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«Si ricorda di quella tomba di un bambino che è stata profanata e il corpo del bimbo mutilato? A che punto sono le indagini?»
Overoy sollevò sorpreso le sopracciglia. «Per quello che ne so non c’è un indizio; lei ha delle informazioni?»
«Io l’ho visto fare.»
«Vuol dire come l’altra volta, che se l’è sognato?»
«Non ero lì fisicamente, ma non l’ho nemmeno sognato.»
«Scusi, la parola era sbagliata. Lo ha visto accadere dentro la sua testa?»
«La cassa è stata spaccata con una specie di piccola ascia, il corpicino poggiato sull’erba accanto alla fossa.»
Ci fu di nuovo una pausa. «Vada avanti» sollecitò Overoy.
«Il cadavere è stato squarciato con un coltello, poi hanno strappato via tutte le viscere.»
«Childes, non dico che non le credo, ma questi dettagli erano su tutti i giornali. Lo so che è stata dura convincermi l’altra volta… anzi credevo proprio che lei fosse un pazzoide dapprima… ma poi le ho creduto. Neppure io potevo negare l’evidenza quando lei ci condusse al secondo cadavere. Ma mi servono altri fatti, mi capisce?»
Il tono di Childes divenne piatto, senza espressione. «C’è una cosa che i giornali non hanno detto, quello che ho letto io per lo meno: il cuore del bimbo è stato mangiato.»
La penna che Overoy faceva roteare si fermò a mezz’aria.
«Overoy! Mi ha capito?»
«Sì, sì, ho sentito. Il cuore non era stato mangiato ma era stato sbranato. Il patologo ha trovato dei segni di denti. E c’erano altri morsi su tutto il corpo.»
«Ma che razza di bestia può…?»
«È quello che vorremmo sapere. Cos’altro può dirmi, Childes?»
«Di questo niente. Ho visto quello che succedeva, non chi lo faceva. È come se avessi visto questo sconcio attraverso gli occhi di chi lo compiva.»
Overoy si schiarì la gola. «Mi sembra di ricordare che lei se ne andò nelle Isole della Manica, dopo quell’altro, ehm, affare. È da lì che ci sta chiamando ora?»
«Sì!»
«Può darmi l’indirizzo e il numero di telefono?»
«Vuole dirmi che non avete una mia scheda?»
«Mi risparmia la fatica di cercarla.»
Childes gli diede i dati e poi chiese. «Allora mi prende sul serio?»
«L’altra volta lo feci, no?»
«Alla fine.»
«Solo una domanda di routine, Childes, lei capisce perché gliela devo fare. Lei era sull’isola la notte che fu dissacrata la tomba del bambino?»
La voce all’altro capo suonò stanca. «Sì, ero qui. E le darò i nomi di alcuni testimoni che potranno confermarlo.»
La penna di Overoy scribacchiò altri appunti. «Mi dispiace,» si scusò il poliziotto, «ma certe cose è meglio farle subito.»
«Dovrei esserci abituato, dopo l’ultima volta.»
«Beh, deve ammettere che le circostanze erano piuttosto insolite. Dunque è sicuro di non potermi dire altro di questo… incidente?»
«Ho paura di no!»
L’investigatore lasciò cadere la penna e recuperò la sigaretta dal posacenere. La cenere gli cadde sugli appunti. «Questo è successo due settimane fa, come mai non ci ha chiamati prima?»
«Allora speravo che fosse un caso sporadico, un’apparizione unica, e poi non è che potessi dirvi molto.»
«Come mai ci ha ripensato, allora?»
Childes quasi farfugliò. «Io… io ho avuto un’altra visione ieri sera.» Overoy riprese in mano la penna. «Adesso è tutto un po’ confuso, come… un sogno. Stavo tornando a casa in macchina, era tardi, quando ho avuto un’apparizione mentale. Una sensazione tanto forte che a momenti andavo a sbattere. Sono a malapena riuscito ad arrivare a casa, ad entrare. Poi sono svenuto, sembrava che il mio cervello se ne fosse andato da qualche altra parte.»
«Mi dica che cosa ha visto.»
«Ero in una stanza… non si vedeva molto bene… ma mi sembrava nuda, squallida. E stavo guardando un uomo anziano. Era impaurito, molto spaventato, aveva paura di qualcuno che avanzava verso di lui. Questo qualcuno, qualcosa, ero io! Ma non ero io. Vedevo tutto attraverso gli occhi di un altro. C’era qualcosa di orrido in questo… questo mostro.»
«Mostro?»
«È così che lo sentivo. Era malato, depravato, io lo so, perché sono stato dentro quella mente.»
«Ha idea di chi potesse essere?»
«No, no! E di nuovo come tre anni fa. Aspetti, mi ricordo le mani, mani grandi e brutali. Portavano una borsa… con dentro degli strumenti.»
«Strumenti taglienti» disse Overoy, e non era una domanda.
«Non li ho potuti vedere, ma ho sentito che lo erano.»
«Il vecchio ha detto qualcosa, ha gridato il nome dell’altra persona?»
«Non udivo niente, tutto avveniva in silenzio.»
«Il vecchio cercava di fuggire?»
«Non poteva! Si divincolava, cercava di scappare ma non poteva muoversi. Era una cosa strana; giaceva su un lettino, una specie di branda, ed era legato con delle cinghie, credo. Lottava, ma non poteva muoversi. Non poteva!»
«Va bene, stia calmo Childes. Mi dica solo quello che è successo.»
«Quelle mani, quelle grosse mani hanno preso un seghetto dalla borsa e hanno iniziato a segare il cranio del vecchio…»