124279.fb2 La pietra della Luna - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 17

La pietra della Luna - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 17

«Che pudico che sei!» disse tornando a spazzolarsi i capelli.

Lui si tirò su accovacciandosi e nascondendo le gambe tra le braccia.

«Vergogna!» lo prese in giro.

«Mi sta venendo un’idea!» disse lui allusivo.

«Ah sì?!» rispose lei ancora scherzosa, ma con la voce leggermente arrochita.

«Perché non vieni da me ad asciugarti per bene. Se non devi andare a casa.»

«In effetti avevo detto che sarei rientrata per la cena.»

«Ah, è così eh? Hai da fare.»

«Io no, ma pensavo che forse tu…?»

«Qualche ideuccia ce l’avrei…»

Andarono in auto fino al cottage, non si curarono di rivestirsi, appena riprendeva a fare caldo sull’isola erano frequenti le scene di persone seminude alla guida di automobili. Arrivarono presto al cottage di pietra grigia.

Amy rabbrividì mentre Childes richiudeva il portoncino. «Fa freschino qui dentro» esclamò.

«Ti prendo la mia vestaglia e ti faccio un drink.»

«Vorrei anche lavarmi di dosso questa salsedine.»

«Ti prendo la vestaglia, ti faccio un drink, e ti preparo il bagno.»

Lei lo abbracciò e lo baciò sulla punta del naso. «Tu pensa solo ai drink.»

La strinse alla vita, tirandola a sé, cercando le sue labbra con le sue.

Amy rispose al bacio con eguale fervore, lo sentì duro contro il suo ventre, ma si liberò prima che le cose si facessero serie. «Lasciami fare il bagno» gli disse con il fiato corto.

«Sei appena uscita dal mare, più pulita di così!»

Lei si voltò. «Prepara i drink e leggiti la posta. Ci metto un attimo.» Sparì nel bagno prima che lui potesse protestare ancora. Lui andò a raccogliere le lettere sullo zerbino dell’ingresso. La busta rosa con su Snoopy attirò la sua attenzione, e sorrise nel riconoscere la scrittura infantile. Si infilò la camicia che era rimasta appesa alla ringhiera delle scale con il resto delle loro cose, entrò nel soggiorno, gettò le altre due buste sul tavolino. Mentre attraversava la stanza aprì la lettera. Gabby gli scriveva almeno una volta la settimana, delle volte lunghe lettere piene di informazioni, altre, come questa, brevi, appena qualche rigo; era il suo modo di tenere aperto il canale di comunicazione, nonostante i molti chilometri di distanza. La micia aveva ancora gli sbrilluccichii, Annabel aveva la vallicella, e la mamma aveva promesso di insegnarle a fare i dolcini delle fate al fine settimana. Childes portò alle labbra la fila di XXXX: era un loro segreto, ad ogni X corrispondeva un bacio sulla carta.

Dal bagno arrivava lo scroscio dell’acqua; egli rimise il foglio nella busta riponendo il tutto in un cassetto. Versò un whisky per sé e un Martini per Amy poi si avviò verso la cucina in cerca di ghiaccio: lei stava giusto entrando nella vasca quando lui entrò nel bagno per darle il Martini. Si fermò sulla porta a guardarla ammirandone la pelle appena abbronzata, la snellezza delle gambe e del corpo, le lunghe dita delicate che stringevano il bordo della vasca. I capelli di lei ancora umidi di acqua di mare pendevano in lunghe ciocche ingarbugliate attorno al viso e sulle spalle. Gli occhi verde chiaro si chiusero quando si lasciò affondare lentamente nell’acqua calda e sospirò di piacere sentendo il calore che la sommergeva. Le punte dei piccoli seni sporgevano dall’acqua.

Childes chiuse l’acqua e le porse il drink. Lei aprì gli occhi e sorrise prendendo il bicchiere. Toccarono i bicchieri e sorseggiarono le bevande mentre la mano di Childes accarezzava la levigatezza della sua pelle a fior d’acqua fino a raggiungere la fine peluria tra le gambe.

Amy trattenne il respiro e si strinse il labbro inferiore tra i denti. «Bello» mormorò appena, mentre la mano di lui si soffermava. Lui si chinò in avanti baciandole un capezzolo mentre lei gli carezzava languidamente i capelli. La mano scivolò lungo la spina dorsale dove senza fretta lo massaggiò sotto la camicia e fu lui ora a mugolare di piacere. Le labbra di lui trovarono il suo collo e mordicchiarono teneramente i rilievi dei tendini costringendola a voltare la testa con un brivido di piacere.

Lui si rilassò volendo ancora protrarre l’attesa. Lei girò la testa per guardarlo e disse semplicemente: «Ti amo!». Nel suo sguardo una luce serena.

Lui la baciò di nuovo, sfiorandola appena, scostandole i capelli dal viso. «C’è un letto bello comodo di sopra» le bisbigliò.

Amy abbassò gli occhi come per un ritorno di timidezza. «Mi piace stare con te». Sorseggiò il Martini godendo del calore del liquido dentro di sé. Lui la aiutò a spargersi lo shampoo nei capelli sciacquandoli poi con l’acqua raccolta nel bicchiere di whisky ormai vuoto. Poi le strofinò la schiena con un asciugamano: tutti i movimenti erano lenti e languidi, senza fretta o vigore. Poi la tirò su dall’acqua e lei gli si mise davanti, una figura dorata e sottile, tanto innocente nella propria nudità quanto sapiente era il suo sorriso. Childes la asciugò strofinandola con il telo da bagno, arrivando alle gambe che si aprirono leggermente per permettergli di passare; lui si fermò per baciarle il ventre, le anche, le cosce e il pube dove era umida ma non solo per il bagno.

«Jon». La voce aveva ora una nota di leggera urgenza. «Andiamo di sopra ora.»

Lui si alzò e le porse l’accappatoio blu scuro appeso dietro la porta, glielo avvolse intorno alle spalle legando la cintura in modo che le braccia rimasero in trappola. «Tu vai avanti, io verso un altro bicchiere.»

Dal soggiorno sentì i passi nudi di lei, poi il cigolio del letto mentre lei ci si adagiava. Rapidamente riempì i bicchieri e salì le poche scale tralasciando questa volta il ghiaccio. Amy era ancora avvolta nell’accappatoio sdraiata sopra le coltri in attesa. Una gamba provocatoriamente nuda fino all’anca, la scollatura appena scostata a mettere in mostra la delicata curva dei seni.

Childes contemplò la scena prima di entrare, posò i bicchieri sul comodino e si sedette accanto a lei sul letto. Non parlarono ma si osservarono con gli occhi fissi uno sulle labbra dell’altro.

Infine Amy lo attrasse a sé togliendogli la camicia mentre cadevano. Le mani di lui si insinuarono sotto l’accappatoio dietro la schiena e le strinsero la carne. Si baciarono senza più controllo, le labbra aperte a cercare l’altro.Le mani di lei instancabili lo cercavano, lo frugavano lungo i fianchi, la schiena, le cosce, graffiavano, stringevano, incitavano. Lui le prese i seni morbidi, con la piccola punta dura e turgida che si strofinava contro le mani di lui.

Lo baciò sul petto con la punta della lingua guizzante provocandogli una piacevole tensione.

La mano di lui scivolò in giù verso le cosce, si infilò sotto il tessuto ruvido a stringerle le natiche rotonde, premendole con un movimento circolare delle dita. Amy mugolò e cadde sulla schiena, le gambe aperte alle sue carezze. La mano frugò in cerca del suo sesso umido e venne accolta con un gridolino. Lui si soffermò e la penetrò con le dita accordandole al movimento delle anche che lo invitavano. Ella si apriva a lui ed egli sondava con le dita quell’umido calore. Il pollice sfregava teneramente le parti esterne sensibili facendola ansimare mentre lo stringeva con tutto il corpo.

Il respiro di Amy si fece corto e rapido e lei grugnì di delusione quando lui la lasciò; voleva continuare, voleva ancora godere di quello sfregamento, ma egli la desiderava con urgenza, aveva bisogno di affondare in lei. Lei capì e lo aiutò a liberarsi degli ultimi vestiti prendendogli il membro da dentro il costume e guidandolo a lei.

Egli entrò senza difficoltà, un caldo scivolare umettato, ed entrambi mormorarono parole indistinte. Childes si fermò per guardarla in viso, per vederne l’amore, per dimostrarle il proprio. Si baciarono di nuovo ma la tenerezza cedette subito il passo a una passione più urgente.

Lui sentiva la calda morbidezza delle sue cosce intorno alle proprie, si chinò a baciarle i seni, si alzò sui gomiti per poterla guardare di nuovo: sotto di lui era magnifica. Accelerò i colpi in accordo alle spinte di lei, poi si accasciò, il mento premuto sul suo collo e lei avvertì la forza con cui la stringeva. I due corpi si muovevano frenetici l’uno nell’altro finché la stanza si riempì di gemiti di piacere e delle frasi spezzate di lei che lo incitavano ancora. L’ultimo grido rimbalzò sui muri seguito dall’ansimare di godimento che si andò poi lentamente spegnendo.

Dopo poco si separarono, ancora baciandosi. Giacquero sul dorso, lasciando calmare l’eccitazione, riprendendo lentamente fiato. Amy si riebbe più velocemente di lui e si voltò a guardarlo. Ne studiò il profilo, la curva del mento, la piccola gobba sul naso. Gli passò un dito sulle labbra socchiuse e lui lo morse dolcemente, il respiro ormai normalizzato.

«Ancora?» chiese lei maliziosamente.

Lui emise un gemito di spossatezza stringendola a sé. Lei appoggiò la testa sul suo petto.

«Qualche volta sembri una quindicenne sai?»

«Adesso?»

Lui annuì. «E qualche minuto fa anche.»

«Ti dispiace?»

«Affatto! Io so qual’è la verità, conosco la donna che è in te.»

«Vuoi dire la puttana che è in me?»

«No, la donna!»

Lo mordicchiò. «Mi fa piacere che ti piaccia.»

«Hai reso felice un vecchio signore.»

«Trentaquattro anni non sono proprio tanti.»

«Ho undici anni più di te.»