mi riferisco naturalmente alle sue spiacevoli esperienze con la polizia prima che lei arrivasse sull’isola.»

Avrebbe dovuto rendersi conto che certe cose non si dimenticavano facilmente, l’Inghilterra era troppo vicina, troppo accessibile perché certe notizie non filtrassero. Ma Platnauer ne era stato sempre a conoscenza? No, la cosa si sarebbe saputa prima. Qualcuno glielo aveva detto di recente, e Childes sorrise tra sé e sé: Sebire aveva indagato sul suo passato, oppure Amy ne aveva parlato col padre, e questi aveva informato l’amministratore della scuola. In un certo senso era contento che il segreto non fosse più tale, anche se erano solo affari suoi. La rimozione porta alla depressione, non è così? si chiese.

«Tutto vero!» rispose ad alta voce.

«Come dice prego?» la preside aveva l’aria sorpresa.

«Le mie esperienze con la polizia, come dice lei. Li ho solamente informati. Li ho aiutati, sul serio, a risolvere un’indagine.»

«Così mi si dice. Per quanto il modo fu alquanto strano, non crede?»

«Sì. Direi proprio strano. Tanto che il ricordo ancora mi lascia sbalordito. In quanto al non averla informata, non ne vedevo la necessità, non fui coinvolto nella faccenda.»

«Ma certo. Non ne sto facendo un caso, mi creda.» Era la volta di Childes ad essere sorpreso. «La mia posizione qui non è dunque messa in discussione?»

Il ticchettio dell’orologio segnò il tempo della pausa: sei secondi.

«Mi pare giusto dirle che ho chiesto alla nostra polizia di darmi ulteriori delucidazioni in merito. Lei ne può capire i motivi, vero?»

Ella non sorrise e mantenne i soliti modi bruschi ma Childes la vide in una nuova luce quando disse: «Non ne vedo alcun motivo, per ora, sempre che lei non abbia qualcos’altro da dirmi, che comunque verrei a sapere?»

Scosse la testa. «Non ho nulla da nascondere, glielo assicuro.» «Molto bene. Abbiamo molto bisogno delle sue conoscenze specifiche, altrimenti non le avremmo chiesto di dedicare al La Roche una fetta maggiore del suo tempo e tutto questo l’ho spiegato a Victor Platnauer. Devo dirle però che dapprima non era molto convinto delle mie argomentazioni, comunque è un uomo giusto. La terrà d’occhio però, Childes, e anch’io. Siamo d’accordo che la questione rimarrà rigorosamente segreta. Il La Roche non può permettersi la pubblicità collegata a un caso del genere, abbiamo un’ottima reputazione da mantenere e difendere.»

Estelle Piprelly si appoggiò allo schienale, e per quanto il suo corpo rimanesse diritto, l’atteggiamento pareva quasi rilassato. Continuò ad osservare con attenzione Childes, con quello sguardo penetrante e profondo, la stilografica dritta tra le dita come un paletto di confine. Lui si chiese come fosse realmente, cosa pensasse di lui, il perché di quell’improvviso lampo di paura dietro alle spesse lenti degli occhiali.

Lei si riprese subito lasciandolo con il dubbio di aver visto giusto, perché non vi era stato alcun cambiamento nei suoi modi.