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«No, mi dispiace. Non è granché, vero? Ma vede, il motivo per cui ho deciso di chiamarla è che io sono convinto che chi ha fatto questo al vecchio è la stessa persona che ha mutilato il cadavere del bimbo.»
Overoy bestemmiò sottovoce. «Come fa ad esserne sicuro? Lo ha detto lei, che non ha visto chi commetteva i crimini.»
«Io… io lo so e basta. Deve fidarsi. Per alcuni secondi sono stato nella mente di quella creatura, ne ho condiviso i pensieri. Io so che è la stessa persona.»
«Mi diceva che tutto ciò accadeva ieri sera, vero?»
«Sì, era tardi, dopo le undici, forse mezzanotte, non sono ben sicuro. Ho guardato i giornali stamane, ma non c’era scritto niente, allora ho pensato che forse era troppo tardi perché la notizia venisse pubblicata nell’edizione del mattino. Nemmeno la radio ne ha parlato.»
«Per quello che ne so io non è accaduto niente del genere da almeno ventiquattrore, comunque posso fare una verifica in centrale, ma in casi come questi fa presto a circolare la voce.» Raccolse di nuovo la sigaretta dal posacenere e fece una lunga boccata. «Mi dica una cosa,» disse buttando fuori una nuvola di fumo, «sono solo questi due gli… incidenti che ha… visto di recente?» Qualche anno prima la domanda non sarebbe stata posta con altrettanta naturalezza.
«Perché me lo chiede?»
«Beh…» L’esclamazione esprimeva tutti i dubbi che aveva il poliziotto a divulgare certe informazioni. Ma prese una decisione. «Una prostituta è stata ammazzata un mesetto fa, noi siamo convinti che c’è qualche collegamento tra questo delitto e la profanazione della tomba del bimbo.»
«La stessa persona?»
«Ci sono forti indizi. Lo stesso tipo di lesioni, il corpo squartato, le viscere asportate, segni di denti nelle carni, certe…»
«Un mese fa?»
La domanda fu tanto secca da far interrompere Overoy. «Sì, più o meno, perché, vuol dire qualcosa?»
«La prima visione… stavo nuotando… ho visto sangue… budelle…»
«Proprio in quel periodo?» interruppe l’investigatore.
«Sì, ma non c’era niente di chiaro. Non riuscii a capire cosa avevo visto. Ma lei è certo che si tratti della stessa persona?»
«Assolutamente. Abbiamo confrontato dei campioni di saliva trovati sui due corpi e anche i calchi delle dentature che hanno lasciato i segni dei morsi. Per quanto riguarda il movente, beh, i pazzi non ne hanno affatto bisogno. La prostituta era stata violentata e noi siamo convinti che sia stato fatto dopo la morte. Nessuna donna per quanto caduta in basso avrebbe permesso che le si facesse una cosa come questa. Il medico legale dice che non vi era stato alcun rapporto sessuale, non c’erano tracce di sperma. Ma le erano stati infilati nella vagina ogni sorta di oggetti, quindi pensiamo che l’omicida fosse un frustrato, un impotente. Sappiamo che è molto forte, la donna è stata strozzata a mani nude, e non era certo una piuma, anzi! Aveva dei precedenti per aggressione e lesioni, soprattutto contro uomini.»
Overoy diede un’altra boccata alla sigaretta. «C’era anche un’altra cosa che rendeva certo il collegamento tra i due casi. Vorrei che lei pensasse ancora a quello che ha visto. Non ha ‘visto’ qualcos’altro, qualcosa di molto particolare?»
«Gliel’ho detto, nient’altro.»
«Ci pensi bene, con calma.» Overoy studiò il blocco per appunti che aveva di fronte e attese. Dopo poco udì di nuovo la voce di Childes.
«Mi dispiace, non c’è altro. Se cerco di concentrarmi diventa tutto più confuso. Ma perché me lo chiede?»
«Non posso ancora dirglielo. Comunque ecco cosa farò, Childes, controllerò questa faccenda del vecchio, vediamo se è arrivata qualche notizia nel frattempo. Poi mi metterò in contatto con quelli che si occupano del caso della prostituta e con quelli del bambino morto. Dopo di che la richiamo. Va bene?»
«E non ne parlerà con nessuno naturalmente?»
«Per ora sì. Poi non è che io abbia molto da dire in giro, no? Anche se abbiamo ottenuto un risultato l’ultima volta, io sono ancora oggetto di qualche battuta qui al dipartimento, per il fatto che mi lasciai coinvolgere da lei. Quindi può capire che non ho molta voglia di ricominciare da capo. Mi scusi la franchezza, ma le cose stanno proprio così.»
«Perfetto! Anch’io la penso così.»
«La richiamo quando no qualcosa di preciso, d’accordo? Potrei anche metterci parecchio.»
Quando Overoy riappese il ricevitore guardò a lungo il blocco notes. Childes era in buona fede, di questo era sicuro. Strano forse, ma questo si poteva facilmente spiegare, con quello strano sesto senso che si ritrovava. E poi era quel potere ad essere strano, non Childes.
Il poliziotto spense la sigaretta e si studiò le dita macchiate di nicotina. Accese un’altra sigaretta poi prese la pietra pomice che fungeva anche da fermacarte e iniziò a strofinarsi vigorosamente la pelle macchiata. Childes aveva avuto ragione a proposito del bambino morto, però lo aveva dovuto provocare lui a proposito della prostituta, ed era rimasto comunque abbastanza sul vago. E lui, poliziotto cinico e incallito qual’era che cosa doveva dedurne? Forse niente, forse tutto? Ripassò rapidamente gli appunti. Questa storia del vecchio… che accidenti significava? Overoy buttò la pomice e con la penna isolò una parola.
CINGHIE. Childes aveva detto che l’uomo era legato ad un lettino. La stanza era poco ammobiliata, com’è che aveva detto? Squallida. Ecco, squallida. Ma che razza di posto…?
Overoy guardò a lungo la parola evidenziata, poi fissò il muro di fronte. Vedeva i movimenti nell’altro ufficio attraverso il vetro opaco, sentiva le macchine da scrivere, i telefoni suonare, voci, ma non registrò nulla di tutto ciò. C’era qualcosa, un tragico incidente accaduto la notte precedente. Ma ci poteva essere un collegamento?
Indeciso ma curioso, Overoy prese il telefono.
Il poliziotto aspettava presso il cancello degli arrivi, era ben visibile con quella camicia azzurra e con le spalline e i pantaloni scuri. La notevole altezza lo rendeva ancora più appariscente ed un paio di passeggeri appena scesi dal volo proveniente da Londra lo guardarono nervosamente mentre si avvicinava al banco della dogana.
Il piccolo aeroporto era affollato di turisti e di uomini d’affari. Fuori il sole estivo brillava, sciolto ormai ogni residuo di freddo. Un flusso continuo di auto andava e veniva nella corsia del divieto di sosta scaricando passeggeri con i loro bagagli e fagocitando quelli in arrivo. All’interno le me di poltroncine erano colme di viaggiatori, ragazzini annoiati correvano tra le file inciampando spesso nei piedi distesi della gente, madri di famiglia, stanche, fingevano di non accorgersene. Gruppetti di vacanzieri dall’aria florida ridevano e scherzavano decisi a godersi anche gli ultimi minuti della loro vacanza.
L’ispettore Robillard sorrise quando scorse la figura ben nota fendere a grandi falcate il corridoio della zona arrivi. A prima vista Ken Overoy non sembrava cambiato affatto, ma man mano che si avvicinava si notava il diradarsi dei capelli biondastri e il leggero gonfiore dello stomaco.
«Ciao Geoff» disse Overoy cambiando mano alla borsa per poter offrire la destra. Ignorò del tutto i due funzionari di dogana accanto al bancone. «Grazie di essermi venuto incontro.»
«Nessun problema» disse Robillard. «Stai bene Ken?»
«Chi vuoi prendere in giro? Piuttosto la vita da isolano pare che faccia bene a te.»
«Merito di un po’ di vela al fine settimana. Mi fa piacere rivederti dopo tutto questo tempo.» I due ufficiali di polizia si erano conosciuti ai tempi del corso d’addestramento al New Scotland Yard, poi si erano rivisti al corso per ispettori nello Yorkshire. Robillard aveva sempre mantenuto i contatti con Overoy andandolo a cercare ogni volta che capitava in Inghilterra. Lo divertivano sempre le storie di intrighi polizieschi della capitale, così diverse dall’esperienza di poliziotto sull’isola, anche se avevano anche loro una buona dose di crimini. In questo caso era lui a dare con molto piacere una mano al poliziotto londinese. Condusse Overoy fuori dal terminal verso una macchina parcheggiata in attesa, una Ford bianca con lo stemma dell’isola sulle fiancate e una lampada azzurra sul tetto.
«Come vanno gli affari qui da voi?» chiese Overoy buttando la borsa sul sedile posteriore.
«Aumentano di colpo appena inizia la stagione turistica. Perché non ve li tenete lì i vostri scippatori?»
L’altro rise forte. «Anche i ladri hanno diritto a una vacanza, no?»
Robilland mise in moto e si girò a guardare il compagno che si stava accendendo una sigaretta. «Dove si va?»
Overoy guardò l’orologio. «Sono appena passate le tre, a quest’ora dove sarà il nostro uomo? A scuola?»
L’ispettore annuì. «Oggi è martedi, quindi sarà al La Roche.»
«Allora al La Roche… lo beccherò all’uscita.»
«Dovrai aspettare.»
«Non fa niente, ho tempo. Prima comunque potrei trovarmi una stanza in albergo.»
«No, no. Wendy non mi perdonerebbe mai se tu non ti fermassi da noi.»
«Ma… non voglio dare fastidi…»
«Ma figuriamoci, ci fa piacere averti con noi, Ken, e puoi raccontarci tutto dei crimini nella città del peccato. Wendy ne sarà entusiasta.»