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Childes guardò di nuovo Amy. «È una teoria stupida però. Ma non riesco a trovarne un’altra di migliore.»
«Non è stupida affatto, stranamente mi sembra logica. Una forte emozione, uno shock può indurre ad una comunicazione di tipo telepatico tra le persone, questo è risaputo. Ma adesso cos’è che succede? Cos’è che ha dato il via a queste comunicazioni psichiche, stavolta?»
Childes ripiegò il giornale e lo gettò sul sedile posteriore. «Dev’essere come prima, ho captato un’altra frequenza.»
«Devi andare alla polizia.»
«Stai scherzando! Ciò che è successo l’altra volta ha distrutto il mio matrimonio e mi ha fatto scappare come un coniglio. Pensi veramente che abbia voglia di riprovarci?»
«Non hai alternative.»
«Certo che ne ho, posso starmene zitto e pregare che non succeda più.»
«L’altra volta non fu così!»
«Per quello che ne so non ha ammazzato ancora nessuno.»
«Per quello che ne sai tu! Cos’è successo l’altra settimana quando hai visto qualcosa che ti ha sconvolto al punto tale che quasi annegavi?»
«Era solo un ammasso confuso di cose, non lo so proprio cos’era.»
«Forse era un omicidio?»
«Non posso rovinare tutto andando alla polizia. Che possibilità avrei al La Roche o nelle altre scuole se si venisse a sapere che c’è una specie di pazzoide veggente che insegna sull’isola? Victor Platnauer mi sta già prendendo di mira e non voglio proprio dargli il pretesto per spararmi.»
«Platnauer?»
Lui le spiegò per sommi capi l’incontro con Estelle Piprelly.
«Ho paura che ci sia lo zampino di papà in questa faccenda.» disse lei quando ebbe finito di raccontare.
«E gliene hai parlato tu a tuo padre? Scusa, non volevo essere brusco, non c’è motivo che tu abbia dei segreti in famiglia, non voglio rimproverarti se è così.»
«Ha chiesto alla polizia di indagare sul tuo caso. Io non c’entro per nulla.»
Childes sospirò. «Avrei dovuto saperlo. Purché noi ci separiamo. Vero?»
«No, Jon. È solo preoccupato del mio avvenire, di chi frequento.» rispose lei con una mezza bugia.
«Beh, non posso dargli torto se si preoccupa.»
«Non ti si adatta la parte del mediatore». Gli carezzò il bavero della giacca, una smorfia le indurì l’espressione. «Penso sempre che dovresti andare alla polizia. L’ultima volta hai potuto dimostrare di non essere un mitomane, no?»
Lui le strinse le dita agitate. «Aspettiamo un pochino ancora, eh? Queste visioni… potrebbero non essere nulla, potrebbero scomparire.»
Amy si voltò e mise in moto. «Dobbiamo tornare» disse; poi aggiunse: «E se non andassero via? Se peggiorassero? Jon, e se ammazza qualcuno?»
Lui non trovò alcuna risposta.
Quando sentì la voce squillante di Gabby, Childes assunse nella voce un tono fintamente normale. «Pronto.» disse lei.
«Con chi parlo, scusi?» giocò lui, allontanando i pensieri cupi.
«Ma papàaa!» rispose lei, abituata al gioco. «Indovina che è successo a scuola oggi.»
«Vediamo un po’… avete sparato alla maestra?»
«Noo!»
«La maestra ha sparato a voi?»
«Sii serio, su.»
Lui sorrise della piccola frustrazione, la vedeva in piedi accanto al telefono col ricevitore attaccato all’orecchio, gli occhiali scesi sul naso come sempre.
«Allora dimmelo tu, saputella.»
«Beh! Abbiamo portato le nostre ricerche del trimestre e la signorina Hart ha fatto vedere la mia a tutta la classe perché era proprio bella.»
«Quella sui fiori spontanei?»
«Ma sii, te l’ho detto la settimana scorsa.» rispose la bimba, quasi arrabbiata.
«Ah, sì, me n’ero quasi dimenticato, sai com’è… allora le era proprio piaciuto, eh? Sono proprio contento!»
«Sì! E Annabel ha preso un voto di meno, però l’aveva copiato un po’ dal mio, mi sa! Io ho preso un 10 e lode, lei 10, che però va bene lo stesso, no?»
Lui ridacchiò. «Splendido.»
«Poi la signorina Hart ci ha promesso che la settimana prossima andiamo tutti su un grande autobus al parco dell’amicizia, dove hanno le scimmie nelle gabbie e un lago con le barche e gli scivoli e le robe.»
«Hanno le scimmie sull’autobus?»
«Ma no, al parco, scemo! Mamma ha detto che mi prepara il pranzo al sacco e mi dà dei soldi da spendere.»
«Che bello, e lei viene con te?»
«No, è solo roba per la scuola. Ci sarà tempo buono secondo te?»
«Penso proprio di sì, adesso è già abbastanza caldo, no?»
«Spero proprio di sì, anche Annabel. Vieni a trovarmi presto?»
Come sempre la domanda venne, inserita a sorpresa, senza che lei si rendesse conto di quanto riuscisse a ferirlo.
«Spero di sì, tesoro, forse a metà trimestre, o forse vieni tu a trovarmi qualche giorno se la mamma può.»